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Report Amsi-Umem-Aisc-Uniti per Unire: "Occorrono interventi immediati e strategici nei Paesi più vulnerabili".
Report Amsi-Umem-Aisc-Uniti per Unire: "Occorrono interventi immediati e strategici nei Paesi più vulnerabili".
Nonostante i progressi scientifici, i vaccini disponibili e protocolli clinici sempre più aggiornati, la meningite resta una grave minaccia globale per la salute pubblica. Secondo l’OMS, ogni anno si registrano oltre 2,5 milioni di casi di meningite nel mondo. Di questi, 1,6 milioni sono meningiti batteriche, le più aggressive e letali, che provocano circa 240.000 decessi all’anno.
Ancora più drammatico è il dato che riguarda i sopravvissuti: almeno 1 su 5 sviluppa complicanze permanenti, come disabilità motorie, uditive o cognitive. La malattia, infatti, può uccidere nel giro di 24 ore se non diagnosticata e trattata tempestivamente. Eppure, in troppi angoli del mondo, mancano gli strumenti minimi per salvare vite.
Il grido d’allarme di Amsi, Umem e Uniti per Unire
AMSI (Associazione Medici di Origine Straniera in Italia), UMEM (Unione Medica Euromediterranea) e Movimento Internazionale Uniti per Unire, a nome dei rispettivi direttivi e per voce del Presidente, Prof. Foad Aodi, analizzano la delicata situazione mondiale con le proprie indagini frutto di un report realizzato con il supporto dei propri giornalisti e dei propri professionisti sanitari che operano in 120 paesi del mondo.
Queste le riflessioni di Aodi, medico, giornalista internazionale, Direttore dell’AISC – Agenzia Mondiale Britannica “Informazione Senza Confini”, membro del Registro Esperti FNOMCeO, docente all’Università di Tor Vergata e quattro volte consigliere dell’Ordine dei Medici di Roma, nonché esperto di salute globale, tra i medici più presenti su TV radio satellitari e giornali internazionali su temi di sanità mondiale e emergenze sanitarie oltre la fuga all'estero e le aggressioni: “Accogliamo con favore le nuove linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità – dichiara il Prof. Aodi – ma siamo consapevoli che non bastano. In numerosi Paesi, soprattutto quelli a basso e medio reddito, mancano ancora oggi diagnosi precoci, vaccini, igiene e acqua potabile. E dove c’è guerra, la meningite diventa un killer invisibile, silenzioso e devastante”.
Il Prof. Aodi rivolge un sentito appello al governo Meloni e al Ministro Schillaci per intensificare gli sforzi nella promozione della salute globale, concentrandosi sulla prevenzione delle malattie infettive nei paesi in via di sviluppo. "Più sono sicuri i paesi poveri e i professionisti della sanità in quei paesi, più la salute nei paesi ricchi è protetta", afferma, ricordando come la pandemia abbia dimostrato che la sicurezza sanitaria è un fenomeno globale e interconnesso. Aodi evidenzia inoltre il ruolo che il Piano Mattei per l’Africa può avere in questo ambito, proponendo di integrare strategie di salute globale nelle politiche sanitarie nazionali e internazionali.
Il Prof. Foad Aodi, esperto di medicina globale e malattie infettive, esprime preoccupazioni crescenti riguardo alla minaccia delle malattie infettive a livello globale, sottolineando come la pandemia e le sue conseguenze abbiano amplificato fenomeni preesistenti. "Oggi vediamo una ripresa di patologie virali e batteriche che pensavamo scomparse, un fenomeno che cresce soprattutto a causa del lockdown prolungato, dell’aumento delle resistenze agli antibiotici e dell'inquinamento atmosferico", afferma Aodi, intervenendo frequentemente in interventi televisivi su canali satellitari e digitali. La sua preoccupazione si lega anche ai fattori ambientali come le alluvioni, l’innalzamento delle temperature e la secchezza, che peggiorano le condizioni sanitarie in molte aree del mondo.
“Nei Paesi più colpiti, come quelli della cosiddetta “fascia della meningite” africana – dalla Mauritania all’Etiopia – vivono oltre 300 milioni di persone, dove la malattia è endemica e legata ai cicli stagionali secchi. Qui, il sierogruppo A del meningococco è responsabile dell’85% dei casi. Nel 1996, questa zona fu teatro della peggior epidemia della storia, con 250.000 contagi e 25.000 morti.
Ma il problema è ancor più grave nei territori di guerra. In Siria, Yemen, Sudan, Ucraina, Gaza, ma anche nei conflitti dimenticati del Sahel o nel Corno d’Africa, la meningite si diffonde a causa dell’inquinamento idrico, dell’assenza di strutture sanitarie, e della mancanza totale di programmi vaccinali. Le acque contaminate, la promiscuità nei campi profughi e la denutrizione creano un ambiente perfetto per la diffusione di agenti patogeni come il meningococco.
Anche il sierogruppo W135, partito dai pellegrini della Mecca nel 2000, ha causato ondate successive in Africa e Asia, e in Paesi come la Turchia ha sostituito ceppi endemici locali.
In Italia, invece, si registrano oltre 1000 casi l’anno, con una letalità tra l’8% e il 14%, che può arrivare al 50% in caso di mancato trattamento tempestivo. Il sierotipo B è il più letale e colpisce soprattutto i bambini nel primo anno di vita: l’80% dei casi pediatrici è dovuto proprio a questo ceppo, con picco tra il quarto e l’ottavo mese”, continua Aodi.
Il leader delle associazioni sottolinea l'importanza di promuovere l'educazione sanitaria per combattere le malattie infettive, focalizzandosi su campagne di prevenzione che sensibilizzano la popolazione su pratiche sanitarie adeguate, come la cottura corretta dei cibi e l’igiene ambientale. Propone anche di rafforzare l’insegnamento e la formazione in telemedicina per i medici, in modo che siano pronti ad affrontare le sfide sanitarie emergenti, in particolare nelle aree più remote e vulnerabili.
Il messaggio è chiaro: l’approccio alla salute deve essere integrato e globale, con un focus sulla cooperazione internazionale e sul rafforzamento dei sistemi sanitari nei paesi in via di sviluppo, perché la sicurezza sanitaria di tutti dipende da quella di ciascuno.
Le proposte delle Associazioni
Alla luce di questi dati, AMSI, UMEM e il Movimento Uniti per Unire lanciano un appello urgente alla comunità internazionale, con proposte concrete:
“La salute non può dipendere solo dalla geografia – conclude Aodi – se in Italia o in Francia una meningite può essere curata in poche ore, nei Paesi poveri o in guerra la stessa malattia uccide un bambino in un giorno. Serve giustizia sanitaria, non solo buone intenzioni”.
Riepilogo finale – Tutti i numeri del Report Amsi – Umem – Aisc – Uniti per Unire
Ogni anno nel mondo si verificano circa 2,5 milioni di casi di meningite, con 1,6 milioni riconducibili alla forma batterica. Queste causano circa 240.000 morti e milioni di sopravvissuti con disabilità permanenti.
Nella fascia africana della meningite vivono oltre 300 milioni di persone: qui, il sierogruppo A rappresenta l’85% dei casi. Le epidemie si ripetono ogni 7-14 anni, con picchi devastanti: nel 1996, 250.000 casi e 25.000 decessi.
In Italia, ogni anno oltre 1000 persone contraggono la meningite. Il sierogruppo B è il più aggressivo, responsabile dell’80% dei casi in età pediatrica. La mortalità, in caso di diagnosi tardiva, può arrivare al 50%.
Nei contesti bellici, i tassi sono sottostimati ma gravissimi. La meningite si propaga attraverso acqua contaminata, assenza di vaccini e condizioni igienico-sanitarie disperate. Migliaia di persone muoiono senza diagnosi, e i focolai rimangono spesso invisibili.
La risposta globale, oggi, è ancora insufficiente.