Direzione Investigativa Antimafia. Ecco come cambia la mafia nel mondo
Depositata in Senato la Relazione Semestrale della Dia riferita al Secondo Semestre del 2022. Ne viene fuori un'analisi impietosa e spietata delle nuova modalità di movimento e di attività delle varie mafie nel mondo.
di Pino Nano
Venerdì 15 Settembre 2023
Roma - 15 set 2023 (Prima Pagina News)
Depositata in Senato la Relazione Semestrale della Dia riferita al Secondo Semestre del 2022. Ne viene fuori un'analisi impietosa e spietata delle nuova modalità di movimento e di attività delle varie mafie nel mondo.

La Mafia una volta usava le lupara per risolvere i problemi più complessi della “famiglia”. Uccideva, sterminava, le faide tra bande criminali, soprattutto in Calabria non si contavano tante erano, migliaia di morti in dieci anni per le strade, frutto di questo modo di esercitare il potere.

Ma oggi tutto è cambiato, ed è raro che la mafia, sia essa la Ndrangheta, sia essa Cosa Nostra, sia essa la Camorra o la Sacra Corona Unita, usino la violenza del passato.

Ma allora cosa è cambiato nelle abitudini dei grandi gruppi criminali del Paese?

Ce lo spiega benissimo la Relazione Semestrale della Direzione Investigativa Antimafia (in alto nella foto il generale della Guardia di Finanza Michele Carbone nuovo Capo della DIA) che ogni sei mesi racconta al Paese l’evoluzione dei poteri criminali.

E quest’anno per la prima volta gli analisti della Dia ci raccontano questo: “In continuità con i precedenti, anche il secondo semestre 2022 appare caratterizzato, con esclusione di taluni episodi cruenti registrati nel territorio napoletano e pugliese, da un limitato ricorso alla violenza o ad atti eclatanti anteposti, dagli stessi sodalizi mafiosi, ad una silente e più conveniente penetrazione del tessuto economico imprenditoriale”.

Quasi epocale questa trasformazione.

In linea col passato quindi, assieme alle mai sopite e più visibili attività criminali quali il narcotraffico, le estorsioni, lo sfruttamento della prostituzione e del lavoro clandestino, si registrano anche sempre più diffusi ambiti illeciti che destano minore allarme e riprovazione sociale ma che generano ingenti profitti gradualmente immessi nei circuiti legali con conseguenti effetti distorsivi delle regolari dinamiche dei molteplici mercati.

Trattasi – ci spiegano i vertici della DIA-di quei reati “satellite”, rappresentati dal traffico di rifiuti, dalle crescenti fatturazioni per operazioni inesistenti, dalle truffe, dalle false compensazioni di crediti tributari e dall’evasione dei contributi previdenziali ed assistenziali.

E’ inutile dire che “Su tali fronti, le attività investigative - preventiva e repressiva - risultano più ardue e complesse poiché la fattispecie criminale di natura associativa e l’elemento soggettivo del reato risultano agevolmente dissimulabili”.

I vertici della DIA non usano mezzi termini e dimostrano come “Unitamente alla scarsa visibilità di tali reati “economico[1]finanziari”, l’attività repressiva risulta ancor più complessa in ragione del flebile allarme sociale sopra richiamato e dalla frequente convergenza di interessi tra le organizzazioni criminali e taluni attori sociali”.

In sintesi estrema, gli elementi investigativi raccolti confermano che le organizzazioni criminali di tipo mafioso, nel loro incessante processo di adattamento alla mutevolezza dei contesti, “hanno implementato le capacità relazionali sostituendo l’uso della violenza, sempre più residuale, con strategie di silenziosa infiltrazione e con azioni corruttive e intimidatorie”.

Per l’analisi della Direzione Investigativa Antimafia, “Oggi, le mafie preferiscono rivolgere le proprie attenzioni ad ambiti affaristico-imprenditoriali, approfittando della disponibilità di ingenti capitali accumulati con le tradizionali attività illecite. Si tratta di “modi operandi” dove si cerca sia di rafforzare i vincoli associativi mediante il perseguimento del profitto e la ricerca del consenso approfittando della forte sofferenza economica che caratterizza alcune aree, sia di stare al passo con le più avanzate strategie di investimento, riuscendo a cogliere anche le opportunità offerte dai fondi pubblici nazionali e comunitari (Recovery Fund e PNRR)”.

Soldi insomma, soldi, e ancora soldi, perché poi con i soldi si compra il resto del mondo.

Gli specialisti della DIA tutto questo non lo mandano a dire, lo scrivono a chiare lettere su un dossier che è di oltre 500 pagine dattiloscritte, un vero e proprio documento esplosivo.

“Bisogna inoltre evidenziare – sottolinea la DIA- che la soglia di vigilanza sugli appalti ed erogazioni pubbliche va massimizzata con un approccio adeguato ai tempi e superando l’idea che la criminalità organizzata sia confinata entro ristretti limiti nazionali.  È indispensabile una conoscenza approfondita e condivisa del fenomeno criminale che sostenga le attività di contrasto, valorizzando le sinergie e le “best practices”, almeno a livello europeo, coinvolgendo tutti gli attori della cooperazione internazionale di polizia e giudiziaria. È ormai unanimemente riconosciuta la resilienza della criminalità organizzata e la capacità di saper cogliere celermente le trasformazioni tecnologiche e dei fenomeni economico-finanziari su scala globale, sfruttando ogni opportunità di profitto e realizzando una notevole espansione speculativa”.

Una mafia sempre più agguerrita dunque, e rispetto alla quale per la DIA “Bisogna, quindi, adeguare gli strumenti tecnologici a disposizione delle agenzie di sicurezza alle nuove sfide nel contrasto alla criminalità organizzata, aumentare le capacità di penetrazione del metaverso, delle comunicazioni criptate e in generale del web (sia la rete internet che il dark web) e in altri settori del mondo digitale meno conosciuti, perché le mafie sono capaci di rigenerarsi continuamente, perché hanno a loro disposizione tecnologie e tecnici di altissima specializzazione”.

Non hanno dubbi i nostri investigatori: “Per rimanere al passo dei tempi, cercando di essere magari un passo avanti a loro, poiché esse operano sempre più sul web e nel metaverso”.

Non a caso, la Relazione in questione contiene uno specifico FOCUS di approfondimento sulle piattaforme di comunicazione criptate, in considerazione del sempre più diffuso ricorso a questa tecnologia da parte dei sodalizi criminali. Incredibile ma vero.


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