Sei sicuro di voler sbloccare questo articolo?
Il diritto canonico, la presunzione d’innocenza e il ruolo dei cardinali nel governo della Chiesa: tutte le ragioni per cui il cardinale Angelo Becciu resta elettore papale a pieno titolo, nonostante la sentenza di primo grado.
Il diritto canonico, la presunzione d’innocenza e il ruolo dei cardinali nel governo della Chiesa: tutte le ragioni per cui il cardinale Angelo Becciu resta elettore papale a pieno titolo, nonostante la sentenza di primo grado.
Nonostante la recente condanna in primo grado a 5 anni e 6 mesi di reclusione per peculato e abuso d’ufficio, il cardinale Angelo Becciu ha ancora pieno diritto a partecipare a un eventuale conclave. Una possibilità che può sorprendere chi guarda la vicenda solo dal punto di vista giudiziario, ma che appare del tutto coerente se si analizzano con attenzione le norme canoniche e il funzionamento del governo ecclesiale.
1. La condanna non è definitiva
Nel diritto civile come in quello canonico, la presunzione d’innocenza resta un principio fondamentale. La condanna inflitta dal Tribunale vaticano non è definitiva: il cardinale Becciu ha già annunciato appello, e finché non si esauriscono tutti i gradi di giudizio, egli rimane formalmente innocente. Nel frattempo, nessuna norma impedisce a un cardinale imputato o condannato in primo grado di esercitare i suoi diritti e doveri ecclesiastici.
2. Nessuna scomunica, nessuna riduzione allo stato laicale
Becciu non è stato colpito da scomunica, non è stato ridotto allo stato laicale e non è stato privato del titolo cardinalizio. Anche dopo la rinuncia ai diritti connessi alla porpora cardinalizia chiesta da Papa Francesco nel 2020, il cardinale non è mai stato formalmente escluso dal Collegio cardinalizio. È ancora un cardinale di Santa Romana Chiesa e, avendo meno di 80 anni, rientra pienamente tra gli elettori papali.
3. Il ruolo spirituale e istituzionale del cardinale
Il cardinale non è solo un alto funzionario della Curia, ma un testimone della fede chiamato a discernere, con preghiera e coscienza, la guida della Chiesa universale. Il conclave non è un’aula di tribunale ma una riunione spirituale in cui conta la fede, la comunione ecclesiale e il senso di responsabilità. In questo senso, anche un cardinale sotto processo può essere ritenuto capace di partecipare, proprio perché il suo giudizio non si basa sulla reputazione pubblica ma sul suo rapporto con Dio e la Chiesa.
4. Il precedente e la prudenza istituzionale
La storia ecclesiastica è ricca di cardinali coinvolti in scandali o processi che non sono stati esclusi dai conclavi. Escludere Becciu aprirebbe un precedente pericoloso, trasformando il conclave in un’arena politica o giudiziaria, minando l’autonomia della Chiesa nel discernimento del suo futuro.
5. La scelta ultima spetta al Papa
Finora, Papa Francesco non ha mai revocato ufficialmente al cardinale Becciu il diritto di partecipare a un conclave. Questo è un segnale chiaro: nonostante le ombre, il Papa non ha ritenuto opportuno estrometterlo del tutto. In un’istituzione millenaria che sa distinguere tra peccato e reato, tra scandalo e responsabilità ultima, questa decisione ha un peso simbolico fortissimo.In conclusione, Angelo Becciu, pur condannato in primo grado, conserva tutti i requisiti canonici per entrare in conclave. La sua presenza – se e quando sarà convocato – non sarà uno scandalo, ma il segno della complessità del diritto ecclesiale, della prudenza istituzionale e del rispetto per un processo ancora in corso.
La Chiesa non è un tribunale mediatico: è una madre che sa attendere la verità con pazienza e giustizia.