Ragusa. Ibla Meeting Art 3

La festa dell’Arte, nata per volere di Amedeo Fusco,  si celebra di rito nell’imminenza della primavera, quando anche i colori dell’anima si rigenerano e, dal dormiveglia si ridestano anche i sospiri del cuore.

(Prima Pagina News)
Lunedì 07 Aprile 2025
Ragusa - 07 apr 2025 (Prima Pagina News)

La festa dell’Arte, nata per volere di Amedeo Fusco,  si celebra di rito nell’imminenza della primavera, quando anche i colori dell’anima si rigenerano e, dal dormiveglia si ridestano anche i sospiri del cuore.

Ragusa. Ibla Meeting Art 3
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Tornare a Ibla per riandare incontro a quello straordinario barocco siciliano, che porta sempre un riflesso d'Orientee ritrovare, ancora una volta, tanta umanità legata strettamente al mondo di tutte le arti , pronta, reattiva, tutti in scena per Ibla Meeting Art3; la festa dell’Arte, nata per volere di Amedeo Fusco, che si celebra di rito, nell’imminenza della primavera, quando anche i colori dell’anima si rigenerano e, dal dormiveglia si ridestano anche i sospiri del cuore.

 

Oggi Ibla, si è vestita di nuovo; “l’alba è una specie di sbiancare del cielo; una specie di rinnovamento. Un altro giorno; un altro venerdì; un altro venti di marzo… Un altro risveglio generale… Sì, questo è l’eterno rinnovamento, l’incessante sorgere e ricadere, e cadere e risorgere». La descrizione armoniosa, che somiglia al preludio di una bella suite; coinvolgente, capace di ridestare ogni anima assopita e scoraggiata dalla vita. Singolare e struggente è, la metrica de le “Onde”, opera che appartiene alla prosa, di Virginia Wolf.

 

Le parole che hanno flebili suoni e i profumi di prato, sono persuasive e suadenti, ora poi qui a Ibla s’alza e soffia leggera, una brezza che spira dal mare; da lontano s’ode il canto dei venti e l’onda fugace scopre perle nascoste, incastonate nella terra e nei versi, che il poeta declama per lenire gli affanni del cuore.

 

Tutto prende forma, appare un quadro che, apre a «giardini, simili a donne, che sembrano acconciarsi per le feste d’estate”.

 

Primavera d’intorno accende la scena, adesso c’è “una bellissima fanciulla che sparge fiori a terra”.

 

Ibla, del resto, appartiene da secoli alla sua Dea, la grande Madre signora della primavera. Eccola allora, la “perla” che compare fra il verde intenso del prato, ha un cuore caldo, giallo come il sole, rigoglioso come le messi del grano e, sulla corolla ha una corona nuova, la regina promessa è “margherita”.

 

La leggenda racconta di un tempo in cui le margheritine comparivano per i fioretti dei bimbi più buoni. In quel tempo, un giovane angelo, dopo averle raccolte, le stava portando in dono a Gesù, ma per disattenzione, proprio quando era sui sentieri celesti qui sopra il cielo di Ibla, gli sfuggirono dalla sacca che aveva a tracolla e, quella volta caddero tutte sulla terra. Fu un fiume impetuoso, uno scintillio d’oro in candidi fiocchi, come il discender della neve sui campi e, allora colline e montagne si vestirono a festa.

 

Fiorellini dal cuore giallo con un ciuffo di petali bianchi orlati di rosa, d’incantesimo s’aprirono all’unisono per proseguire a mostrare colore e candore dell’ultima neve.

 

Margherita è proprio in questi giorni che si fa bella e, “quando è più bella, tanto è più gradita”. In un baleno, come le messi di grano, mille e mille sorelle che si sono messe a ondeggiare nel vento, ora adornano le terre di Ibla, proprio prima della prossima di Pasqua. Un concerto corale, fatto di danze infinite, di acrobazie di petali e fiocchi che agghindano e riempiono ogni manto verde del prato e, stellano ogni roccia scoscesa. Sono fiori delicati, giunti dal giardino di Dio, che ora trovano posto nelle terre vicine più prossime al mare, sui dolci pendii abitati da questa bella umanità della terra fin dal tempo di Eschilo e del Mito di Apollo.

 

Le margherite, stelle cadute dal firmamento, ora si rimirano nello specchio di questo cielo capovolto.

 

Fiori dell’amore eterno, quello che mai scompare, piccole decorazioni sui fianchi della nostra vita, utili a lenire i lividi sull’anima; fiori umili e semplici, posti accanto ai nostri piedi, vicino, vicino, alla nostra insicurezza, pronte a rischiarare le ombre di ogni insorgente paura.

A Ibla, a ridosso del periodo Pasquale, anche la natura si appresta a celebrare la sua liturgia, è il ritorno, l’incanto ritrovato, l’eleganza di questi piccoli fiori, i colori della distesa dei campi agghindati, il rosso acceso dei papaveri, l’arcobaleno dei tulipani, il profumo dei gelsomini, l’odore del biancospino e degli alberi di pesco; lo splendore chiaro del ciliegio vulcanico della terra di Trinacria.

 

Oggi, spirano brezze che smuovono mondi invisibili, nell’annunciare la nuova primavera: bambini vocianti, sogni e speranze e, nuovi affacci dalle terrazze del mondo.

 

A Ibla abbiamo visto schiudersi mille e mille boccioli, nei luoghi più improbabili, sul ciglio della strada, fra gli spacchi del bitume e, soprattutto nelle crepe del cuore scoraggiato di tanti “fratelli”.

 

Allora, stretti insieme, abbiamo cercato vigore negli abbracci e nella forza dell’amore, per continuare a sconfiggere le insidie d’ogni mostro disumano e rabbioso.

 

Abbiamo spalancato le finestre alla primavera, al suo eterno ritorno, dopo il letargo e l’assenza, abbiamo celebrato la vita che ora, rinasce e si rinnova”.

 

A noi – per il momento – non è dato conoscere l’alfabeto segreto della stagione, non conosciamo completamente il messaggio dell’angelo distratto, né sappiamo cosa nasconde la sua semina celestiale di quelle margherite perdute; certo è che come: vento, acqua, insetti e uccelli hanno poi contribuito a imperlare le terre del mondo, così – è successo e succede tutt’ora anche agli uomini e alle donne di questa terra –  popolo che, per qualche inesplicabile disegno divino, ha seguito il corso dei fiumi e ha attraversato l’impeto del mare, per poi impreziosire nuovi mondi e le culture vicine e lontane.

 

Questa è anche la storia di Amedeo Fusco, emigrante figlio del mondo, che nel suo viaggio fra le latitudini e le longitudini, oggi si è spinto più a Sud del suo Sud.

 

Amedeo Fusco è testimonianza concreta dell’antica filosofia di Lucio Anneo Seneca: “Nessuna terra è luogo d’esilio, ma una seconda patria”. Patria e nuova casa è Ragusa e, la “sua” Ibla dove, è arrivato con Gilberto il giovane figliolo.

 

Qui a Ibla, Amedeo ha incarnato l’immagine del migrante di deamicisiana memoria. “Vanno coi figli come un gran tesoro/Celando in petto una moneta d’oro,/Frutto segreto d’infiniti stenti…”.

 

“Partire è la più bella e la più coraggiosa di tutte le azioni. Una gioia egoistica forse, ma una gioia, per colui che sa dare valore alla libertà. Essere soli, senza bisogni, sconosciuti, stranieri e tuttavia sentirsi a casa ovunque, e partire alla conquista del mondo”.

 

Ragusa era ed è, unica occasione per tentare ancora di ricucire i brandelli di questa sua giovane vita, provata fortemente dalla grande sofferenza, spezzata da un dolore inenarrabile e crudele.

 

E, allora è davvero necessario ritrovarsi, provare ancora a spiegare le ali per tentare volare e, seguire con gli occhi le evoluzioni di quell’airone quasi sospeso nel cielo, sdraiarsi sopra l'erba ad ascoltare ogni suono di questa opera senza tempo, al ritmo delle pulsazioni del cuore.

 

Amedeo è pronto, pronto a recitare ogni ruolo, ad allestire ogni scena; pur di riuscire a conciliare le aspettative dei suoi amici Iblei dà vita a una miscellanea kermesse colma di spettacolo e cultura, anzi un misto di culture dove l’erudito e il popolare trovano parole ed emozioni comuni. “Mater artium necessitas”: menestrello, reattivo, attore, narratore con la gente, fra la gente, per il popolo Ibleo, a montare e rimontare i pezzetti del suo empireo; scelta la “stella” guida ferma e rilucente in mezzo al cielo, crea, modella, inventa e cerca cuori e anime da unire; tutto ordina e, tutto poi fa girare attorno, fra nenie di bambini, overture, cantate, balletti, teatro, poesia narrazioni e viaggi, tutto come un infinito girotondo.

 

Lascia che ognuno rimiri il suo piccolo “cielo”, in silenzio con occhi e naso rivolti all’insù, come se l’incontro fosse davvero una preghiera laica, ma preghiera.

 

Ogni sua azione è allestire un corteo di stelle come coriandoli vaganti: centomila stelle messe tutte in fila, lì davanti a quella luna muta e, tutti – gli altri - intenti a dispiegar gomitoli di fili, in lungo e in largo, fino alle soglie della vita, come Teseo fino alle finestre della sua amata “AriAnna”.

 

Succede poi, anche agli angeli distratti, ai messaggeri impegnati nell’eterna corsa della missione celeste, che in quell’andirivieni fra sentieri, galassie e universi lontani, lontani, capiti che trascinando addosso il “peso” dell’amore e del sommo bene; oltre che a riversare sulla terra fiori e margherite, spesso succede che ai messaggeri divini gocciolino polveri, stille mute d’ogni tempo, ammassi di ricordi interrotti, fortemente appartenuti alle creature celesti, ultime giunte al cospetto di Dio.

 

Sono come gli ultrasuoni, ricchezze misteriose, messaggi impercettibili e ignoti, che scendono sino a noi robusti e ricchi, sempreverdi come l’edera; ritornano piano per riaccendere la luce, per fugare il buio che s’annida in ogni cuore.

 

Sono nuova fonte fresca, che alimenta la vita sulla terra, humus fertile per la creatività; energia che asseconda, poi supera, trasforma e allevia l’umana inquietudine, i dolori e i male della vita.

 

Non ci crederete ma molte volte spetta proprio a un “dettaglio di polvere sull’orlo”, tocca al più minuscolo granello, lambire il bacino della luce o, capita alla cenere «addormentata sulla soglia», sono inconfondibili segni, tutto un ribadire quell’aspetto oscuro, quell’amore oltre l’amore, quel “percepire l’essere” nel vuoto, e a nostra volta, l’essere percepiti senza sostanza e senza corpo. Fusco innesca un circolo virtuoso «leggero, necessario per l’anima, libero e ricco», un’azione offerta a medicamento d’ogni pena a integrazione d’ogni vita.

 

Superlativa la colonna sonora, straordinari gli interpreti che hanno animato la tre giorni di questa terza edizione di Ibla Meeting Art.

 

Coinvolgente, permeante, l’umanità, la carica espressiva e la conoscenza delle tradizioni e del pensiero che appartiene alle terre del mezzogiorno, nella straordinaria narrazione orale e canora del cantautore evergreen Mimmo Cavallo; sorprendente, al di fuori del comune, la performance per voce e chitarra di Beppe Dettori – ex Tazenda –. Singolare, personalissima la proposizione delle grandi melodie popolari che appartengono alla cultura e ai più grandi interpreti della tradizione sarda e ancora l’intensa testimonianza, per la storia della musica italiana, di Bernardo Lanzetti ex PFM.

 

Fascinoso e attrattivo il racconto degli accadimenti più tragici di Sicilia, alla maniera dei Cantastorie di Peppino Castello, poi la seduzione della voce, e la narrazione delle epiche e delle storie appartenute alla colonna sonora delle opere teatrali di Walter Manfrè, da parte di Carlo Muratori e, ancora tutti gli autori dei tanti libri presentati quest’anno e, dei loro validissimi interlocutori dialoganti.

 

Menzione di merito spetta anche agli artisti, ai pittori, agli scultori e ai fotografi. Per la chiusura dell’Evento di quest’anno 2025 ha portato la sua testimonianza di vita, l’anchorman della Televisione Tony Capuozzo in un originalissimo colloquio a tre con lo stesso Amedeo Fusco e il Direttore Vincenzo Floccari.

 

A Lucio Morando va il riconoscimento per la presentazione della prima opera composita, componibile e scomponibile in infinite forme. Un progetto unico ove ogni spettatore, a piacimento, può intervenire sulla sua grande opera, che è una specie di superamento delle regole fisse dei vecchi puzzle, fatto da quaranta “mattonelle” a colori che si combinano all’infinito. Uno stato di quella inquietudine umana mobile, variabile, modificabile nei temi, nelle figurazioni e nei cromatismi. Una bella celebrazione per la straordinaria vita di artista estroso e innovativo. Gradevolissime le irruzioni poetiche e artistiche di Gianni Pellegrino attore e, attuale “Re del Peperoncino” della città di Diamante, la perla della riviera “dei Cedri”; piacevole e sempre speciale il rinnovarsi dell’incontro con due “amici” speciali, che fanno parte integrante della talentuosa espressività poetica Iblea, che sono gli artisti Sergio Cimbali e Annalisa Cavallo.

 

Ogni evento ha avuto il suo tormentone letterario che si ripete – oramai in coro - da tre anni a questa parte: “Sostenere la cultura è cultura”! Ibla Meeting Art3 Intensa e bella: “La vera festa dell'arte” a Ragusa.

 

Degno di nota a conclusione dell’evento di quest’anno, anche il saluto individuale a tutti i presenti, un momento unico, intenso, commovente; un grande abbraccio condiviso, uno stringere corpi e anime dell’umanità qui presente a Ibla. L’annunciato carico ed elettrico “Arrivederci”, possiede già la forza dell’attesa, per la prossima edizione – che si celebrerà nuovamente a fine marzo del prossimo anno – ancora con Amedeo Fusco e Ibla Meeting Art 4, sempre in compagnia di questo singolarissimo gruppo che è la bella famiglia degli artisti, dei letterati, degli uomini dello spettacolo, di questa umanità sensibile all’Arte e, di questa gente che: continua a remare controvento, fra terre e acque dei Ciclopi, per
sognare e cercare ancora terre e acque di un mondo migliore. (rs)


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