Dal "Landinismo" al patto sociale: un Paese che ha bisogno di rappresentanza e non di Flash Mob

Tivelli (Academy Spadolini) sul quotidiano "Il Tempo". Scioperi che non uniscono e leader che dividono: il "landinismo" come malattia del sinistrismo e la necessità di un nuovo modello di concertazione per affrontare il lavoro povero e i bassi salari.

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Domenica 01 Dicembre 2024
Roma - 01 dic 2024 (Prima Pagina News)

Tivelli (Academy Spadolini) sul quotidiano "Il Tempo". Scioperi che non uniscono e leader che dividono: il "landinismo" come malattia del sinistrismo e la necessità di un nuovo modello di concertazione per affrontare il lavoro povero e i bassi salari.

L’articolo pubblicato oggi su Il Tempo da Luigi Tivelli offre un’occasione preziosa per riflettere sul ruolo e sull’efficacia dell’azione sindacale in Italia, ponendo in particolare il focus sul "landinismo", definito senza mezzi termini come una "malattia senile del sinistrismo". La descrizione di un sindacato che si trasforma in un palco per flash mob politici, più che in uno strumento di rappresentanza effettiva dei lavoratori, è una critica tagliente ma necessaria per comprendere le contraddizioni di un modello ormai lontano dai bisogni reali.

La CGIL, sotto la guida di Maurizio Landini, sembra aver perso quel “sano senso dello Stato” che, come Tivelli ricorda, caratterizzava figure storiche come Luciano Lama e Bruno Trentin. La degenerazione delle mobilitazioni in eventi di pura visibilità politica, spesso supportati da una platea di pensionati piuttosto che da operai, è un segnale di un problema più ampio: una perdita di connessione con le vere esigenze del mondo del lavoro.

I numeri parlano chiaro. Gli scioperi generali indetti a tappeto raccolgono adesioni sempre più frammentate, e il disagio che lasciano dietro di sé — disservizi e divisioni — colpisce più i cittadini comuni che i veri destinatari delle rivendicazioni. Nel frattempo, l’attenzione della leadership sindacale sembra concentrata più sulla costruzione di una narrativa politica che sulla ricerca di soluzioni concrete.

In questo contesto, emerge con forza la necessità di un nuovo modello di concertazione. Come sottolineato dallo stesso Tivelli, l’Italia soffre di una frammentazione cronica, sia politica che sociale. Continuare a soffiare sul fuoco delle divisioni con scioperi ripetuti non solo aggrava questo problema, ma rende più difficile affrontare questioni centrali come i bassi salari, la precarietà e il “lavoro povero”.

Un approccio diverso, più orientato al dialogo, è quello suggerito dalla CISL guidata da Luigi Sbarra, che evita di cadere nella trappola degli scioperi generali inutili, preferendo lavorare per un "patto sociale". Una visione che mette al centro la concertazione e la produttività, affrontando le sfide con strumenti di lungo termine e con il coinvolgimento di tutte le parti sociali.

È evidente che il sindacato, per tornare ad essere incisivo, deve trasformarsi. Deve rappresentare gli interessi concreti dei lavoratori — operai, impiegati e ceto medio — piuttosto che inseguire una visibilità politica effimera. Serve un ritorno allo studio, all’analisi delle questioni economiche e sociali, come Tivelli pungentemente suggerisce: non si possono risolvere problemi complessi a colpi di slogan e piazze.

Forse è proprio il CNEL, come proposto da Tivelli, il luogo ideale per avviare un confronto serio e costruttivo tra le parti sociali, sotto una guida autorevole come quella di Renato Brunetta. L’Italia non può più permettersi un sindacato che gioca alla politica, ma ha bisogno di una leadership che lavori per costruire un futuro condiviso, affrontando con serietà i nodi strutturali che frenano il Paese.

Ripartire dal dialogo e dalla responsabilità: questa è la strada. Il “landinismo” appartiene al passato; il futuro richiede soluzioni innovative e un sindacato capace di essere ponte, non muro, in un sistema già troppo diviso.


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