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Inizialmente in programma per la giornata di giovedì 10 giugno alle 15.00 a Palazzo Caetani Lovatelli, sede romana della casa d’aste Bertolami Fine Art, la famosa Asta dal nome “Maria Pia e Amintore Fanfani” è stata oggi improvvisamente spostata e rinviata al prossimo 23 giugno.
È la prima volta che per una Asta internazionale di questa rilevanza si decide un rinvio come questo, forse alla base di questa decisione – si lascia sfuggire qualcuno- ci sarebbe l’interrogazione parlamentare presentata dalla senatrice di Forza Italia Fiammetta Modena, componente della Commissione Giustizia di Palazzo Madama, che formalmente ha chiesto che sia il ministro Dario Franceschini in persona a rispondere ai suoi dubbi e ai suoi quesiti.
Da qui forse la decisione di rinviare l’Asta già programmata, probabilmente per capre meglio cosa risponderà il ministro Franceschini, o molto più probabile per cercare di trovare una mediazione possibile tra lo Stato e gli eredi Fanfani.
Naturalmente in tanti in queste ore e da giorni, nei Palazzi del Potere, Camera Senato ma anche al Quirinale, si domandano come mai gli eredi Fanfani abbiamo deciso di vendere il patrimonio storico e istituzionale dell’ex Presidente del Consiglio Amintore Fanfani e di Maria Pia Fanfani che per lunghi anni è stata Presidente della Croce Rossa Italiana.
E la risposta ci viene direttamente dalla Casa D’Asta che in una nota ufficiale diramata in mattinata precisa che alla base di questa scelta ci sarebbero i debiti della stessa Maria Pia Fanfani. Riportiamo in maniera testuale il testo del comunicato della Casa d’Asta Bertolami: “Per espressa volontà di Maria Pia Tavazzani Fanfani, i proventi ricavati dalla vendita dei suoi oggetti personali saranno impiegati per onorare tutte le piccole pendenze a cui la morte, sopraggiunta all’età di 97 anni, non le aveva dato il tempo di far fronte. Per il resto il suo lascito è morale”.
“Il prossimo 10 giugno a Roma - si legge nell’interrogazione parlamentare della senatrice Fiammetta Modena- andranno vendute all’asta, fra le tante altre cose, le onorificenze di Stato che il Presidente Amintore Fanfani ha ricevuto in dono in giro per il mondo incontrando, da Presidente del Consiglio e da rappresentante dell’Italia repubblicana, i “Grandi della Terra”. Parliamo di oggetti che valgono un patrimonio, davvero difficile da monetizzare o trasformare in moneta corrente, un patrimonio soprattutto ideale e istituzionale, onorificenze che dimostrano quanto il Presidente Amintore Fanfani fosse amato e ammirato in ogni angolo della terra.
Conosciamo il mondo della politica da troppo tempo per non dirvi che la collezione delle onorificenze di casa Fanfani è (assolutamente sì) una rarità esclusiva nel mondo, e che neanche il Presidente più amato d’America ha mai vantato e avuto. La domanda più scontata che vorremmo porre al Ministro della Cultura Dario Franceschini, conoscendo la sua immensa sensibilità istituzionale, è questa: Signor Ministro, ma si può mandare all’asta tutto quello che è stata la vita pubblica di un grande Statista e leader politico italiano come Amintore Fanfani?
Le sembra naturale che vengano vendute “al miglior offerente” onorificenze (ma non solo) che i Capi di Stato di tutto il mondo hanno regalato allo stesso Fanfani riconoscendo in lui la supremazia e il ruolo strategico del nostro Paese? Ci chiediamo: Signor Ministro, ma come si fa a vendere all’asta la Gran Croce della Repubblica Italiana donata a Fanfani dal Capo dello Stato del suo tempo. Che potrebbe essere stato il Presidente Gronchi, ma anche lo stesso Pertini, o anche lo stesso Presidente Cossiga. Non le sembra tutto questo forse un tantino “politicamente scorretto”?
La senatrice Fiammetta Modena insiste con il Ministro Franceschini e nella sua interrogazione parlamentare pone un problema “nazionale”. “Lei fa ancora in tempo – scrive l’esponente azzurra al Ministro dei Beni Culturali- a salvare il salvabile. L’acquisisca il Mibact la Gran Croce della Repubblica Italiana, e si eviti in questo modo che la massima onorificenza dello Stato italiano vada a finire in mano di chiunque, o che possa finire chissà dove, comprata magari da chi ha tanti soldi ma alla fine non sa neanche cosa si porta a casa, o di cosa realmente si tratta. Giudichi Lei, da solo e in piena coscienza, signor Ministro, quante “chicche internazionali” saranno battute all’asta nelle prossime settimane a Roma”. E giù l’elenco delle “perle” messe in vendita.
Il resto lo capiremo meglio nei prossimi giorni. Ricordiamo anche che la prima parte dell’Asta che era stata programmata per il 10 giugno e oggi rinviata avrebbe visto all’incanto all’incanto gli arredi e gli oggetti presenti nell’ultima casa abitata da Maria Pia Tavazzani Fanfani, quella di Corso Rinascimento, scelta in gran fretta dopo che un devastante incendio aveva reso inagibile l’appartamento di Via Platone alla Balduina, cornice domestica di ventiquattro anni di convivenza matrimoniale con un pezzo di storia dell’Italia repubblicana, il Senatore Amintore Fanfani.
Tra gli oggetti in vendita: la straordinaria collezione di onorificenze internazionali conferite, sia a lui che a lei, nel corso di due lunghe carriere vissute nel segno del potere; una selezione del guardaroba di Maria Pia, donna elegante con una predilezione per Mila Schön; le argute caricature dei protagonisti della politica italiana postbellica disegnate da Amintore durante le interminabili sedute parlamentari o quelle in cui prendeva forma la Costituzione della nuova Italia e tanti altri cimeli e arredi.
La seconda parte dell’asta in calendario poi nel mese di luglio.