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"Non è bastata la famigerata sentenza a sezioni unite del 2005 che ha conferito dignità ai disturbi di personalità. Non abbiamo parole".
"Non è bastata la famigerata sentenza a sezioni unite del 2005 che ha conferito dignità ai disturbi di personalità. Non abbiamo parole".
La Corte di Cassazione ha annullato la condanna all'ergastolo nei confronti dell'infermiere Antonio De Pace, fidanzato di Lorena Quaranta, la studentessa di medicina strangolata a morte il 31 marzo 2020 a Furci Siculo, nel Messinese, attribuendo l'omicidio allo "stress da Covid" dell'imputato.
"I giudici di merito non avrebbero verificato se la specificità del contesto, il periodo Covid e la difficoltà di porvi rimedio costituiscano fattori incidenti sulla misura della responsabilità penale", scrivono i Giudici Supremi nella motivazione, pubblicata dalla Gazzetta del Sud, con cui è stato disposto il rinvio del processo in Corte d'Appello.
L'emergenza sanitaria e le restrizioni, proseguono, avrebbero avuto un effetto sullo stato d'animo di De Pace. "Deve stimarsi", prosegue la Corte di Cassazione, "che i giudici di merito non abbiano compiutamente verificato se, data la specificità del contesto, possa, ed in quale misura, ascriversi all'imputato di non avere efficacemente tentato di contrastare lo stato di angoscia del quale era preda e, parallelamente, se la fonte del disagio, evidentemente rappresentata dal sopraggiungere dell'emergenza pandemica con tutto ciò che essa ha determinato sulla vita di ciascuno e, quindi, anche dei protagonisti della vicenda, e, ancor più, la contingente difficoltà di porvi rimedio costituiscano fattori incidenti sulla misura della responsabilità penale".
"Applicazione di attenuanti, riconoscimenti di stati 'provvisori' di confusione personale e mentale: le cause di giustificazione per gli autori di brutali delitti di omicidio fioriscono nei pronunciamenti dei giudici italiani", è il commento del deputato di FdI Alessandro Urzì.
"Il rinvio (con annullamento della sentenza dell'ergastolo) alla Corte d'Assise d'Appello del giudizio verso l'assassino (a questo punto di nuovo soltanto presunto in attesa di sentenza definitiva) di una ragazza senza alcuna colpa, la studentessa di Medicina, originaria di Favara, in provincia di Agrigento Lorena Quaranta, fa riflettere e un po' anche indignare. Anche per la motivazione: considerare se lo stress da Covid (eravamo a marzo 2020) possa giustificare l'attenuazione delle 'responsabilita' penali'. E quindi possa cancellare l'ergastolo", prosegue.
"Ora, i giudici sono giudici, ma il comune cittadino ogni giorno fa i conti delle donne massacrate e delle sistematiche messe in discussioni delle condizioni di lucidita' mentale dell'assassino. Spesso avvertite come pretesti difensivi piu' che condizioni reali".
"Ancora una volta la Cassazione, che pure rimane il presidio di legalita' e di diritto, ci sorprende. La sentenza con la quale si annulla l'ergastolo all'assassino di Lorena Quaranta perche' bisogna considerare lo stress da Covid francamente ci lascia esterrefatti. Non e' bastata la famigerata sentenza a sezioni unite del 2005 che ha conferito dignita' ai disturbi di personalita'. Oggi arriva la decisione che stabilisce le attenuanti per lo stress da Covid. Non abbiamo parole", dichiara il Vicecapogruppo di FdI alla Camera, Alfredo Antoniozzi.