Rapporto AlmaLaurea: laureati più selettivi nella scelta del lavoro, vogliono retribuzione adeguata

Aumentano i tirocini e la mobilità internazionale dei laureati, in crescita i contratti a tempo indeterminato.

(Prima Pagina News)
Giovedì 13 Giugno 2024
Trieste - 13 giu 2024 (Prima Pagina News)

Aumentano i tirocini e la mobilità internazionale dei laureati, in crescita i contratti a tempo indeterminato.

Il XXVI Rapporto AlmaLaurea sul Profilo e sulla Condizione occupazionale dei laureati è stato presentato oggi, 13 giugno 2024, presso l’Aula Magna dell’Università degli Studi di Trieste, nell’ambito del convegno Laureati e dimensioni internazionali: dall’università al mercato del lavoro, organizzato con il Ministero dell'Università e della Ricerca e con il patrocinio della CRUI - Conferenza dei Rettori delle Università Italiane.

L’evento è stato aperto dai saluti di benvenuto del Rettore dell'Università degli Studi di Trieste Roberto Di Lenarda, della Direttrice generale delle istituzioni della formazione superiore del MUR Marcella Gargano, dell’Assessore al Lavoro, Formazione, Istruzione, Ricerca, Università e Famiglia della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia Alessia Rosolen e del Presidente di AlmaLaurea Ivano Dionigi.

Nel corso del convegno, la Direttrice di AlmaLaurea Marina Timoteo ha presentato il Rapporto AlmaLaurea 2024 su Profilo e Condizione occupazionale dei laureati, giunto alla XXVI edizione. Il Rapporto 2024 sul Profilo dei Laureati di 78 atenei, degli 82 aderenti ad AlmaLaurea, si basa su una rilevazione che coinvolge circa 300 mila laureati del 2023 e, grazie all’elaborazione delle risposte ricevute dai laureati che hanno partecipato alla rilevazione, restituisce un’approfondita fotografia delle loro principali caratteristiche.

Il Rapporto 2024 sulla Condizione occupazionale dei laureati ha coinvolto circa 660 mila laureati di 78 atenei; in particolare ha fotografato la condizione occupazionale a uno, tre e cinque anni dal conseguimento della laurea.

Tra i risultati più rilevanti dell’indagine sul Profilo dei laureati si evidenziano i giudizi che hanno rilasciato i laureati coinvolti nelle rilevazioni di AlmaLaurea e che indicano una generale soddisfazione per i diversi aspetti dell’esperienza di studio compiuta, indipendentemente dal tipo di corso concluso.

In particolare, l’88,7% dei laureati si dichiara soddisfatto dei rapporti con il personale docente e l’82,8% dell’adeguatezza delle aule. Un elemento di sintesi dei vari aspetti dell’esperienza universitaria è rappresentato dalla soddisfazione complessiva per il corso di laurea, rispetto al quale il 90,5% dei laureati si dichiara soddisfatto (nel 2013 era pari all’86,0%).

Rispetto al percorso universitario intrapreso, va sottolineato un giudizio positivo, evidenziato da quel 72,1% dell’intera popolazione raggiunta da AlmaLaurea che confermerebbe la scelta sia del corso sia dell’ateneo, quota in crescita rispetto al 2013 (66,9%). Entrando più nel dettaglio, emerge che l’8,9% dei laureati confermerebbe l’ateneo ma si indirizzerebbe verso un altro corso, il 10,8% seguirebbe lo stesso corso ma in altro ateneo, il 5,4% cambierebbe sia corso sia sede e solo il 2,4% non si iscriverebbe più all’università (per i magistrali biennali si fa riferimento al solo biennio conclusivo).

Nel 2023 si conferma la ripresa delle esperienze di tirocinio curriculare, che riguardano il 60,7% dei laureati. Nel 2013 coinvolgevano il 56,9% dei laureati e, dopo alcuni anni di sostanziale stabilità, dal 2015 si è evidenziata una costante crescita durata fino al 2019 (portando tale quota al 59,9%), cui è seguita un’apprezzabile contrazione (di quasi 3 punti percentuali) tra il 2020 e il 2021, verosimilmente imputabile alla situazione pandemica.

Dal 2022 la quota di laureati con questa esperienza è tornata a crescere (nel 2023 è cresciuta di quasi 4 punti percentuali rispetto al 2021). La soddisfazione per l’esperienza di tirocinio curriculare riguarda il 94,3% dei laureati. Inoltre, chi ha svolto un tirocinio curriculare ha il 6,6% di probabilità in più di essere occupato a un anno dal conseguimento del titolo rispetto a chi non ha svolto tale tipo di attività.

Il Profilo dei laureati 2023 conferma che la mobilità per ragioni di studio è in tendenziale aumento e che su tale fenomeno esercita un peso rilevante la ripartizione geografica di conseguimento del diploma. Le migrazioni per ragioni di studio, infatti, hanno una direzione molto chiara, quasi sempre dal Mezzogiorno al Centro-Nord: il 28,5% dei laureati che ha conseguito il diploma al Mezzogiorno ha scelto un ateneo di una ripartizione geografica diversa (quota, tra l’altro, in costante aumento, era il 23,2% nel 2013), rispetto al 14,5% di chi ha conseguito il diploma al Centro e al 4,0% di chi ha conseguito il diploma al Nord.

Si conferma, inoltre, la maggiore propensione alla mobilità per ragioni di studio dei laureati che provengono da contesti più favoriti: concentrando l’attenzione sul flusso dei laureati del Mezzogiorno che si spostano in atenei del Centro-Nord, tale quota oscilla tra il 33,5% di chi proviene da contesti più favoriti e il 23,6% di chi invece proviene da contesti meno favoriti. L’età alla laurea, per il complesso dei laureati nel 2023, è pari a 25,7 anni (con evidenti differenze in funzione del tipo di corso di studio: 24,5 anni per i laureati di primo livello, 27,1 per i laureati magistrali a ciclo unico e 27,2 per i laureati magistrali biennali). L’età alla laurea si è ridotta in misura apprezzabile negli ultimi anni (era 26,6 anni nel 2013), anche se nell’ultimo anno la decrescita si è arrestata (+0,1 anni rispetto al 2022).

La regolarità negli studi, che misura la capacità di concludere il corso di laurea nei tempi previsti dagli ordinamenti, riguarda il 61,5% dei laureati del 2023. Fino al 2022 si è registrato un miglioramento costante e marcato della regolarità negli studi (anche per effetto della proroga della chiusura dell’anno accademico concessa agli studenti per l’emergenza Covid-19); nel 2023 si è però assistito, per la prima volta dopo 12 anni, a un lieve ridimensionamento della quota di laureati regolari (-1,0 punto percentuale rispetto al 2022, nonostante la conferma della proroga della chiusura dell’anno accademico).

L’indagine sulla Condizione occupazionale dei laureati conferma l’elevata propensione dei laureati di primo livello a proseguire i propri studi iscrivendosi a un corso di laurea di secondo livello. Tale scelta coinvolge, nel 2023, il 68,1% degli intervistati a un anno dal conseguimento del titolo; si tratta di un valore in ripresa rispetto a quanto osservato nel 2022 (+0,9 punti percentuali). L’aumento è di ben 12,9 punti percentuali rispetto al 2014, anno in cui, secondo le indagini di AlmaLaurea, si è registrato il tasso di prosecuzione degli studi più contenuto nel periodo di osservazione 2008-2023.

Tenuto conto di queste evidenze, al fine di monitorare in misura più adeguata gli esiti occupazionali dei laureati, tra quelli di primo livello si è ritenuto opportuno circoscrivere l’analisi a coloro che, dopo il conseguimento del titolo, non si sono iscritti a un altro corso di laurea (31,0% osservato nel 2023 a un anno dalla laurea).

I principali indicatori occupazionali esaminati registrano una riduzione del tasso di occupazione, di poco superiore a 1 punto percentuale tra i neolaureati: nel 2023, il tasso di occupazione è pari, a un anno dal conseguimento del titolo, al 74,1% tra i laureati di primo livello e al 75,7% tra i laureati di secondo livello (-1,3 e -1,4 punti percentuali rispetto al 2022).

Di diverso segno il dato sul tasso di occupazione dei laureati di primo livello a cinque anni dal conseguimento del titolo che, nel 2023, è pari al 93,6% e che risulta in aumento di 1,5 punti percentuali rispetto al 2022, raggiungendo così il più alto valore osservato in oltre un decennio. Si registra invece un lieve calo dell’occupazione per i laureati di secondo livello a cinque anni dal titolo (-0,5 punti percentuali rispetto al 2022), tra i quali il tasso di occupazione è pari all’88,2%.

È opportuno sottolineare, comunque, che per tutte le popolazioni in esame, i livelli occupazionali del 2023 rimangono più elevati, o in linea, rispetto a quelli osservati negli anni immediatamente precedenti la pandemia. I dati sull’occupazione vanno letti anche alla luce dell’evolversi di un diverso approccio dei laureati nei confronti della ricerca del lavoro.

I dati di AlmaLaurea evidenziano infatti una loro maggiore selettività: in particolare, i laureati sono sempre meno disponibili ad accettare lavori a basso reddito o non coerenti con il proprio percorso formativo.

A un anno dal titolo, infatti, tra i laureati di primo e di secondo livello, non occupati e in cerca di lavoro, la quota di chi accetterebbe una retribuzione al più di 1.250 euro è pari, rispettivamente, al 38,1% e al 32,9%; tali valori risultano in calo, nell’ultimo anno, rispettivamente, di 8,9 e di 6,8 punti percentuali. Inoltre, si dichiara disponibile ad accettare un lavoro non coerente con gli studi il 76,9% dei laureati di primo livello e il 73,0% di quelli di secondo livello; anche in tal caso si tratta di valori in calo, nell’ultimo anno, rispettivamente di 5,9 e di 3,0 punti percentuali.

Rispetto alle caratteristiche del lavoro svolto, è importante evidenziare l’aumento dei livelli di efficacia della laurea, che combina l’utilizzo, nel lavoro, delle competenze acquisite all’università e la richiesta, formale e sostanziale, del titolo per l’esercizio della propria attività.

Tra i neolaureati il titolo è “molto efficace o efficace” per il 61,7% degli occupati di primo livello e per il 69,5% di quelli di secondo livello (valori in aumento, nell’ultimo anno, rispettivamente di 2,4 punti percentuali e di 0,8 punti). A cinque anni dal titolo i livelli di efficacia si attestano, rispettivamente, al 69,4% e al 75,7% degli occupati di primo e di secondo livello (rispettivamente, +1,8 punti percentuali e +3,0 punti, nell’ultimo anno); tale andamento conferma il trend di lento miglioramento registrato negli ultimi anni, tanto da raggiungere nel 2023 i più alti livelli di efficacia osservati nel periodo in esame. I livelli retributivi dei laureati, osservati nel 2023, risultano in crescita in termini nominali, ossia considerando i valori effettivamente raccolti dalle dichiarazioni dei laureati nelle interviste.

Tuttavia, tenendo conto del mutato potere d’acquisto, il quadro restituito si modifica a causa dei livelli di inflazione che hanno caratterizzato anche il 2023: in termini reali, infatti, i livelli retributivi hanno subìto nel 2023 una contrazione generalizzata, confermando il quadro, già evidenziato lo scorso anno, di controtendenza rispetto agli aumenti registrati fino al 2021.

A un anno dal titolo, la retribuzione mensile netta è, in media, pari a 1.384 euro per i laureati di primo livello e a 1.432 euro per i laureati di secondo livello, in calo, in termini reali, dell’1,4% per i laureati di primo livello e dello 0,5% per quelli di secondo livello rispetto al 2022. A cinque anni dal conseguimento del titolo la retribuzione mensile netta è pari a 1.706 euro per i laureati di primo livello e a 1.768 euro per quelli di secondo livello; anche in tal caso, tali valori figurano in diminuzione, in termini reali, rispetto all’analoga rilevazione del 2022: -1,0% per i laureati di primo livello e -1,2% per quelli di secondo livello.


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