Napoli: addio a Roberto De Simone, rinnovò la tradizione musicale partenopea

Aveva 91 anni.

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Lunedì 07 Aprile 2025
Napoli - 07 apr 2025 (Prima Pagina News)

Aveva 91 anni.

Napoli perde uno dei suoi pilastri culturali: all'età di 91 anni, è morto Roberto De Simone, compositore, musicologo, regista teatrale, fondatore della Nuova Compagnia di Canto Popolare (1967) e direttore del Teatro San Carlo dal 1983 al 1987 e del Conservatorio di Napoli dal 1995 al 2000.

Considerato una figura cardine della cultura italiana del Novecento, De Simone ha saputo far rinascere e rinnovare la musica popolare campana, portandola sui palchi di tutto il mondo con una forza poetica derivata dal mix tra tradizione e innovazione.

"Siamo profondamente addolorati per la morte del maestro Roberto De Simone. Napoli perde un riferimento culturale che ha saputo portare nei decenni la nostra città in giro per il mondo, coniugando le antiche tradizioni con una straordinaria attitudine innovativa. A De Simone eravamo strettamente legati, consapevoli della sua grandezza artistica: per i suoi 90 anni, durante i festeggiamenti del Capodanno, a San Domenico Maggiore gli dedicammo un omaggio nell'ambito del progetto 'Napoli Città della Musica'. Il concerto 'Natale a Napoli alla Corte di Carlo di Borbone' - realizzato dall'orchestra La Nuova Polifonia diretta da Alessandro De Simone insieme al coro Ensemble Vocale di Napoli - rappresentò un momento molto emozionante.

Napoli e l'Amministrazione comunale ricorderanno De Simone come merita, per il suo apporto alla cultura italiana ed internazionale. Nell'ambito del compleanno per i 2500 anni della città, avevamo già previsto una mostra per ripercorrere la sua produzione al San Carlo", è il ricordo del Sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, su Facebook.

Nato il 25 agosto del 1933 a Napoli, De Simone di diplomò in pianoforte e composizione al Conservatorio della sua città. Dopo aver esordito come clavicembalista, si avvicinò alla ricerca filologica e antropologica sulle feste popolari e sulla musica colta campana del Settecento, cosa che lo portò anche a diventare docente di Storia della musica all’Accademia di Belle Arti negli anni ’70.

Nel 1967 fondò la Nuova Compagnia di Canto Popolare, di cui facevano parte anche Eugenio Bennato, Carlo D'Angiò e Giovanni Mauriello, a cui poi si aggiunsero Peppe Barra, Patrizia Schettino, Patrizio Trampetti, Fausta Vetere, Nunzio Areni e Corrado Sfogli.

Tuttavia, fu nel teatro che De Simone lasciò un segno davvero profondo: "La Gatta Cenerentola",favola in musica che debuttò al Festival dei Due Mondi di Spoleto nel 1976, fu il suo più grande successo, che lanciò la Nuova Compagnia di Canto Popolare a livello mondiale, ma, nel contempo, provocò la rottura dei rapporti tra lui e alcuni membri del gruppo.

Tra le altre opere più note si ricordano anche il contrasto drammatico per musica ‘Misterio napolitano’, e le più sperimentali ‘L’Opera buffa del Giovedì Santo’ (che ha una specifica partitura) e ‘Requiem per Pier Paolo Pasolini’. queste ultime presentate nel corso degli anni Ottanta.

Celebri anche le sue regie liriche per la Scala di Milano: Riccardo Muti lo chiamò ad aprire la Stagione 1986/87 con il ‘Nabucco’ di Verdi, e qualche anno dopo tornò con gli allestimenti delle opere mozartiane ‘Idomeneo’ e ‘Il flauto magico’.

Tra le altre attività, inoltre, partecipò all'incisione dell'album di Edoardo Bennato "Non Farti Cadere Le Braccia", compose la ‘Festa Teatrale’ per il 250º anniversario del Teatro di San Carlo (1987), e negli anni Novanta compose le musiche corali per l”Agamennone’ di Eschilo e l’opera ‘Eleonora’, per i duecento anni dalla sfortunata rivoluzione napoletana.

Degna di nota anche la sua produzione saggistica, che comprende alcuni testi riguardanti favole e feste popolari, come ‘Racconti e storie per i 12 giorni di Natale’, ‘Chi è devoto’, ‘Immagini della Madonna dell’Arco’, ‘Carnevale si chiamava Vincenzo’, scritto insieme all'antropologa Annabella Rossi, e ‘Il Pentamerone di G. B. Basile tradotto da R. De Simone in napoletano moderno’.

Stando alla Treccani, De Simone riuscì a “circoscrivere a volte l’ambigua e complessa cifra della ‘napoletanità’ nei limiti imposti da una visitazione drammaticamente farsesca dei loci tradizionali”, mantenendo però viva “quella scansione lirica sfumata e cangiante che rappresenta una vena sotterranea, ma sempre presente e pulsante nel tessuto del folclore partenopeo”.


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