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Allo spazio espositivo LeoGalleries dal 22 febbraio al 15 marzo.
Allo spazio espositivo LeoGalleries dal 22 febbraio al 15 marzo.
LeoGalleries presenta "Ritratto di illusionista". Dopo il successo della mostra alla Pinacoteca Crociani di Montepulciano, arrivano a Monza i lavori inediti di Nicolò Tomaini, artista noto per le sue riflessioni critiche sull’impatto delle nuove tecnologie nell’arte e nella società contemporanea.
Tomaini indaga i modi in cui la tecnologia, in particolare quella legata alla comunicazione, influenza e modifica profondamente la società, trasformando le dinamiche sociali e i rapporti personali. Le sue opere, spesso costruite con tecniche iperrealiste, rappresentano scenari in cui il corpo umano, pur assente nella sua completezza, è evocato come soggetto passivo e alienato da questa progressiva digitalizzazione.
Attraverso le opere, scrive Filippo Mollea Ceirano nel testo in catalogo, Tomaini “approccia la questione su un duplice piano: da un lato rende immediatamente visibili le contraddizioni di un sistema in cui la macchina detta regole e ritmi all’essere vivente; dall’altro invita alla riflessione, istiga al rifiuto di un tale sistema”.
Tra le serie esposte, spiccano i "caricamenti" e i "silicio", opere che combinano vecchi quadri e codici informatici, “Le 120 giornate di Sodoma” (pacchi Amazon parzialmente strappati dai quali affiorano particolari della tela in essi contenuta) e “Luci senza paesaggio”: un percorso che offrirà al visitatore spunti per una riflessione critica sull’illusione, su ciò che è reale e ciò che è virtuale, e sull’alienazione derivante dal questo processo (irreversibile?) di tecnologizzazione.
Conclude Mollea Ceirano: “Vorrei rivolgere un invito a chi visita questa mostra: che provi a vedere in ogni opera sé stesso, che provi a sentire attraverso di esse il proprio corpo svuotato della sua energia vitale, fatto a pezzi, lacerato e corrotto dalle schede madre, degradato nella sua rappresentazione. Si potrà così percepire con chiarezza l’inganno che stiamo vivendo, il modo in cui occorre comprendere il ruolo della tecnologia dispiegata nel nostro tempo e come ci si debba rapportare ad essa. Su questo però è necessario andare oltre: quando parlo di tecnologia, di insieme delle tecniche del mondo contemporaneo, mi riferisco specificamente ad esse, e non intendo affatto sostenere che un progresso non possa essere utile, virtuoso, etico e liberatorio. Il problema è per arrivare a ciò non possiamo accettare di avvalerci puramente e semplicemente degli strumenti che ci vengono messi a disposizione dallo stesso sistema che domina e che pretende di avere il controllo su tutto. E’ evidente che in tale ipotesi ci verrà consentito l’accesso solo a quegli strumenti il cui uso non potrà che rafforzare il controllo su noi stessi. Inseguire un processo di liberazione restando all’interno di questo contesto ci indurrebbe infatti a cercare una simbiosi impossibile, un connubio distopico che non può portare ad una armonia unitaria, ma solo un assemblaggio che si ricompone in una falsa armonia che si regge su un rapporto di potere dispotico e degradante”.