La Brigata Folgore in Afghanistan, i ricordi di un soldato in prima linea

Libri appena freschi di stampa. “Una storia patrimonio di tutti” è l’ultimo libro del generale Vittorio Antonio Stella.

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Mercoledì 19 Novembre 2025
Roma - 19 nov 2025 (Prima Pagina News)

Libri appena freschi di stampa. “Una storia patrimonio di tutti” è l’ultimo libro del generale Vittorio Antonio Stella.

C’è un filo sottile, ma tenace, che unisce l’antica Tebe di Sofocle ai teatri moderni delle missioni internazionali: è il filo della coscienza, quella voce interiore che ricorda a chi comanda che nessuna legge o ordine può valere più della giustizia e della dignità umana.

È lungo questo filo che si muove il libro del Generale Vittorio Stella, Una storia patrimonio di tutti, appena pubblicato da Graus Edizioni, un’opera che intreccia memoria, riflessione militare e pensiero etico in una narrazione di rara onestà intellettuale.

Il comando come patto morale. Il Generale Stella parte da un principio tanto semplice quanto dimenticato: comandare non significa esercitare un potere, ma assumersi una responsabilità.

Nel suo racconto, che ripercorre esperienze dirette e collettive dell’Esercito italiano, in particolare dei guastatori paracadutisti della Brigata “Folgore” durante la missione in Afghanistan, emerge una visione profonda e umana del comando: un patto di fiducia tra chi guida e chi obbedisce.

Un patto che non può fondarsi solo sull’obbedienza gerarchica, ma sulla reciprocità etica, sul rispetto della vita e della coscienza dei propri uomini.

Stella denuncia, con garbo ma con fermezza, la fragilità morale e politica che spesso accompagna le decisioni di guerra: missioni internazionali giustificate da esigenze di prestigio più che da reali interessi di sicurezza nazionale, una catena di comando talvolta disorientata, e un Paese che ha dimenticato i suoi caduti.Dietro ogni riflessione, però, non c’è polemica: c’è amore per la divisa e per la verità.

Il dialogo con Sofocle.Il pensiero del Generale Stella trova un sorprendente interlocutore in Antigone, la tragedia di Sofocle che da secoli interroga il rapporto tra autorità e coscienza morale. Creonte, il sovrano che impone la legge dello Stato a discapito dei sentimenti umani, rappresenta il rischio eterno del potere: quello di credere che l’obbedienza basti a garantire la giustizia. Antigone, invece, segue la legge non scritta del cuore e della pietà, rifiutando di sacrificare la propria coscienza all’ordine del re. Il Generale Stella non cita direttamente Antigone, ma il suo messaggio riecheggia potentemente nel libro: come la giovane tebana, egli afferma che nessuna legge o comando è legittimo se viola la morale.In entrambi i casi, la disobbedienza o la resistenza non nascono dall’arroganza, ma da una forma più alta di fedeltà: quella alla giustizia e all’uomo.

La tragedia greca diventa così una chiave di lettura per comprendere l’etica militare contemporanea: l’autorità senza coscienza genera ingiustizia, la disciplina senza moralità diventa cieca.

Una testimonianza e un monito. Una storia patrimonio di tutti non è solo un libro di memorie militari: è una riflessione civile, un invito a ritrovare un’etica del comando e della responsabilità collettiva.

ll Generale Stella rende omaggio ai soldati italiani caduti in Afghanistan, 53 in tutto, di cui 34 vittime da ordigni esplosivi improvvisati, restituendo loro una dignità che il tempo e la politica hanno spesso dimenticato.Ma il suo sguardo va oltre: chiede che le istituzioni, la politica e la società intera non deleghino la sicurezza a pochi, ma la intendano come un bene comune, da costruire insieme con valori condivisi e senso civico.

Nel tempo delle decisioni rapide e delle verità effimere, il libro del Generale Stella ricorda che la forza non risiede nell’ordine, ma nella coscienza collettiva e individuale. È un’opera che parla ai militari, ma anche ai cittadini, ai politici, ai giovani: a chiunque si chieda che cosa significhi servire davvero lo Stato.Come Antigone, Stella ci suggerisce che l’obbedienza non basta, se non è guidata dalla giustizia.E che la grandezza di un comandante, come quella di un uomo libero, si misura non dal potere che esercita, ma dal coraggio di ascoltare la propria coscienza, anche quando il silenzio sembra più comodo.


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