ESCLUSIVA: Concorso Giornalisti RAI, Vincenzo Iacovino , al via una forte Class Action per ridare giustizia agli esclusi
A PPN parla il Giuslavorista romano Avv. Vincenzo Iacovino che sul Concorsone della Rai, appena celebrato alla Fiera di Roma, ipotizza una serie di inadempienze e di colpe valutabili in diritto a favore dei tanti esclusi dalla competizione.
(Prima Pagina News)
Giovedì 29 Ottobre 2020
Roma - 29 ott 2020 (Prima Pagina News)
A PPN parla il Giuslavorista romano Avv. Vincenzo Iacovino che sul Concorsone della Rai, appena celebrato alla Fiera di Roma, ipotizza una serie di inadempienze e di colpe valutabili in diritto a favore dei tanti esclusi dalla competizione.
-Partiamo dall’inizio. Avvocato, è vero che lei sta iniziando un’altra battaglia ancora contro la Rai?

Preferirei dire che stiamo partendo con un’altra azione legale per far valere i diritti di diversi giornalisti e cercare di far rispettare delle regole di buona amministrazione.

Che idea si è fatto della volontà di portare avanti il concorso nonostante il Covid e nonostante il ricorso di chi, avendo superato la precedente selezione, attendeva la chiamata?

Un concorso in piena pandemia andava prudenzialmente differito. L’azienda, invece, anche su pressione del sindacato, che ha richiamato gli accordi sottoscritti il 19 giugno, ha deciso di svolgere la prova preselettiva per l’assunzione di 90 giornalisti.

Hanno partecipato circa 3000 concorrenti, cioè il 74 % di chi si era iscritto alla selezione e questo perché sono stati molti quelli che alla fine hanno ragionevolmente deciso di non correre il rischio di contrarre l’infezione da Covid in un momento di emergenza sanitaria mondiale.

Un concorso a mio parere inopportuno perché la Rai, secondo me, avrebbe dovuto dare precedenza a quei giornalisti, disponibili, dichiarati idonei e utilmente collocati nelle graduatorie tutt’ora valide dei concorsi 2013 e 2015. L’azienda avrebbe dovuto far scorrere quelle graduatorie anche per un preciso impegno assunto in occasione di una risposta ad interrogazione formulata da alcuni componenti della commissione di vigilanza Rai. Impegno a cui consegue un obbligo preciso allo scorrimento della graduatoria e un diritto all’assunzione come sancito dalla Suprema Corte di Cassazione.

Quanto si sarebbe risparmiato?

A quanto pare, questa procedura concorsuale costerà circa due milioni di euro, ma qualunque sia la cifra sono comunque soldi che potevano essere risparmiati assumendo quei giornalisti che le prove le hanno già superate e che sono stati collocati, come idonei, in graduatorie tuttora valide. Stiamo parlando di professionisti che hanno frequentato le diverse suole di giornalismo e che, come ho detto, sono risultati idonei a svolgere le loro mansioni.

Alcuni giornalisti che hanno partecipato al concorso hanno scritto nei social di essersi scoperti positivi pochi giorni dopo…

Ho sentito anche io questa notizia. Se questo dato fosse vero sarebbe gravissimo perché proverebbe il rischio che si è assunta l’azienda nel fare un concorso in piena pandemia.

Avvocato, cosa sta succedendo ai giornalisti che hanno vinto il concorso precedente ma non sono stati chiamati?

Va ribadito che la Rai ha formalmente assunto l’obbligo, di fronte alla Commissione di Vigilanza, di fare ricorso alle graduatorie degli idonei ai concorsi nel 2013 e nel 2015, quale fonte primaria delle future assunzioni del personale giornalistico. Obbligo peraltro consolidato dal comma 1096 della legge 245 del 2017. I giornalisti che sto assistendo hanno chiesto tutti l’assunzione, tramite scorrimento delle graduatorie e con diritto di precedenza, vista anche la precisa volontà espressa dalla Rai nel procedere alle assunzioni senza l’apertura di una nuova procedura concorsuale in vigenza delle graduatorie. La cosa curiosa è che la Rai, insieme ai sindacati, pur ritenendo di dover dare seguito agli impegni presi e al citato disposto normativo, ha assunto tutti gli idonei al concorso del 2013 – gli ultimi alla fine del 2019 per il mio tramite -, ma ha immotivatamente e irragionevolmente escluso lo scorrimento degli idonei della graduatoria del 2015.

Per quale ragione?

Nel corso delle procedure giudiziarie la Rai ha giustificato la sua scelta dicendo che sarebbe trascorso troppo tempo dalle ultime prove e che quindi ha la necessità di verificare sul mercato le professionalità richieste. Ma questo appare in evidente contraddizione con il fatto che, invece, la stessa azienda abbia deciso di assumere, facendo scorrere la relativa graduatoria, tutti gli idonei del concorso del 2013, cioè quello precedente addirittura di due anni, escludendo gli idonei al più recente concorso del 2015. Si tratta evidentemente di un motivo strumentale e in contrasto con l’obbligo assunto dalla Rai davanti alla Commissione di Vigilanza.

Quindi, se vincerà questa battaglia in tribunale, cosa succederà ai vincitori di questo ultimo concorso?

Se sarà riconosciuto il prioritario diritto all’assunzione dei miei assistiti, la Rai li dovrà assumere, anche in conformità agli impegni presi in Commissione di Vigilanza. In quel caso speriamo che la carenza di organico sarà tale da poter assumere tutti, anche i vincitori del concorso in atto, altrimenti bisognerà dare la precedenza a chi ha coraggiosamente fatto valere i suoi diritti violati in tribunale.

Mi preme sottolineare che questo diritto di precedenza nell’assunzione degli idonei in graduatorie tuttora valide potrebbe essere esercitato anche rispetto a coloro che sono stati assunti con il cosiddetto “giusto contratto” ma che io ho definito “ingiusto” per tutta una serie di motivi già oggetto di formale contestazione all’azienda.

Perché ingiusto?

Per il semplice fatto che, sempre in un accordo siglato con il sindacato il 23 luglio 2019, la Rai ha stabilito di procedere all’assunzione diretta di 240 giornalisti professionisti in assenza di procedura ad evidenza pubblica e in assenza di prova di valutazione, pur prevista come obbligatoria nell’avviso di accertamento interno.

Nello specifico c’è da dire che in questo accordo sono state identificate diverse tipologie di attività non giornalistiche, dipendenti sia a tempo indeterminato che a tempo determinato e a partita IVA, che poi nel corso del rapporto lavoro hanno conseguito il titolo di giornalista professionista e che, a dire della Rai svolgerebbero mansioni in qualche modo “coerenti con l’attività giornalistica”.

L’azienda e il sindacato hanno tracciato un “perimetro produttivo”, cioè hanno deciso quali siano i programmi delle reti Rai che permettono di svolgere questa attività coerente con la professione giornalistica.

La procedura selettiva di accertamento interno era rivolta a personale Rai già assunto o a partita IVA ma non c’è alcuna evidenza di quale sia il criterio logico e giuridico con cui siano state ritenute coerenti con la professione giornalistica alcune mansioni e alcuni programmi, escludendone altri addirittura di medesimo contenuto.

Nel bando, inoltre, la procedura di accertamento prevedeva prove di valutazione obbligatorie e facoltative ma alla fine queste prove non sono state fatte! Si è arrivati così ad assumere 240 giornalisti senza una procedura concorsuale e senza una valutazione delle specifiche professionalità.

Il tutto in violazioni di leggi dello stato e obblighi assunti dalla Rai contrattualmente e unilateralmente con i diversi regolamenti aziendali e da ultimo con il relativo bando. Una stabilizzazione in massa intervenuta sulla base delle semplici dichiarazioni individuali di aver svolto in Rai altre mansioni non giornalistiche (per esempio, quelle di programmista regista, contrattualizzato come tale) in un perimetro di programmazione di rete determinato senza alcun criterio logico oltre che giuridico e comunque in violazione del contratto di Servizio nella parte in cui precisa quali sono i programmi di informazione, di approfondimento e di attualità.

Inoltre, in assenza di alcun criterio logico e giuridico che potesse giustificare l’individuazione delle attività non giornalistiche ritenute immotivatamente coerenti a quelle giornalistiche e, cosa più grave, in assenza di prova di valutazione professionale seppur prevista come obbligatoria dalla stessa procedura selettiva per come decisa dalla Rai e dal sindacato.

Come è stato possibile questo?

Ripeto è bastato dichiarare, per esempio, di svolgere attività di “programmista regista” nel periodo richiesto in uno dei programmi individuati (tra cui molti sinceramente più vicini all’intrattenimento che all’attività giornalistica), per essere assunto in Rai come “giornalista professionista”, in assenza di procedura concorsuale, in violazione dello stesso bando e in contrasto con quanto stabilito dalla legge sulla trasparenza e anticorruzione e dal relativo piano aziendale.

Il fatto che lavoratori assunti in Rai per attività e mansioni diverse da quelle giornalistiche abbiano nel frattempo conseguito il titolo di giornalista professionista fuori dalla Rai, per esempio, frequentando un corso che abilita alla professione, non giustifica l’assunzione diretta in violazione delle regole imposte dalla legge, dal contratto integrativo e dai regolamenti aziendali.

240 giornalisti assunti senza concorso, quindi?

 Era stata prevista una prova obbligatoria di valutazione professionale attraverso un bando in adesione ad un accordo sindacale del 23 luglio del 2019, ma di fatto non si è svolta. Noi riteniamo che questa sia una chiara illegittimità e un’ingiustizia manifesta, rispetto a tanti altri aspiranti, che porteremo all’attenzione delle competenti autorità.

Perché non è stata fatta la prova di valutazione?

Perché in quell’accordo il sindacato e l’azienda, hanno stabilito che a causa dell’emergenza sanitaria, seppure in quel momento attenuata, si dovesse fare a meno di seguire la procedura secondo le regole stabilite a condizione che i candidati fossero risultati di numero inferiore ai 250.

Come a dire che il rischio pandemia per la Rai a giugno esisteva e ad a ottobre no?

Hanno anche stabilito, illogicamente e senza alcun criterio di riferimento che, qualora il numero dei candidati fosse stato inferiore a 250, non avrebbero fatto la procedura di valutazione. Come a dire che tutti coloro che hanno dichiarato di essere programmisti registi ed altre attività ritenute coerenti con l’attività giornalistica nei programmi perimetrati fossero idonei a svolgere mansioni giornalistiche per il semplice fatto che erano in numero inferiore ai 250 ma, badi bene, ne sarebbe bastato uno solo in più e allora sarebbero stati tutti da esaminare con prove di idoneità!

A nostro modo di vedere, questa è una manifesta illogicità, per non dire arbitrarietà. Le procedure di valutazione si fanno anche se il concorrente è uno solo, perché la prova di idoneità serve, appunto, a testare il valore del candidato, le sue capacità.

Gli ex programmisti registi stabilizzati come giornalisti sono quindi gli unici soddisfatti?

Non direi: ci sono molti esclusi per l’illegittima e illogica perimetrazione dei programmi e delle attività. Peraltro, a noi risulta che molti giornalisti di fatto, assunti come programmisti registi e altre mansioni simulate, oggi stiano ancora in causa. Diversi hanno già fatto accertare giudiziariamente il loro diverso rapporto di fatto giornalistico dopo aver dato prova di aver svolto le relative mansioni sia in testate giornalistiche che in programmi di approfondimento e attualità. Questo dato non è evincibile per i 240 dipendenti con contratto non giornalistico oggi assunti come giornalisti professionisti. Questa operazione è servita alla Rai per evitare un contenzioso importante sia sotto il profilo retributivo che contributivo prevedendo, previo accordo sindacale, una transazione tombale quale condizione per l’assunzione. Ovviamente resta il fatto che l’INPGI potrà pur sempre agire ed esigere il versamento dei contributi previdenziali se dimostra che i 240 abbiano svolto di fatto attività giornalistica pregressa.

E quindi quale soluzione hanno trovato per evitare 250 cause?

Stabilizzarli senza osservare le regole previste dalla stessa procedura di selezione che era stata indetta.

Per quanto riguarda invece questo ultimo concorso, si sta organizzando per una class action?

C’è già una buona adesione da parte degli esclusi alla prova preselettiva per l’assunzione di 90 giornalisti professionisti che dovrebbero lavorare presso le sedi regionali.

Cosa non ha funzionato?

Il vizio più evidente e comunque grave che abbiamo sottolineato è la perdita dell’anonimato dei candidati. Ci risulta che gli elaborati siano stati consegnati brevi manu a soggetti che li raccoglievano e li collocavano in cassette senza essere stati previamente messi in una busta chiusa.

E quindi non più anonimi e astrattamente alterabili. Di per sé già solo questo vizio porterebbe all’annullamento del concorso.

Molta polemica c’è stata per la disparità di trattamento ?

Si, rispetto a prove che sono state fatte in modo differito per soggetti di fede ebraica e per donne in gravidanza, ritenute a rischio.

Mi risulta che ci siano addirittura dei concorrenti che, pronti alla partecipazione, siano stati chiamati dalle autorità sanitaria perché venuti a contatto con soggetti positivi al coronavirus e che di conseguenza non abbiano potuto partecipare perché per obbligo di legge si sono dovuti mettere in quarantena.

Mi chiedo come mai per questi soggetti non sia stata fatta la prova differita".

-Quindi non solo prove differite ma prove differite solo per alcuni?

Di certo il differimento della prova preselettiva solo per alcuni viola il principio della contestualità e non garantisce parità di trattamento.

In più, non si capisce perché per alcuni soggetti ci sia stato il differimento della prova mentre per altri no, e mi riferisco a chi si è ritrovato in quarantena non per volontà propria ma per impossibilità sopravvenuta e per l’obbligo di legge volto ad evitare contagi per le circa tremila persone che hanno partecipato.

-I partecipanti che hanno fatto il concorso in differita si sono quindi ritrovati in un altro giorno e in un’altra sede?

Si, e con quesiti diversi, quindi compiti diversi. Mi chiedo come sia possibile stabilire una equiparazione di peso in termini di importanza di quesiti e di risposta. A causa della differita abbiamo poi un problema di identità e di dati sensibili: per esempio l’appartenenza religiosa non sarebbe dovuta balzare evidente in una procedura concorsuale che vede la partecipazione di tantissime persone

-Perché si è creato questo ulteriore problema?

Perché qualcuno, con ampio anticipo, ha stabilito la data del concorso facendola ricadere in un giorno in cui gli appartenenti a questa religione festeggiano un evento molto importante, è come se avessero fatto il concorso a Pasqua o Natale. È evidente che così è stata compressa la possibilità di partecipare liberamente e in concomitanza ad una procedura concorsuale.

Si è cercato di rimediare con la prova differita che, a nostro modo di vedere, rappresenta un vizio perché viola la parità di trattamento e lo stesso bando.

-L’identificazione di chi ha fatto la prova di sabato è stata corretta?

Da quel che abbiamo saputo, pare non ci sia stato un controllo efficiente: per esempio a molti concorrenti non è stato chiesto di abbassare la mascherina per controllare la corrispondenza della loro identità fisica al documento. Per assurdo sarei potuto andare anche io al posto di qualcuno, a sostenere la prova. Inoltre, è stato segnalato che i telefonini sarebbero stati collocati in buste non sigillate e pertanto comunque consultabili così come nulla è stato osservato a coloro che avevano lo smartwatch utile per collegarsi all’esterno e a internet.

-Se il magistrato accoglierà il suo ricorso, si rifarà la preselettiva?

Se la prova preselettiva risulterà viziata e illegittima la si dovrà senz’altro rifare.

-In conclusione, tirando le somme…

I bandi e le disposte assunzioni si prestano a diverse censure di illegittimità. Si spera che i giudici garantiscano la giusta tutela a chi sente di aver ricevuto una ingiustizia.

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