Giulia Tramontano, i giudici: "Impagnatiello le ha teso un agguato, voleva ucciderla da sei mesi"

“La ragazza ha realizzato che insieme con lei moriva anche il nascituro che portava in grembo”.

(Prima Pagina News)
Lunedì 17 Febbraio 2025
Milano - 17 feb 2025 (Prima Pagina News)

“La ragazza ha realizzato che insieme con lei moriva anche il nascituro che portava in grembo”.

Alessandro Impagnatiello aveva intenzione di “uccidere” Giulia Tramontano da circa sei mesi, quando per “la prima volta ha accarezzato l’idea di sbarazzarsi della compagna” e il 27 maggio 2023 ha “preparato l’agguato” almeno "dalle ore 15" di quel pomeriggio.

E' quanto hanno scritto i giudici della Corte d’assise di Milano nelle motivazioni della sentenza di condanna all'ergastolo nei confronti dell'ex barman 31enne, reo confesso per l’omicidio volontario pluriaggravato della sua ex fidanzata, che era al settimo mese di gravidanza, occultamento di cadavere e procurato aborto.

Secondo il collegio presieduto da Alessandra Bertoja (giudice a latere Sofia Fioretta) Impagnatiello “ha fatto crescere e maturare dentro di sé” l'idea di uccidere Giulia dal 12 dicembre 2022, giorno in cui ha scoperto la gravidanza della ragazza, fino al 27 maggio 2023, quando l'ha uccisa con 37 coltellate nella loro abitazione di Senago (Mi).

Nelle ore successive all'omicidio, proseguono i giudici, il 31enne ha agito in modo “improvvisato, grossolano, rudimentale e imprudente” fino al suo arresto, avvenuto quattro giorni dopo, soltanto perché il “progetto di far sparire il corpo di Giulia dopo l’omicidio, riducendolo in cenere nella vasca da bagno di casa” ha subito “un imprevisto”: questo vale a dire che il corpo della 29enne "nonostante i tentativi di combustione non spariva ‘come un fazzoletto" come Impagnatiello aveva pensato "puerilmente".

La ragazza aveva realizzato, “mentre si trovava ancora in vita” per una “manciata di secondi”, che “insieme con lei moriva anche il nascituro che portava in grembo”, proseguono i giudici, che hanno riconosciuto l'aggravante della crudeltà, che non sta “soltanto” nei “37 fendenti inferti sul corpo della vittima”, ma nelle 11 coltellate quando “la vittima era ancora viva” e nel fatto che “la stessa fosse in stato di gravidanza”.

La ragazza aveva avuto la “consapevolezza” che, insieme a lei, moriva anche il piccolo, che sarebbe dovuto nascere ad agosto, e ciò ha “senz’altro provocato nella donna una sofferenza ulteriore rispetto a quella provocata dall’aggressione da parte del compagno”.


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