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Dal sogno delle radio libere alla rivoluzione culturale: il documentario che racconta come l'FM ha acceso una nuova voce nel Paese. Venerdi 2 maggio 2025 ore 16:15 RAI TRE e in contemporanea su RAI PLAY.
Dal sogno delle radio libere alla rivoluzione culturale: il documentario che racconta come l'FM ha acceso una nuova voce nel Paese. Venerdi 2 maggio 2025 ore 16:15 RAI TRE e in contemporanea su RAI PLAY.
Erano gli inizi degli anni '70 quando una brezza nuova cominciò a increspare l’etere italiano. In un Paese ancora chiuso dal monopolio radiotelevisivo, le prime radio libere iniziarono a trasmettere voci, musica e idee senza censura. Non fu solo un fenomeno mediatico: fu una rivoluzione culturale, sociale e politica, destinata a cambiare per sempre l’identità collettiva degli italiani.
"Onde Ribelli – 50 anni di libertà in FM", il documentario scritto da Maurizio Pizzuto e Pino Nano e diretto da Pizzuto, porta lo spettatore nel cuore di questa trasformazione, attraverso immagini d’archivio, testimonianze esclusive e il racconto intenso di Luca Ward. L’appuntamento è per venerdì 2 maggio 2025 alle ore 16:15 su Rai3.
Prodotto da Studio Colosseo con Rai Documentari, il film non si limita a celebrare un anniversario: offre una riflessione su quanto quella stagione sia ancora viva nei modi, nei suoni e nello spirito del nostro presente.
Le radio libere nacquero come atto di disobbedienza creativa. Studenti, operai, artisti e intellettuali si organizzarono in tutta Italia per accendere nuove frequenze. In ogni soffitta o scantinato si costruivano emittenti improvvisate: bastava un microfono, un trasmettitore e tanta voglia di cambiare.
Il documentario ricostruisce questa epopea pionieristica, che culminò nella storica sentenza della Corte Costituzionale del 28 luglio 1976, che legalizzò le trasmissioni private a livello locale. Da quel momento, l’Italia non sarebbe più stata la stessa.
"Onde Ribelli" dà spazio a chi c'era davvero: Vasco Rossi racconta la nascita di Punto Radio nella sua Zocca; Red Ronnie rievoca la militanza culturale delle prime emittenti; Claudio Cecchetto, Linus, Tiberio Timperi, Anna Pettinelli e molti altri svelano il dietro le quinte di una stagione irripetibile, fatta di improvvisazione, coraggio e voglia di farsi sentire.
Attraverso materiali inediti e racconti dal vivo, il documentario ricorda come l’FM divenne il megafono di una generazione che chiedeva cambiamento. Una generazione che parlava, suonava, protestava e rideva, a pochi metri da casa nostra, sulle onde di una radio artigianale.
"Onde Ribelli" si spinge anche oltre il racconto nostalgico: in un’epoca dominata dagli algoritmi e dai grandi network globali, il documentario si chiede quale sia oggi il senso della parola "libertà" in comunicazione.
La radio, mezzo antico e modernissimo, continua a rappresentare uno spazio autentico di narrazione, ma quali sfide deve affrontare? Il rischio dell’omologazione culturale è concreto, e la lezione delle radio libere risuona più attuale che mai.
"Onde Ribelli – 50 anni di libertà in FM" è dunque non solo un omaggio al passato, ma un manifesto per il futuro della comunicazione libera e indipendente. Perché, come dimostra la storia, quando un microfono si accende, una nuova Italia può nascere.
Nascono clandestinamente a metà degli anni '70 in Italia.
Sfidarono il monopolio della RAI, trasmettendo musica e opinioni libere.
La Corte Costituzionale legalizzò le trasmissioni private locali nel 1976.
Furono trampolino di lancio per tanti nomi celebri come Vasco Rossi e Red Ronnie.
Ancora oggi, rappresentano il simbolo della comunicazione libera e indipendente.
Non erano studi scintillanti. Non c'erano regie professionali né redazioni organizzate. C'erano stanze umide, soffitte polverose, cantine trasformate in studi di fortuna. Bastava un vecchio giradischi, un microfono gracchiante, un trasmettitore costruito con pezzi di recupero. E poi, bastava la voglia di parlare. Di suonare. Di raccontare un’Italia diversa.
Era l’Italia delle radio libere. Un’Italia giovane, affamata di libertà e di musica, stanca di ascoltare sempre la stessa voce ufficiale.
Era un’Italia che imparava a conoscersi attraverso le canzoni rock, le trasmissioni politiche fatte da studenti, i programmi notturni pieni di sogni e poesia.
Ogni nuova emittente era una sfida: al potere, alla censura, alla rassegnazione.
Ogni frequenza occupata era una conquista, ogni ascoltatore in più una piccola rivoluzione.
In quei microfoni artigianali si intrecciavano storie d’amore, di rabbia, di cambiamento. La radio diventava il battito di un paese che voleva smettere di essere spettatore e iniziare a essere protagonista.
E anche oggi, in un mondo iperconnesso e veloce, se chiudiamo gli occhi possiamo ancora sentire quelle onde ribelli attraversare il cielo, leggere e testarde come un sogno che non si vuole spegnere.