Sei sicuro di voler sbloccare questo articolo?
La Regione emana una diffida, Provincia e Comune si dicono pronte ad impugnare l’Ordinanza, Sindaco e comitati chiedono le dimissioni del Commissario Straordinario.
La Regione emana una diffida, Provincia e Comune si dicono pronte ad impugnare l’Ordinanza, Sindaco e comitati chiedono le dimissioni del Commissario Straordinario.
"Conosciamo tutti la storia industriale dell’ area SIN di Crotone; dagli anni venti agli anni novanta del secolo scorso, una parabola fatta di benessere collettivo e conclusa con una lunga scia di veleni.
Una intera area geografica inquinata all’inverosimile, uno dei più gravi fenomeni di avvelenamento ambientale d’Europa.
Analisi ed indagini ambientali hanno rilevato nei suoli e nelle falde acquifere concentrazioni elevate di metalli pesanti e numerosi composti chimici e sostanze inquinanti ed ancora non si è riusciti a stabilire con precisione quali contaminazioni presentano il mare e il sottofondo marino davanti alla città.
Gli studi confermano che il sito ha avuto ed ha un impatto estremamente significativo sull’incidenza tumorale degli abitanti del territorio.
Era il 2001 quando il Ministero dell’Ambiente inseriva Crotone, Cassano e Cerchiara tra i Siti di Interesse Nazionale da bonificare con il D. M. 468/2001. Un anno dopo, con il D.M. del 26 novembre 2002, venivano stabiliti i confini dell’area contaminata.
Da allora, il tempo ha inghiottito ogni tipo di impegno, ogni promessa, ogni piano programmatico, ma non ha cancellato le scorie velenose del SIN.
Quando si parla di territorio e comunità, la politica non può scegliere: agli onori della guida guadagnati con democratiche elezioni si dovrebbero accompagnare sempre gli oneri dell’impegno concreto.
In questa particolare circostanza, la responsabilità politica delle azioni positive e di quelle negative è stata ampiamente diffusa e trasversale.
Dal 2001 sino ad oggi si sono alternati:
· 11 governi: Berlusconi, Prodi, Berlusconi II, Monti, Letta, Renzi, Gentiloni, Conte I, Conte II, Draghi; Meloni.
· 9 ministri dell’Ambiente con la responsabilità della bonifica (senza mai giungere a una soluzione definitiva): Matteoli, Pecoraro Scanio, Prestigiacomo, Clini, Orlando, Galletti, Costa, Cingolani, Pichetto Fratin.
· 6 presidenti della Regione Calabria: Chiaravalloti, Loiero, Scopelliti, Oliverio, la compianta Jole Santelli, Occhiuto.
· 4 Sindaci di Crotone: Senatore, Vallone, Pugliese, Voce.
Negli anni, la questione bonifica del SIN è stata affidata in gestione commissariale straordinaria a 8 commissari; Chiaravalloti (dal 2000), Bagnato (dal 2004), Alfiero (dal 2006), Ruggiero (2006), Montanaro (dal 2007), Sottile (dal 2008), Belli (dal 2016) e dopo ben 5 anni di ufficio commissariale vacante è arrivata la mia nomina". Così, in una nota, il Commissario Straordinario per gli Interventi di Bonifica e Riparazione del Danno Ambientale nel Sito Contaminato di Interesse Nazionale di Crotone-Cassano-Cerchiara, Prof. Gen. B. (ris) Emilio Errigo.
"Nonostante il susseguirsi di governi nazionali e regionali e amministrazioni territoriali, il SIN di Crotone è rimasto un sito industriale tra i più contaminati d’Europa in cui la popolazione è costretta a convivere con un elevatissimo rischio sanitario.
Questa lunga sequenza di nomine segnala una gestione frammentata, una volontà di accelerare i processi che però ha portato ad un pantano di burocrazia amministrativa", prosegue.
"Il disastro ambientale di Crotone è la tempesta perfetta.
Ogni governo nazionale, regionale e ogni amministrazione territoriale comunica di aver ereditato il problema, dice di averlo analizzato, di aver cercato soluzioni e infine, lascia il problema insoluto per il successivo.
Ricordo che qualcuno ha avuto l’ardire di risolvere parte di questo problema, agli occhi dei cittadini, soprannominando una collina artificiale costituita da tonnellate di scorie e adiacente al mare definendola “la passeggiata degli innamorati”.
Anche Eni (ed in particolare Eni Rewind SpA, unico soggetto oggi formalmente obbligato alla bonifica), sembrerebbe aver adottato nel tempo delle scelte che hanno comportato una dilazione degli interventi ambientali, che di fatto perdura ancora oggi. La società ha costantemente utilizzato strumenti giuridici per tutelare certamente i propri diritti legittimi, ma ciò ha sempre portato al rinvio dell’inizio dei lavori e, con esso, il rinvio dell’impiego delle risorse finanziarie necessarie", evidenzia.
"I progetti presentati e approvati nel tempo sono stati continuamente modificati, con varianti e integrazioni con sempre nuovi elementi o proposte sopravvenute. E ciò ha avuto l’effetto di allungare ulteriormente i tempi.
Tutto ciò ha consolidato una complessa trama burocratica e legale, con il risultato che la bonifica – pur formalmente in agenda – fino ad oggi è rimasta sostanzialmente disattesa.
Dunque, in una città profondamente contaminata da quasi un secolo, le risposte della politica si sono spesso limitate a soluzioni che appaiono più dettate dalla necessità di eludere responsabilità che da una reale volontà di avviare la bonifica e chi è stato certificato come colpevole, spesso è andato alla ricerca di soluzioni tampone o che prolungassero nel tempo le operazioni di bonifica.
Questo atteggiamento ha prodotto, nel tempo, una paralisi decisionale.
Ancor di più, in questo paradossale teatro dell’assurdo, a partire dal 2019 è emersa una situazione inspiegabile, che contraddice ogni principio di buon senso.
Crotone ospita infatti, l’unica discarica per rifiuti pericolosi progettata, autorizzata e mai bloccata, proprio dalla Regione Calabria per ricevere questo tipo di materiale", sottolinea ancora Errigo.
"Eppure, proprio la Regione con un Provvedimento Autorizzativo Unico Regionale (PAUR), ha vincolato il destino dei rifiuti del SIN di Crotone al trasferimento fuori dai confini regionali senza prima però effettuare alcun tipo di ricerca preliminare sul destino finale di quei rifiuti.
Chi oggi, è avverso all’ordinanza figura il trasferimento dei rifiuti all’estero, in Paesi come la Germania o la Svezia.
Crotone dista circa 1.400 km da Wetro (sito individuato in Germania), 2.000 km da Älvängen e 2.100 km circa da Kumla (siti individuati in Svezia).
L’intera lunghezza dell’Italia, dalla Vetta d’Italia in Alto Adige fino a Lampedusa, misura circa 1.350 km.
Questi numeri offrono una misura concreta del paradosso: mentre l’Europa raccomanda il trattamento dei rifiuti secondo i principi di prossimità e autosufficienza, si propone il trasporto transfrontaliero di materiali pericolosi a distanze superiori all’intera lunghezza del Paese, con evidenti implicazioni ambientali, economiche e logistiche.
Una scelta che appare del tutto irrazionale e incoerente, se non addirittura contraria ai principi fondanti del diritto ambientale europeo.
In particolare, viene ignorato il principio di prossimità, secondo cui i rifiuti devono essere gestiti il più vicino possibile al luogo di produzione.
Ma le contraddizioni non si fermano qui. Questa scelta determina un aggravio enorme per i cittadini: spedire centinaia di camion carichi di scorie industriali per migliaia di chilometri attraverso mezza Europa comporta tempi e procedure autorizzative internazionali complesse. Sotto il profilo ambientale, si tratta di un boomerang ecologico. Il trasporto su gomma, e poi per vie intermodali, di materiali pericolosi su lunga distanza comporta maggiori emissioni di CO₂, rischi significativi per la sicurezza pubblica (incidenti, sversamenti), una maggiore esposizione del territorio al transito di mezzi pesanti, con ricadute su strade, rumore e qualità dell’aria.
Inoltre, è difficile comprendere come si possa rifiutare l’uso di un impianto perfettamente a norma, controllato e localizzato proprio a Crotone, progettato per accogliere rifiuti pericolosi, costato milioni di euro e oggi utilizzato per accogliere rifiuti pericolosi da altre zone della Calabria stessa e da altre regioni d’Italia, per preferire un modello tanto più oneroso quanto meno sostenibile.
A volte immagino il contesto crotonese tra 2 o 3 anni se questa divenisse la scelta definitiva. Un cantiere aperto fronte mare, esposto alle più imprevedibili mutazioni metereologiche, pieno di rifiuti pericolosi, viaggi interminabili di una piccola quantità (perché bisogna dirlo che si parla di poche centinaia di migliaia di tonnellate a fronte di più di un milione totale) verso l’estero e poi all’improvviso, un probabile cambio normativo con il conseguente stop al trasporto transfrontaliero.
Nel frattempo, tra 2 o 3 anni l’unica discarica autorizzata sarà ormai satura di rifiuti pericolosi portati da fuori regione e quindi non potrà più accogliere i rifiuti del SIN", aggiunge.
"Arriveremo al paradosso che quei rifiuti saranno di nuovo senza destino finale e resteranno stoccati all’aria aperta.
Veramente uno scenario del genere non mette paura a nessuno?
A quale logica risponde davvero questa scelta? A quella dell’ambiente o a quella del consenso?
Il 3 aprile 2025, da Commissario Straordinario, ho firmato l’Ordinanza commissariale n. 1/2025 che impone a Eni Rewind lo smaltimento dei rifiuti pericolosi nell’ unica discarica autorizzata, come previsto dal diritto ambientale europeo. Una decisione netta, finalmente operativa, che rompe anni di immobilismo.
I vertici nazionali e territoriali di Legambiente, unitamente a molti referenti della società civile, hanno accolto positivamente la mia Ordinanza, che finalmente ha impresso una svolta concreta nella gestione dell’emergenza.
Dopo decenni di immobilismo, si è assistito per la prima volta a un atto chiaro e conforme ai principi del diritto ambientale europeo.
Eppure, questa decisione ha suscitato una reazione paradossale: Sindaco, Provincia e comitati cittadini hanno chiesto le dimissioni immediate del Commissario. L’attuale Presidente della Regione Roberto Occhiuto mi ha inviato una diffida preceduta dalle dichiarazioni diffuse attraverso i propri canali social.
In merito a tali dichiarazioni, desidero chiarire con fermezza che il mio operato, come Commissario Straordinario alla bonifica del SIN di Crotone, è ispirato esclusivamente alla tutela dell’ambiente, della salute pubblica e al rispetto delle leggi dello Stato".
"L’Ordinanza contestata non rappresenta un’autorizzazione allo smaltimento indiscriminato di rifiuti pericolosi, ma un atto dovuto e responsabile, adottato per sbloccare un processo di bonifica che da troppo tempo è ostaggio di rinvii e polemiche", prosegue il Commissario. "Nessuno smaltimento di tali quantità può avvenire soltanto fuori regione se non con costi elevatissimi, tempi infiniti e con il rischio concreto di vedere la bonifica bloccata per altri anni".
"Ci tengo a precisare che ho una stima infinita per il nostro presidente Roberto Occhiuto, uno dei migliori governatori che la Calabria abbia mai avuto e che in tempi non sospetti mi ha voluto quale Commissario straordinario di Arpacal proprio al fine di supportarlo in quel delicato ruolo nella gestione delle questioni ambientali. Lui stesso ha espresso parole positive nei miei confronti quando il governo nazionale mi ha designato come commissario del SIN per risolvere un problema a tutti noto come “abnorme”.
Stupiscono però queste prese di posizione, soprattutto se si guarda all’assoluta inerzia che ha segnato la gestione del sito inquinato per oltre vent’anni.
Siamo davvero certi che il commissario sia il vero problema? O non è piuttosto diventato il capro espiatorio perfetto per una responsabilità collettiva che nessuno ha mai avuto il coraggio di assumersi? Perché, invece di sostenere un’azione concreta, si preferisce perpetuare il conflitto politico e istituzionale?".
"Il risultato è fin troppo prevedibile, e chiunque abbia un minimo di buon senso lo intuisce facilmente; ancora una volta, tutto si risolverà in una giungla di carte bollate, ricorsi e contenziosi.
Nel frattempo, però, i cittadini di Crotone continueranno a vivere in un territorio avvelenato, aspettando invano un intervento dall’alto, pagando sulla propria pelle il prezzo dell’assenza di coraggio politico.
A fronte di queste contraddizioni, vorrei porgere alcune domande dirette e ineludibili a chi oggi chiede la mia rimozione, come se un cambio di vertice potesse da solo cancellare decenni di inadempienze:
1. Perché la discarica di Crotone non può essere usata per i rifiuti pericolosi del SIN di Crotone, ma riceve ogni giorno migliaia di tonnellate di rifiuti pericolosi da altre aree della Calabria e da altre regioni d’Italia?
2. I rifiuti pericolosi provenienti costantemente da altre regioni d’Italia inquinano di meno di quelli di Crotone? E secondo quale logica?
3. Perché non informare pubblicamente i cittadini di quante migliai di tonnellate di rifiuti pericolosi arrivano costantemente nella discarica di Crotone da ogni parte d’Italia?
4. Per la città di Crotone sarebbe più sostenibile dal punto di vista ambientale portare in più di 7 anni di lavori e di cantieri aperti migliaia di tonnellate di rifiuti pericolosi in Svezia e Germania col rischio di un blocco o trattarli sul posto in un paio di anni?
5. Qualcuno ha considerato le implicazioni del fattore “criminalità organizzata nazionale e transnazionale” in processi così lunghi?
6. Quanto altro tempo aspetterà Crotone per vedere una decisione operativa concreta?
7. Come spiega la classe politico-amministrativa ai cittadini che ci si oppone a una soluzione legittima e di buon senso?
8. Perché in tutti questi anni non si sono mai chieste con la stessa veemenza le dimissioni di ministri, presidenti di Regione o sindaci che hanno rimandato il problema?".
"La verità, che forse molti faticano ad ammettere, è semplice: non sarà un eventuale cambio di commissario a cambiare le cose a Crotone.
Serve assunzione di responsabilità, serve visione normativa, ma soprattutto serve il coraggio di continuare a sostenere decisioni difficili, anche quando impopolari.
Avevo ritenuto di tracciare finalmente una linea chiara, aprendo una prospettiva di intervento concreta. Bloccare questo processo oggi significherebbe tornare indietro, condannare la città a nuovi anni di stallo e a una bonifica che resterà, ancora una volta, solo sulla carta.
Il vero nodo cruciale della vicenda legata al SIN di Crotone risiede ormai nella tempistica della bonifica.
La mia Ordinanza si pone il fattivo obiettivo di accelerare il risanamento ambientale come leva per favorire lo sviluppo economico e sociale del territorio. È proprio nella rapidità e nell'efficienza degli interventi che si cela la possibilità di rendere le aree ricadenti nella ZES (zona economica speciale) – interne al perimetro del SIN – maggiormente attrattive per investimenti e iniziative produttive.
Una prospettiva che sembra sfuggire a chi continua a interpretare la questione solo in chiave amministrativa o politica, senza cogliere le concrete opportunità di crescita e rilancio per l’intera comunità.
Dopo 24 anni, è ormai una questione di tempo. E il tempo, per Crotone, è già scaduto da un pezzo.
Ma io, finché avrò lo Stato dalla mia parte, non arretrerò di un centimetro", conclude.