Al Csm il convegno "La magistratura e i social network"

Confronto tra magistratura, accademia e giornalisti.

(Prima Pagina News)
Venerdì 17 Maggio 2024
Roma - 17 mag 2024 (Prima Pagina News)

Confronto tra magistratura, accademia e giornalisti.

Si è conclusa la due giorni in Csm su "La Magistratura e i social network” nel corso della quale si sono confrontati magistrati, accademici, giuristi e giornalisti.

Nella prima giornata, aperta dal Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura Fabio Pinelli e dal Presidente della Sesta Commissione Marcello Basilico è stato affrontato il tema delle "nuove responsabilità" della magistratura nel tempo della comunicazione social e della cultura digitale, con il contributo del professore emerito di filosofia del diritto dell’Università RomaTre, Luigi Ferrajoli.

E’ seguito il dialogo tra il Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei giornalisti Carlo Bartoli che ha sottolineato “come anche nell’uso dei Social l’alternativa è tra la ricerca dell’autorevolezza o la ricerca del consenso. La prima via, quella della responsabilità e della correttezza è l’unica che può essere imboccata da un magistrato e un giornalista; per entrambi non è possibile ammettere una distinzione tra profilo professionale e personale, si è magistrati e giornalisti sempre e comunque” e il Direttore del Master in comunicazione pubblica e politica dell’Università degli Studi di Pisa Adriano Fabris, moderato dal Direttore del TG2 Antonio Preziosi.

La seconda giornata (venerdì 17 maggio) si è aperta con la sessione sul tema “Quali limiti alla comunicazione dei magistrati”, presieduta dal Direttore dell’Ufficio Studi e Documentazione e Vicepresidente della Sesta Commissione del Csm, Roberto Romboli che ha invitato a riflettere sulla legittimazione del magistrato, fondata sulla fiducia.

“L’immagine di imparzialità è centrale come ha avuto modo di ribadire il Presidente della Repubblica anche in qualità di Presidente del Csm. In sintesi, non basta essere imparziali occorre anche apparire tali, che è qualcosa di più rispetto ad esserlo. L’imparzialità è il valore cardine cui tende anche la garanzia di autonomia e indipendenza che risulta centrale per la legittimazione dell’attività giurisdizionale. Una sentenza, anche se non condivisa, si rispetta in quanto pronunciata seguendo le regole del giudizio e da parte di persona tecnicamente preparata e imparziale. Per questo lo stato deve garantire la professionalità e l’imparzialità dei magistrati”.

Per il prof. emerito di istituzioni di diritto pubblico dell’Università “La Sapienza” Massimo Luciani “Il magistrato è titolare dei medesimi diritti che sono riconosciuti a tutti i cittadini. Tra questi diritti vi è la libertà di manifestazione del pensiero. Negarla al magistrato sarebbe contrario ai principi dello stato di diritto. Nondimeno, la delicatezza della funzione impone al magistrato di esercitare quel diritto di libertà con lo stile, la prudenza e l’intelligenza che devono essere propri di chi è gravato da compiti di grandissima importanza”.

Per la Prima Presidente della Corte di Cassazione Margherita Cassano il tema della comunicazione va inquadrato nella prospettiva di avviare una riflessione culturale più ampia, che parta dal Csm e che possa essere promossa anche in sede distrettuale, sui limiti ma anche sui doveri di comunicare la giustizia per garantire la trasparenza e la comprensibilità dell’azione giudiziaria, in linea con una moderna concezione della responsabilità dei magistrati. Serve uno sforzo di ciascuno di noi nell’uso di un linguaggio diverso all’interno dei nostri provvedimenti: un linguaggio che rifugga -laddove possibile- da inutili tecnicismi e sfoggi di erudizione, semplificando senza banalizzare. È questa la nuova prospettiva culturale che ci viene richiesta, quella del dovere etico di comunicare nel rispetto delle regole processuali”.

Il Procuratore Generale della Cassazione Luigi Salvato ha sottolineato i limiti che si impongono ai magistrati nella comunicazione extra istituzionale stabiliti da norme di diritto positivo e la cui violazione può dare luogo a responsabilità disciplinare e ha sottolineato l’importanza di agire sulla formazione e l’incremento di una solida cultura della giurisdizione. “Abbandonare la tentazione dell’autoreferenzialità, riscoprire il significato della funzione come dovere, rafforzare il sistema deontologico e di valutazione della professionalità”.

Per il Presidente del Consiglio di Stato Luigi Maruotti “I magistrati sono titolari dei diritti fondamentali della libertà d'espressione e della libera manifestazione del pensiero, ma sono titolari anche di doveri fondamentali, connessi alle regole sul giusto processo. I magistrati devono non solo essere, ma anche apparire imparziali e vanno evitati quei comportamenti sui social, che possano far dubitare della loro imparzialità. Il Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa potrà verificare l’attualità della delibera sulla “comunicazione e i Social” approvata nel 2021. L'obiettivo è quello di prevenire comportamenti inappropriati, attraverso la formazione dei magistrati, al fine di rendere le sentenze immuni da considerazioni concernenti la composizione dei collegi”.

Il Presidente della Nona Commissione del Csm, il prof. Michele PAPA ha affrontato il tema dell'uso dei Social media da parte dei magistrati. Dopo aver segnalato la molteplicità degli strumenti normativi disponibili, si è concentrato sui codici etici e le linee guida, in particolare su quelle elaborate per i magistrati amministrativi. Ha infine sottolineato come la tutela dell'apparenza non possa mai essere sganciata dal valore della imparzialità o dalla lesione della dignità, credibilità e autorevolezza della funzione giurisdizionale

Alla sessione della mattina sono intervenuti anche il professore ordinario di diritto costituzionale dell’Università di Pisa Giuseppe Campanelli e il consigliere della Corte di Cassazione Gianluca Grasso.

Il convegno è proseguito nel pomeriggio con la terza sessione dedicata al tema “I magistrati e i social” con la tavola rotonda coordinata dal giornalista Arturo Di Corinto a cui hanno partecipato il Vicedirettore generale dell’Agenzia per la cybersecurity nazionale Nunzia Ciardi l’Avvocato Andrea Mascherin (già Presidente Cnf), il Presidente di Sezione della Corte di Cassazione e Presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia e la professoressa ordinaria di diritto del lavoro dell’Università di Bologna Patrizia Tullini. La due giorni si è conclusa con la relazione del Presidente emerito della Corte Costituzionale e già Ministro della Giustizia, Giovanni Maria Flick.


RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright Prima Pagina News

Csm
La magistratura e i social network
PPN
Prima Pagina News

APPUNTAMENTI IN AGENDA

SEGUICI SU