Previti: "Dalla mia gogna agli arresti di Toti. Giustizia troppo vicina alla politica"

Il Giornale.it ha recentemente intervistato l'ex ministro e senatore di Forza Italia, Cesare Previti, il quale ha ripercorso le sue esperienze personali e politiche, evidenziando il delicato rapporto tra giustizia e politica in Italia. La collega Hoara Borselli ha condotto l'intervista, durante la quale Previti ha condiviso le sue riflessioni sul passato e sul presente.

(Prima Pagina News)
Martedì 25 Giugno 2024
Roma - 25 giu 2024 (Prima Pagina News)

Il Giornale.it ha recentemente intervistato l'ex ministro e senatore di Forza Italia, Cesare Previti, il quale ha ripercorso le sue esperienze personali e politiche, evidenziando il delicato rapporto tra giustizia e politica in Italia. La collega Hoara Borselli ha condotto l'intervista, durante la quale Previti ha condiviso le sue riflessioni sul passato e sul presente.

Cesare Previti, quasi novantenne, è un avvocato di lungo corso ed è stato uno dei più stretti collaboratori di Silvio Berlusconi dagli anni Settanta fino alla nascita di Forza Italia. Ha ricoperto ruoli di parlamentare e ministro, ma è stato anche bersaglio delle procure, subendo processi e detenzioni che lo hanno segnato profondamente. In una recente intervista, ha rivelato che l'attacco della magistratura a Berlusconi e a lui stesso, nel 1994, coincise con l'intervento dell'allora presidente Oscar Luigi Scalfaro, come sostenuto dal cardinale Camillo Ruini.

Seduto alla scrivania del suo studio nel quartiere Prati di Roma, Previti riflette sulle rivelazioni di Ruini. "Per me non è una scoperta. Lo avevamo intuito. Sapevamo che Scalfaro era distante da noi, anche se apparentemente ci trattava con rispetto. Berlusconi propose il mio nome come ministro della Giustizia. Avevo un progetto di riforma molto profondo, mirato a porre fine alle deviazioni di Mani Pulite, che con il tempo si è rivelato essere un vero colpo di stato. La magistratura si era 'comunistizzata'. Volevo ristabilire il diritto, non perché fossi fascista, ma perché ritenevo che la giustizia fosse un pilastro della società".

 Previti ricorda con amarezza il veto di Scalfaro, che portò alla sua nomina come ministro della Difesa invece che alla Giustizia. Nonostante la delusione, Previti si dedicò con impegno al nuovo incarico, ma è convinto che le riforme che voleva attuare nel settore giudiziario fossero fondamentali per mantenere la magistratura lontana dalla politica, un obiettivo ancora rilevante oggi. Parlando delle sue esperienze passate, Previti ricorda con dolore la gogna mediatica e giudiziaria che subì.

"Mi sono trovato indagato e aggredito da tutti. Le TV e i giornali avversari del governo non mi davano tregua. Era una persecuzione. Ho dovuto difendermi da accuse false, che continuavano a cambiare. Alla fine, grazie all'indulto e al supporto della mia famiglia, sono riuscito a evitare una lunga detenzione, ma le cicatrici restano".

 Previti si esprime anche sul caso Toti, considerandolo una violazione delle regole del diritto. "L'accusa non è identificata eppure è agli arresti domiciliari. È normale che un presidente di regione abbia rapporti con i personaggi dell'economia".

Riflettendo sulla sua amicizia con Berlusconi, Previti racconta come il loro rapporto sia nato negli anni Sessanta per motivi di affari, ma si sia sviluppato in una forte amicizia. Quando Berlusconi decise di entrare in politica, Previti fu coinvolto, trovandosi eletto senatore con un'enorme quantità di voti. 

Infine, Previti descrive le dinamiche politiche degli anni Novanta, ricordando personaggi come Umberto Bossi e Gianfranco Fini. Nonostante le tensioni iniziali, riuscirono a collaborare per formare il governo, anche se i rapporti personali rimasero tesi. Cesare Previti continua a osservare con occhio critico il rapporto tra politica e giustizia in Italia, denunciando quello che ritiene un eccessivo coinvolgimento della magistratura nelle vicende politiche del Paese.


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