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Quest’anno Pino Daniele avrebbe compiuto 70 anni. A 10 anni dalla sua scomparsa, la città di Napoli festeggerà i 2.500 anni della sua fondazione, e “Napule è” sarà la sigla ufficiale. Ieri 4 Gennaio, inoltre, è uscito nei cinema il film “Nero a metà”. Ora anche un libro.
Quest’anno Pino Daniele avrebbe compiuto 70 anni. A 10 anni dalla sua scomparsa, la città di Napoli festeggerà i 2.500 anni della sua fondazione, e “Napule è” sarà la sigla ufficiale. Ieri 4 Gennaio, inoltre, è uscito nei cinema il film “Nero a metà”. Ora anche un libro.
“Pino Daniele: la storia mai raccontata”, è il libro di Joe Lodato e Franco Schipani, che hanno vissuto con Pino i suoi esordi, e sono stati protagonisti e testimoni oculari della sua storia, un libro che narra con dovizia di particolari e aneddoti il Pino Daniele sconosciuto: da turnista di studio allo stage del mitico concerto di Bob Marley nel 1980 allo Stadio San Siro di Milano. Il libro è ambientato tra Napoli e New York negli Anni ’70 e ’80 dove, grazie a fortunate coincidenze e destrezza manageriale, l’artista ebbe poi modo sviluppare la sua rivoluzione musicale. È la storia -dice Franco Schipani- di un ragazzo napoletano che con la sua anima e la sua musica ha conquistato il mondo.
Oggi il libro “Pino Daniele: la storia mai raccontata” è ai vertici della classifica Blues dei Best Seller Amazon già dal suo primo giorno di pubblicazione, il 6 Dicembre 2024. E’ stato scritto a quattro mani da Joe Lodato, storico Personal Manager di Pino, e da Franco Schipani, corrispondente dalla Rai di New York dagli Anni ’70 ai 2000. È stato pubblicato dalla Tempesta Editori, che da molti anni promuove titoli e autori di qualità. La sua collana Tritono è diretta dal fondatore Napule’s Power Renato Marengo, giornalista, scrittore, produttore discografico e operatore culturale.
“Franco e io – racconta Joe Lodato- avevamo in cantiere questo libro da prima della pandemia Covid. Che sia stato pubblicato oggi è solo un caso. Dopo aver lavorato in USA per oltre mezzo secolo con artisti Rhythm and Blues, Blues, Jazz e quant’altro, avevo già in mente di ritirarmi in Italia, anche perché l’attuale panorama musicale internazionale non mi stimola più: è un mondo nuovo al quale non sento più di appartenere. Quindi con Franco abbiamo trovato finalmente il tempo di buttare giù la versione definitiva”.
- “La storia mai raccontata” …Schifani, perché questo titolo?.
“A Napoli, negli Anni ’70 c’erano tanti grandi artisti che poi non ce l’hanno fatta: altri invece hanno faticato anni per farsi un nome. Adesso è facile dire che Pino, con il suo immenso talento, avrebbe comunque avuto successo: ma all’inizio della sua carriera ha rischiato di diventare un illustre sconosciuto, uno dei tanti. Con Joe Lodato abbiamo raccontato un periodo della vita di Pino sconosciuto, ricco di aneddoti inediti. Una storia che doveva essere raccontata, per capire meglio l’uomo e l ‘artista…”
-Joe Lodato, è vero che il successo di Pino Daniele è legato anche ad una serie di coincidenze assai fortunate?
All’inizio è stato così. Lino Vairetti degli Osanna, ricorda che a Napoli avevamo creato una sorta di “factory”, una famiglia artistica allargata, dove insieme a noi degli Osanna, Joe Lodato e Franco Schipani, sono stati testimoni e protagonisti di un nuovo movimento musicale. Noi presentammo Franco a Joe, e Franco fece conoscere a Joe Pino. Joe, si dedicò esclusivamente a lui, portandolo al successo che oggi tutti hanno davanti agli occhi. Dopo quasi mezzo secolo ci ritroviamo insieme a raccontare aneddoti e storie straordinarie di esperienze vissute. Dopo queste fortunate coincidenze, diventato legalmente Personal Manager di Pino, ho dovuto tirarmi su le maniche e mettere a frutto tutto ciò che avevo faticosamente imparato in USA sui contratti e la promozione discografica. Pino pensava che dopo un solo LP, “Terra mia”, la sua carriera fosse finita. La casa discografica non gli rispondeva neanche più al telefono. Si sentiva abbandonato, sconfitto, deluso, con un futuro incerto, in attesa solo che gli cancellassero il contratto. Poi tutto è cambiato….”
-Franco Schipani lei ha qualche altro ricordo legato a quella stagione?
“Ricordo, per esempio, che anche Renato Marengo è stato in qualche modo protagonista di quella stagione. Negli Anni ’70 stavo lanciando il mio Napule’s Power, per dare voce a un incredibile movimento artistico e culturale che stava nascendo a Napoli. Mentre già producevo NCCP, Roberto De Simone, Edoardo Bennato, Tony Esposito, Musicanova, un giorno Claudio Poggi venne a casa mia dicendomi “Ti faccio sentire un ragazzo unico, come autore, cantante, chitarrista”: Pino aveva 17 anni e lo trovai davvero eccezionale. Ma qualcuno dei miei artisti si mostrò molto geloso verso un nuovo cantautore napoletano che avrei prodotto o coprodotto. Quindi con grande piacere diedi una mano a Claudio con la EMI, caldeggiando fortemente un contratto per Pino, e Caudio produsse “Terra mia”, il primo LP di Pino. Il disco uscì ma, a un anno dalla pubblicazione, non succedeva più nulla. Poi arrivò Joe Lodato dagli USA e lo portò al successo: questa storia non è mai stata raccontata. Quindi non è neanche un caso che Joe e io abbiamo scelto la Tritono della Tempesta Editori per pubblicare il nostro libro, che è anche il primo di questa prestigiosa collana musicale”.
-Joe Lodato, è vero che Pino Daniele aveva alla fine un brutto carattere?
“Lo hanno chiesto anche a Pino in un paio di interviste. E lui ha detto che era vero. Ma se ci fate caso, dopo aver risposto, si è fatto un risolino sotto i baffi alla sua maniera. La verità è che Pino aveva un senso dell’umorismo particolare, se faceva una battuta e tu non la capivi non era colpa sua, e quindi non sprecava il suo tempo a spiegartela. Prima che diventasse famoso, andavamo spesso in un ristorante a Roma chiamato l’Aquila, dove eravamo di casa. Sulle pareti c’erano foto di sportivi, attori e cantanti famosi. Gli dissi che un giorno su quelle stesse pareti ci sarebbe stata anche la sua foto. Mi rispose che prima di scattare quella foto dovevo avvertirlo almeno un mese prima, così poteva fare una dieta. Non gli andava di restare li appeso per anni con il faccione grassoccio. Pino era così…
-Franco Schifani, è vero che lei ha portato e promosso a New York tanti altri artisti italiani dagli anni 70 al 2000, e fra questi tantissimi artisti napoletani?
“Tanti si, da Renato Zero ai Pooh. Ho prodotto “Buonasera Raffaella” della Carrà, promosso il primo concerto di Renzo Arbore e l’Orchestra Italiana al Radio City Music Hall. E poi l’arrivo al mitico Apollo Theatre di Harlem del Napule’s Power con la complicità di Renato Marengo. Anche Pino si è esibito all’ Apollo nel 2005: un evento storico, che ha fatto venire le lacrime agli occhi persino agli afroamericani. Con Pino ce la siamo veramente spassata. Lui era già famosissimo, ma godeva a essere uno qualsiasi in mezzo alla folla di Manhattan. Dopo un paio di giorni di shopping nei negozi di “cose” militari americane, dal coltello di Rambo agli anfibi Mad Max, una sera siamo andati da soli a farci una pizza da Kestè, su Bleecker Street, giù al Greenwich Village. I proprietari, napoletani, quando lo hanno visto entrare gli è preso un colpo. E si sono affrettati a suonare un CD di “Nero a metà”. Pino li ha pregati gentilmente di toglierlo e di mettere qualcosa di Carosone. Poi disse che “una pizza così neanche a Napoli” e regalò dei biglietti per il concerto all’ Apollo.
-Franco mi racconta di Pino Daniele che non sapeva cucinare?
Pino non riusciva a cucinare neanche un decente piatto di pasta. Ci provava, sperando che il suo DNA napoletano gli venisse in aiuto, ma i risultati erano sempre disastrosi. E noi dovevamo sempre trovare una buona scusa per non farglielo fare ! “Facciamo noi” gli dicevamo “che tu in cucina non sai dove stanno le cose!”. Allora lui si metteva sul divano, tirava fuori la chitarra e si metteva a suonare.