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Il grande cinema diventa in questo caso grande letteratura. “Il mio nome è Bond, James Bond”. La frase tormentone ci accompagna ormai da oltre sessant'anni, ad ogni immancabile avventura cinematografica di 007, uno dei franchise più longevi e redditizi al mondo. Roger Moore è stato il terzo attore, dopo Sean Connery e George Lazenby, ad impersonare il famoso agente segreto al servizio segreto di Sua Maestà e lo ha fatto, con disinvoltura e un tocco di ironia, per ben sette volte. E allora, quando è stato il momento di scegliere il titolo più adatto per questo libro, ci siamo chiesti: perché non giocare proprio con l'ossessionante battuta pronunciata da James Bond? Ecco trovato il titolo: Il mio nome è Moore, Roger Moore”.
Per Mario Galeotti una nuova avventura con la scrittura emozionale.
“Con uno sguardo attento e documentato- ci spiega Mario Galeotti- , questo libro vuole ripercorrere il lungo viaggio umano e artistico di Roger Moore, tra teatro, televisione, cinema, famiglia, amici, colleghi, cause umanitarie, Regno Unito, Costa Azzurra e anche un po’ d’Italia (la terza moglie, Luisa Mattioli, era un’ex attrice italiana), concentrandosi non solo sui personaggi che lo hanno reso famoso e sulla loro matrice letteraria (Leslie Charteris per Simon Templar, Ian Fleming per 007), ma anche su quei ruoli impegnati che, a dispetto di una critica non molto riguardosa nei suoi confronti, ne hanno fatto emergere appieno le doti drammatiche. Ed è proprio sul rapporto con la critica che si focalizza il capitolo conclusivo, nel tentativo di fare un bilancio della carriera di Roger Moore e stabilire quale collocazione riservargli nel panorama attoriale del Novecento”.
Come dire? Un saggio, una ricerca, un lavoro meticoloso su un personaggio che nel libro ci viene riproposto in tantissime pose diverse, sono le foto da set che il grande Roger Moore lascia oggi al mondo della comunicazione.
“Identificato perennemente con una galleria di personaggi positivi, aitanti, intrepidi, Roger Moore era la dimostrazione di quanto l’immagine pubblica di un uomo di spettacolo possa essere lontanissima, il più delle volte, da quella in privato. Sempre elegante e charmant come in tante delle sue caratterizzazioni (non solo quelle più famose), non si può certo dire che nella vita di tutti i giorni fosse altrettanto impavido e atletico. Al contrario, la finzione dei suoi eroi aveva poco a che vedere con la realtà di un uomo che si definiva un codardo, pieno di fobie e che in particolare detestava le armi da fuoco”.
In questo libro Mario Galeotti fa di Roger Moore una icona della forza positiva contro il male, ma questo non solo sul set, anche nella vita di ogni giorno, soprattutto quando per Roger Moore si apre la “via del tramonto”.
-Ma era davvero così l’uomo che tutti noi hanno idolatrato e ammirato?
“Molto di più. Forse Moore era più simile al Judd Stevens interpretato a metà anni Ottanta, poco prima di dare l’addio al ruolo di 007, nel thriller A faccia nuda: antieroe dubbioso, spaventato, che ha salva la vita solo grazie all’intervento delle forze dell’ordine. Dopo il giro di boa dei sessant’anni, smessi definitivamente i panni dell’uomo di azione, Moore scelse con entusiasmo di dedicarsi a un nuovo ruolo: quello di ambasciatore Unicef, questa volta al servizio segreto dei bambini poveri e denutriti di tutto il mondo. Nobile causa, e nobile fu anche la battaglia che negli ultimi anni lo vide impegnato, con sorprendente spirito animalista, contro l’immorale consumo di foie gras, che lui considerava una malattia, non una prelibatezza”.
Mario Galeotti non si smentisce neanche questa volta, e in questo libro supera se stesso, dandoci il ritratto non solo di un grande personaggio della storia del cinema, ma raccontando anche se stesso nel rapporto con il grande schermo.
Quasi struggente e assolutamente intimista e personale la prefazione del libro: “L’ultima volta che vidi Parigi, Vento di tempesta, Desiderio nel sole… Storie sentimentali con un imberbe Roger Moore nei suoi primi ruoli cinematografici di rilievo: tu amavi quei film romantici e ogni volta che venivano trasmessi in Tv li riguardavi sempre volentieri dicendomi “c’è un film con Roger Moore!”. Io, invece, fin da ragazzino non perdevo mai un episodio di Simon Templar o Attenti a quei due, le serie televisive che avevano decretato il successo planetario di uno dei miei attori preferiti, dagli anni Sessanta confinato ormai in ruoli d’azione: eroe positivo, dal sottile umorismo, simpatica incarnazione del Bene che con le sue avventure stimolava la mia fervida immaginazione. Tempo dopo ho scoperto A faccia nuda, un thriller in cui il mio non più giovanissimo eroe interpretava una parte drammatica per lui inconsueta. Anche tu lo hai visto e insieme ci siamo interrogati su alcuni punti che ci sembravano poco chiari, decidendo così di leggere il racconto di Sidney Sheldon da cui il film era tratto. Da molto tempo te ne sei andata… e ora che anche l’eroe della mia infanzia e adolescenza non c’è più, ho scritto un libro per ripercorrere l’intensa carriera di Roger Moore: te lo dedico e ho deciso di riservare un intero capitolo a quel film, A faccia nuda, che tanto era riuscito a catturare la nostra attenzione”.
Mario Galeotti dedica un ringraziamento particolare anche a Mario Gerosa.
Se negli anni Settanta il ruolo di Bond ha consacrato definitivamente la carriera di Roger Moore, bisogna però ricordare che la notorietà l'aveva già ottenuta con i personaggi portati sul piccolo schermo: il cavaliere medievale Sir Wilfred nella serie televisiva Ivanhoe, l'avventuriero Simon Templar nella famosa serie Il Santo, il bel nobile inglese Brett Sinclair nel telefilm Attenti a quei due in coppia con Tony Curtis. emergere doti di interprete drammatico.
E per chi non lo conoscesse, vi diciamo subito che Mario Galeotti, nato a Sestri Levante, classe, 1974, è un saggista e ricercatore, che collabora con le testate cinematografiche InsideTheShow e Carte di Cinema. Ha già pubblicato diversi libri, tra i quali ricordiamo Dino l'amico italiano. Vita e carriera di Dean Martin (Falsopiano, 2017), Immagini e presenze americane nel cinema italiano (Europa Edizioni, 2018), Peter Cushing e i mostri dell'inferno (Falsopiano, 2020). Insomma, un autore che conosce la storia del cinema come le sue tasche.