Giulia Cecchettin, Turetta confessa: "Voleva andare avanti senza di me, per questo l'ho uccisa

"Ho cercato di suicidarmi, ma quando ho letto che i miei genitori speravano di trovarmi vivo, mi sono rassegnato e mi sono fatto arrestare".

(Prima Pagina News)
Sabato 22 Giugno 2024
Verona - 22 giu 2024 (Prima Pagina News)

"Ho cercato di suicidarmi, ma quando ho letto che i miei genitori speravano di trovarmi vivo, mi sono rassegnato e mi sono fatto arrestare".

"Volevo darle dei regali, lei si è rifiutata di prenderli. Abbiamo iniziato a discutere. Mi ha detto che ero troppo dipendente, troppo appiccicoso con lei. Voleva andare avanti, stava creando nuove relazioni, si stava sentendo con un altro ragazzo, Eric. Ho urlato che non era giusto, che avevo bisogno di lei. Che mi sarei suicidato. Lei ha risposto decisa che non sarebbe tornata con me".

Così Filippo Turetta, il ragazzo reo confesso dell'omicidio di Giulia Cecchettin, nel verbale di interrogatorio al pm, diffuso dal programma di Rete4 "Quarto Grado".

"Ci siamo messi insieme nel gennaio 2022, abbiamo sempre avuto un bellissimo rapporto. C'era stata una mini crisi nel marzo 2023, ma dopo due settimane siamo tornati insieme", ha continuato, per poi ricostruire quanto accaduto al centro commerciale di Marghera, dove i due avevano passato la serata a fare shopping e cenare. 

"Siamo tornati verso casa di Giulia, ma ci siamo fermati in un parcheggio a Vigonovo, per non farci vedere. Era successo altre volte, era d'accordo. Volevo darle un regalo, una scimmietta-mostriciattolo. Con me avevo uno zainetto che conteneva altri regali: un'altra scimmietta di peluche, una lampada piccolina, un libretto di illustrazioni per bambini intitolato 'I mostri si lavano i denti'. Lei si è rifiutata di prenderlo. Abbiamo iniziato a discutere. Mi ha detto che ero troppo dipendente, troppo appiccicoso con lei. Voleva andare avanti, stava creando nuove relazioni, si stava sentendo con un altro ragazzo, Eric.

Ho urlato che non era giusto, che avevo bisogno di lei. Che mi sarei suicidato. Lei ha risposto decisa che non sarebbe tornata con me. È scesa dalla macchina gridando 'sei matto, vaff..., lasciami in pace'".

Ero "molto arrabbiato - aggiunge -. Prima di uscire anch'io, ho preso un coltello dalla tasca posteriore del sedile del guidatore, l'ho rincorsa, l'ho afferrata per un braccio tenendo il coltello nella destra. Lei urlava aiuto ed è caduta. Mi sono abbassato su di lei, le ho dato un colpo sul braccio. Mi pare di ricordare che il coltello si sia rotto subito dopo". Si tratterebbe del coltello trovato rotto in un parcheggio, durante i primi sopralluoghi in seguito alla denuncia di scomparsa della ragazza.

Filippo ha aggiunto di aver preso Giulia "per le spalle mentre era per terra. Lei resisteva. Ha sbattuto la testa. L'ho caricata sul sedile posteriore. In macchina lei ha iniziato a dirmi 'cosa stai facendo? Sei pazzo, lasciami andare'. Era sdraiata sul sedile. Poi si è messa seduta. Si toccava la testa. Pensavo solo a guidare. Poi ho iniziato a strattonarla a tenerla ferma con un braccio. C'eravamo fermati in mezzo alla strada. Ho provato a metterle lo scotch sulla bocca. Non mi ricordo se se l'è tolto o è caduto da solo perché non l'avevo messo bene, è scesa e ha iniziato a correre. Anche io sono sceso. Avevo due coltelli nella tasca, e in auto dietro al sedile del guidatore. Uno l'avevo lasciato cadere a Vigonovo. Ho preso l'altro e l'ho rincorsa. Non so se l'ho spinta o è inciampata. Continuava a chiedere aiuto". Poi, la ragazza è stata uccisa con decine di coltellate.

"Le ho dato, non so, una decina, dodici, tredici colpi con il coltello. Volevo colpirla al collo, alle spalle, sulla testa, sulla faccia e poi sulle braccia. Era rivolta all'insù verso di me. Si proteggeva con le braccia dove la stavo colpendo. L'ultima coltellata che le ho dato era sull'occhio. Era come se non ci fosse più. L'ho caricata sui sedili posteriori e siamo partiti", ha continuato, aggiungendo che lo scotch per legare Giulia era stato acquistato "per attaccare il papiro di laurea", mentre i coltelli si trovavano in macchina "perché avevo avuto istinti suicidi" e si era cambiato i vestiti insanguinati "perché ne ho sempre uno con me".

Turetta, però, ha rinunciato a suicidarsi perché "i miei genitori speravano di trovarmi ancora vivo". Il ragazzo si riconosce nelle immagini delle telecamere del distributore di benzina di Cortina d'Ampezzo: "I vestiti sporchi di sangue - ha spiegato - li ho cambiati con altri che avevo in macchina. In auto ho sempre un cambio, coperte, qualcosa da mangiare, da bere".

"Sulla strada per Barcis mi sono fermato in un punto in cui non c'erano case, e sono rimasto un po' lì. Ho provato anche con un sacchetto a soffocarmi, però anche dopo averlo stretto con lo scotch non sono riuscito, e l'ho strappato all'ultimo. Allora ho preso lei e sono andato a nasconderla".

Poi, la scelta di fuggire in Germania: "Avevo un pacchetto di patatine in macchina - ha dichiarato - e una scatolina con qualche biscotto. Non  ho mai comprato nulla da mangiare. I soldi che avevo li ho spesi per rifornimenti di benzina. Volevo togliermi la vita con un coltello che avevo comprato, ma non ci sono riuscito. Pensavo che se avessi fumato e bevuto sambuca sarebbe stato più facile suicidarmi, ma invece ho vomitato in macchina. Ho aperto Google Chrome, cercavo notizie che mi facessero stare abbastanza male da avere il coraggio per suicidarmi, ma ho letto che i miei genitori speravano di trovarmi ancora vivo e ho avuto l'effetto opposto. Mi sono rassegnato a non suicidarmi più, e ad essere arrestato".


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