Ancona: "Antonio e Cleopatra" di Shakespeare al Teatro delle Muse

In scena dal 20 al 23 febbraio, per la regia di Walter Malosti.

(Prima Pagina News)
Martedì 18 Febbraio 2025
Ancona - 18 feb 2025 (Prima Pagina News)

In scena dal 20 al 23 febbraio, per la regia di Walter Malosti.

Dal 20 al 23 febbraio al Teatro delle Muse la Stagione di Prosa curata da Marche Teatro  presenta Valter Malosti e Anna Della Rosa in Antonio e Cleopatra di William Shakespeare uno spettacolo di Valter Malosti, traduzione e adattamento Nadia Fusini e Valter Malosti, con Anna Della Rosa, Valter MalostiDanilo Nigrelli, Dario Battaglia, Paolo Giovannucci, Paolo Giangrasso, Noemi Grasso, Ivan Graziano, Dario Guidi, Flavio Pieralice, Gabriele Rametta, Carla Vukmirovic, scene Margherita Palli, costumi Carlo Poggioli, disegno luci Cesare Accetta, progetto sonoro GUP Alcaro, cura del movimento Marco Angelilli, maestro collaboratore Andrea Cauduro, assistenti alla regia Virginia Landi, Jacopo Squizzato, assistenti alle scene Marco Cristini, Matilde Casadei, assistenti ai costumi Simona Falanga, Riccardo Filograna, chitarra elettrica live Andrea Cauduro | arpa celtica live Dario Guidi, produzione Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale, Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini, Teatro Stabile di Bolzano, Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, LAC Lugano Arte e Cultura, si ringrazia Gilberto Sacerdoti, Aldo Schiavone.

Antonio e Cleopatra sono gli straripanti protagonisti di un’opera basata sulle opposizioni: maschile e femminile, dovere e desiderio, letto e campo di battaglia, giovinezza e vecchiaia, antica verità egiziana e realpolitik romana. Politicamente scorretti e pericolosamente vitali, al ritmo misterioso e furente di un Baccanale egiziano vanno oltre la ragione e i giochi della politica. Inimitabili e impareggiabili, neanche la morte li può contenere.

«L’immagine monumentale ed esotica dell’opera, – racconta Valter Malosti – che ci arriva dritta dall’ottocento, non ha contribuito alla sua fruizione. Bisogna dunque operare delle scelte radicali di drammaturgia per renderlo leggibile conservandone lo spirito e l’integrità. Era necessaria una nuova traduzione a cui abbiamo lavorato io e Nadia Fusini. Una sorta di ardito restauro che ritengo abbia messo in luce i colori scintillanti di quest’opera disincantata e misteriosa, che mescola tragico, comico, sacro e grottesco: un meraviglioso poema filosofico e mistico (e alchemico) che santifica l’eros, che gioca con l’alto e il basso, scritto in versi che sono tra i più alti ed evocativi di tutta l’opera shakespeariana.”

Valter Malosti, il direttore di Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale, dirige Antonio e Cleopatra di William Shakespeare, un’opera raramente rappresentata in Italia, tra le vette poetiche del corpus drammatico dell’autore, di cui insieme all’anglista Nadia Fusini il regista ha curato anche una nuova traduzione italiana in versi. Lo spettacolo è prodotto da ERT con Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini, Teatro Stabile di Bolzano, Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale e LAC Lugano Arte e Cultura.

Protagonista insieme a Malosti è Anna Della Rosa, Premio Internazionale Flaiano per il Teatro, Premio Duse e Premio della Critica 2024, già finalista ai Premi Ubu 2021 per la sua interpretazione della regina d’Egitto in Cleopatràs, il primo dei Tre lai di Giovanni Testori, diretto da Malosti. Con loro, un ampio cast di attrici e attori affermati e giovani talenti (Danilo Nigrelli, Dario Battaglia, Paolo Giovannucci, Paolo Giangrasso, Noemi Grasso, Ivan Graziano, Dario Guidi, Flavio Pieralice, Gabriele Rametta, Carla Vukmirovic). Alla messa in scena hanno collaborato alcuni fra i migliori professionisti del teatro italiano, tra cui i premiati agli Ubu 2023 Margherita Palli (scenografa), Cesare Accetta (direttore della fotografia e light designer) e GUP Alcaro, sound designer che affianca i lavori di Malosti da due decenni, vincitore per il progetto sonoro di Lazarus. I costumi sono di Carlo Poggioli, già candidato ai Nastri d’Argento, ai David di Donatello e ai BAFTA e la cura del movimento è del regista e coreografo Marco Angelilli.

Antonio e Cleopatra

Valter Malosti si confronta con Antonio e Cleopatra dopo un lungo e appassionato percorso shakespeariano: da Shakespeare/Venere e Adone (Premio ANCT 2009) a Lo stupro di Lucrezia (Premio Ubu 2013 a Alice Spisa), fino a Amleto, Shakespeare/Sonetti, Macbeth. Nel 2022 Einaudi ha pubblicato nella collana di Poesia la sua traduzione de I Poemetti, in questa Stagione presentati nuovamente sul palco in un’unica serata in forma di concerto, con Gup Alcaro.

“I due straripanti protagonisti – così introduce l’opera Valter Malosti – eccedono ogni misura per affermare la loro infinita libertà. Politicamente scorretti e pericolosamente vitali, al ritmo misterioso e furente di un baccanale egiziano vanno oltre la ragione e ai giochi della politica. Inimitabili e impareggiabili, neanche la morte li può contenere. Di Antonio e Cleopatra la mia generazione ha impresso nella memoria soprattutto l’immagine, ai confini con il kitsch, e vista attraverso la lente d’ingrandimento del grande cinema (grande davvero la regia di Joseph L. Mankievicz) di Hollywood, della coppia Richard Burton / Liz Taylor. Ma su quest’opera disincantata e misteriosa, che mescola tragico, comico, sacro e grottesco, su questo meraviglioso poema filosofico e mistico (e alchemico) che santifica l’eros, che gioca con l’alto e il basso, scritto in versi che sono tra i più alti ed evocativi di tutta l’opera shakespeariana, aleggia, per più di uno studioso, a dimostrarne la profonda complessità, l’ombra del nostro grande filosofo Giordano Bruno: un teatro della mente”.

La storia d’amore tra Antonio e Cleopatra permette a Shakespeare di raccontare l’incontro e il conflitto tra Oriente e Occidente, un conflitto politico ma anche scientifico.

Nel 1580 infatti Giordano Bruno si trovava in Inghilterra, qui recuperò le scienze astronomiche degli antichi egizi e diffuse nella cultura occidentale le sue teorie rivoluzionarie che gli sarebbero poi costate la vita.

Per Antonio conoscere Cleopatra – un “Serpente del vecchio Nilo” che siede in trono rivestita del manto di Iside – è ciò che dà un senso al viaggio della vita, nell’incontro con Cleopatra Antonio nasce pienamente a sé stesso.

Quanto a Cleopatra, scrive Nadia Fusini, «oltre che Didone e Iside, è una zingara, è la grande prostituta d’Oriente, un’anticipazione di Isolde, la donna “strana” e straniera dei Proverbi, la “lussuriosa” di Dante, la “fedele” in amore di Chaucer, la puttana di Cesare, e ora l’amante di Antonio. Ma soprattutto, ora, in questo dramma, è la sacerdotessa di un’azione drammatica da cui sgorga ancora e di nuovo l’antica domanda, che già ossessionava Zeus e Era: in amore chi gode di piú? l’uomo o la donna? […] e chi ama di piú, gode forse di meno? E tra gli amanti, chi riceve di piú? […] Sono domande che nella logica dell’economia erotica con cui Shakespeare gioca esplodono con fragore dissolvendo pretese macchinazioni puritane volte a legiferare in senso repressivo sulla materia incandescente dell’eros».

Antony and Cleopatra, come suggerisce il docente, traduttore e poeta Gilberto Sacerdoti, è un prisma ottico: “Se viene osservato solo di fronte un prisma ottico mostra una sola immagine, e se non si fa un passo a sinistra e uno a destra, le altre due restano invisibili – il che, in caso di “verità” e “segreti della natura” che “dovrebbero tacere”, può venir buono per farli tacere e parlare al tempo stesso.” Visto di fronte è dunque la storia di amore e di politica narrata da Plutarco. Visto di sbieco ci spinge a decifrare “l’infinito libro di segreti della natura”.

Per trovare un corrispettivo dell’infinito amore di Antonio “bisogna per forza scoprire un nuovo cielo e una nuova terra”, e a chi è disposto a lavarsi il cervello col forte vino d’Egitto, Dioniso rivela “un mondo che gira” proprio come quello che l’umanità si stava preparando a scoprire”.

 


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