ReportCalcio. Gravina: "Evidenzia senza filtri punti di forza e criticità del sistema" (1)

Il presidente federale ha illustrato su Vivo Azzurro Tv il rapporto annuale sul calcio italiano e internazionale sviluppato dal Centro Studi Figc in collaborazione con Arel e PwC Italia.

(Prima Pagina News)
Mercoledì 07 Agosto 2024
Roma - 07 ago 2024 (Prima Pagina News)

Il presidente federale ha illustrato su Vivo Azzurro Tv il rapporto annuale sul calcio italiano e internazionale sviluppato dal Centro Studi Figc in collaborazione con Arel e PwC Italia.

Quasi 300mila calciatori tesserati in più rispetto al periodo Covid, un impatto sul pil di 11,3 miliardi e quasi 130mila Unità Lavorative Annue attivate. Questi alcuni dei dati più rilevanti che emergono dalla 14ª edizione del ReportCalcio, il rapporto annuale sul calcio italiano e internazionale sviluppato dal Centro Studi FIGC in collaborazione con AREL (Agenzia di Ricerche e Legislazione) e PwC Italia.

Un percorso virtuoso avviato dal 2011, con oltre 2.500 pagine prodotte nella versione italiana e inglese, insieme ai video riassuntivi dei principali highlights della pubblicazione, che si pone l’obiettivo di valorizzare il pilastro della trasparenza e costruire un patrimonio di numeri, dati e trend di valore strategico, un importante valore su cui costruire i programmi di crescita e sviluppo del calcio italiano.

Gli argomenti del ReportCalcio sono molteplici e rispecchiano la crescente multidimensionalità del calcio italiano: i tesserati, le Nazionali, il calcio professionistico, i confronti con l’estero, gli stadi e il fondamentale settore del calcio dilettantistico e giovanile. Il tutto insieme alla principale novità di questa edizione, il primo completo studio sull’impatto diretto, indiretto e indotto prodotto dal calcio italiano, che conferma quanto questo sport rappresenti un fondamentale asset strategico del Sistema Paese, a livello sportivo, economico, fiscale ma anche e soprattutto a livello sociale.

L’obiettivo del ReportCalcio è sempre più quello di rappresentare uno strumento strategico per accompagnare e sostenere i processi decisionali del Sistema Calcio, al fine di costruire un nuovo percorso, ambizioso ma realizzabile: coniugare la dimensione della crescita con quella dello sviluppo sostenibile, rafforzando, in parallelo, la competitività internazionale del calcio italiano.

Pubblicato sul sito della Federazione, il ReportCalcio è stato presentato su Vivo Azzurro TV in uno speciale condotto da Angela Pedrini con gli interventi del presidente della FIGC Gabriele Gravina, di Federico Mussi (partner PwC), dell'editorialista del Corriere dello Sport e manager Alessandro Giudice e del giornalista di Radio 24 e Panorama Giovanni Capuano.

“ReportCalcio è l’enciclopedia del calcio italiano – dichiara il presidente della FIGC Gabriele Gravina –; grazie ad un’attività di ricerca di altissima qualità e ad una scrupolosa profondità di analisi portata avanti insieme ad Arel e PwC, che ringrazio, evidenziamo i punti di forza e le criticità del sistema senza filtri e con la massima trasparenza. In estrema sintesi, l’attività di formazione coi giovani e quella volontaristica in ambito dilettantistico, cui si sommano le numerose progettualità nel campo della sostenibilità integrale, generano condivisione, benessere, partecipazione e cultura, nonché un indotto economico rilevante, cui abbiamo dedicato un apposito studio per la prima volta in questa edizione. I dati negativi, invece, riguardano il profilo economico-finanziario, laddove, seppur con segnali più incoraggianti rispetto agli ultimi anni, persiste una situazione molto delicata. In questo settore, la FIGC ha intrapreso una strada virtuosa che però non può essere davvero esaustiva se la necessità di trovare un sostanziale equilibrio tra costi e ricavi non diventa una scelta consapevole e definitiva da parte dei Club professionistici”.

“Nella stagione sportiva 2022-2023 - spiega Federico Mussi, Partner di PwC - il valore della produzione aggregata del calcio professionistico è aumentato del 24% rispetto alla stagione precedente, raggiungendo 4,3 miliardi di euro rispetto ai 3,4 della stagione precedente. Questo risultato è stato positivamente influenzato dalle eccellenti performance sportive di diversi club italiani nelle competizioni europee, che hanno contribuito all’aumento dei ricavi provenienti dai diritti televisivi, da ticketing, da sponsor e attività commerciali. Tuttavia, parallelamente alla crescita dei ricavi, i costi di produzione hanno registrato un trend in continua crescita, raggiungendo i 4,9 miliardi di euro (in aumento del 5,5% rispetto alla stagione precedente). Questi costi sono caratterizzati, in linea con le stagioni precedenti, da un'elevata incidenza dei costi del personale tesserato, che rappresentano circa il 70% dei ricavi caratteristici (escluse plusvalenze). In considerazione di quanto sopra, nella stagione sportiva 2022-2023, il settore ha registrato un disavanzo economico aggregato pari a 0,9 miliardi di euro (con una perdita aggregata di quasi 5 miliardi di euro nelle ultime 5 stagioni). A questo disavanzo contribuiscono per circa un terzo i principali club (quelli che hanno partecipato alle coppe europee), a conferma di quanto i risultati sportivi rappresentino sicuramente un driver fondamentale per il miglioramento degli indicatori economici ma che l’obiettivo di una sostenibilità economico-finanziaria strutturale appare sempre più legata alla necessità di implementare modelli di business virtuosi indirizzati ad una strategia di medio lungo termine, a un più “equilibrato” mix di ricavi tra ricavi da diritti TV, ricavi commerciali (incluso merchandising e e-commerce) e ricavi da stadio, a un migliore sfruttamento dei marchi e maggiori investimenti per la valorizzazione dei giovani talenti. Modelli di business virtuosi che contribuirebbero non solo a una maggiore sostenibilità economico-finanziaria ma anche a dare maggiore credibilità a un settore che necessita del supporto delle istituzioni (governative, istituzionali e finanziarie) per pianificare e realizzare investimenti di medio lungo periodo (in primis gli investimenti infrastrutturali in nuovi stadi)”.

Il fatto che il calcio italiano costituisca un patrimonio del nostro Paese può essere illustrato con diversi numeri e indicatori. A cominciare dalla dimensione sportiva; i calciatori tesserati per la FIGC nel 2022-2023 ammontano ad 1,1 milioni, mentre i tesserati totali (calciatori, tecnici, arbitri e dirigenti) ad oltre 1,4 milioni, dato in significativa ripresa dopo l’emergenza sanitaria (i soli giocatori sono aumentati di circa 270.000 rispetto al periodo più intenso di impatto del COVID-19). La FIGC rappresenterebbe il secondo 'comune' in Italia in termini di popolazione, mentre i tesserati per l’attività giovanile sono quasi 900.000 (oltre un ragazzo italiano su 5). Nel nostro Paese, inoltre, ogni 58 secondi si gioca una partita ufficiale, per un totale di circa 550.000, all’interno di quasi 13.000 campi da gioco.

Questi numeri confermano un primo segnale importante; ovvero il fatto che il calcio, troppo spesso visto con lo stereotipo unicamente del business e del giro d’affari, rappresenta anche e soprattutto uno straordinario fattore positivo di socialità, sviluppo sostenibile, inclusione, integrazione e pari opportunità, come ulteriormente approfondito da alcuni indicatori:

  • Il calcio come strumento educativo: circa un milione di studenti coinvolti nelle iniziative svolte negli Istituti Scolastici dalla FIGC tra il 2016 e il 2024 (attività sportiva e socio-educativa). Numeri che pongono la FIGC tra le primarie organizzazioni sportive del Paese e tra le principali Federazioni calcistiche europee per quanto concerne il coinvolgimento dei giovani in ambito scolastico.
  • Un importante fattore di integrazione: 74.917 calciatori tesserati nati all’estero (+69% vs 2009-2010), provenienti da 154 diverse nazioni, con programmi di accoglienza e progetti sportivi dedicati svolti a favore dei rifugiati e richiedenti asilo (es. Ucraina e Afghanistan).
  • Uno strumento di inclusione: la FIGC rappresenta la prima federazione sportiva al mondo ad aver istituito al suo interno una Divisione per l’attività paralimpica e sperimentale, avviando così un percorso che rappresenta un cambiamento culturale e sociale. Nel 2023-2024 sono quasi 4.000 i tesserati per la Divisione Calcio Paralimpico e Sperimentale (+99% vs periodo COVID-19), con lo svolgimento di attività per calciatori e calciatrici con disabilità cognitive e patologie psichiatriche.
  • L’attenzione alle Pari Opportunità: considerando la crescita del calcio femminile italiano, le calciatrici tesserate sono più che raddoppiate tra il 2008 e il 2023 (da 18.854 a 42.852), e la FIGC rappresenta la prima Federazione sportiva italiana ad aver introdotto il professionismo femminile.

Considerando inoltre l’interesse generato, il calcio continua a rappresentare lo sport più popolare, con quasi 34 milioni di tifosi, il 66% della popolazione italiana (over 14 anni), insieme a quasi 300 milioni di fan e follower sui social media e quasi 2,5 miliardi di visualizzazioni su YouTube (i top club calcistici rappresentano le prime aziende in Italia per seguito sui social media, e il calcio italiano rappresenta il tema più discusso sui social con quasi 3 miliardi di interazioni), mentre la raccolta delle scommesse su questo sport ha ormai raggiunto i 14,8 miliardi di euro (in aumento di oltre 7 volte rispetto al 2006), con 371,4 milioni di euro di gettito erariale.

Di grande rilevanza, inoltre, la crescente dimensione internazionale del calcio italiano; a livello mondiale, l’audience tv cumulata è stimabile in quasi 1,6 miliardi di telespettatori, mentre la fan base globale della sola Serie A sfiora il miliardo di persone, e la raccolta betting mondiale relativa alla sola Serie A è pari a quasi 35 miliardi di euro.

I numeri appena descritti evidenziano un concetto che sta alla base del ruolo che il calcio gioca nel nostro Paese, ovvero il valore che è in grado di generare; come già anticipato, la grande novità di questa edizione del ReportCalcio è rappresentata dallo studio sull’impatto socio-economico diretto, indiretto e indotto prodotto dal calcio italiano, realizzata da PwC prendendo come riferimento tutti i principali stakeholder coinvolti nell’attivazione di valore del Sistema Calcio: il settore professionistico, quello del calcio giovanile e dilettantistico, la FIGC, il turismo calcistico, i quotidiani sportivi, i broadcaster e le scommesse sul calcio.

I dati dello studio confermano quanto, durante la stagione sportiva 2022-2023, il calcio italiano sia stato in grado di generare rilevanti ricadute a livello economico, fiscale e occupazionale, a beneficio del Sistema Paese; considerando i cicli economici diretti, indiretti e indotti, si stima che grazie a questo sport siano stati creati oltre 11,3 miliardi di euro di PIL e attivate quasi 130.000 Unità Lavorative Annue (il calcio nel nostro Paese genera € 1 ogni € 200 di PIL e sostiene un lavoratore ogni 200 occupati), generando 3,3 miliardi complessivi di gettito fiscale.

Il calcio professionistico maschile (Serie A, B e C) rappresenta il settore prevalente in termini di impatto diretto e ricadute a livello indiretto e indotto, con un impatto complessivo sul PIL stimabile in oltre 5 miliardi. Questi indicatori equivalgono, in termini di moltiplicatori socio-economici, a 1,2 milioni di euro di contributo al PIL e ad 8 ULA sostenute per ogni milione di euro di valore della produzione diretto generato dai club professionistici. Di grande rilevanza anche il settore della FIGC, considerando l’attività delle rappresentative Nazionali e il ruolo svolto per il coordinamento e la promozione dell’attività calcistica nel nostro Paese, insieme a quello del calcio dilettantistico e giovanile, che rappresenta il principale movimento sportivo italiano, in grado da incidere da solo per oltre il 20% del totale delle società presenti nello sport del nostro Paese e per quasi un tesserato su 3 delle 48 diverse federazioni sportive italiane, con un totale di oltre 11.000 società sportive, 62.000 squadre, 1,1 milioni di calciatori tesserati, oltre 36.000 tecnici, oltre 244.000 dirigenti e oltre 546.000 partite organizzate all’anno. A livello aggregato, questo settore incide con quasi 2,8 miliardi per il 24% dell’impatto sul PIL italiano e per il 37% dell’indotto occupazionale, con quasi 50.000 Unità Lavorative Annue Attivate.

Un'ulteriore e significativa analisi riguarda il tema dell’indotto turistico connesso al calcio: l’analisi ha permesso di stimare le ricadute prodotte dai consumi degli spettatori presenti negli stadi per competizioni disputate in Italia (campionati professionistici maschili, coppe europee e rappresentative nazionali). Lo studio, in particolare, considera gli impatti generati dai costi sostenuti dalle spese per alloggio, ristorazione, trasporto e altre spese turistiche, sostenute dai circa 20,5 milioni di spettatori analizzati in oltre 2.100 partite. La spesa turistica complessiva ammonta a 975 milioni, con un impatto sul PIL superiore al miliardo di euro e oltre 21.000 ULA attivate.

Analizzando nello specifico la spesa turistica per tipologia, è stata destinata per 162 milioni all’alloggio, per un totale di 3,2 milioni di notti di pernottamento stimate, nonché per 389 milioni alle consumazioni nei pressi dello stadio, prevalentemente per cibo e bevande ma anche per acquisti di merchandising e altre spese, per 96 milioni ai pasti consumati in luoghi diversi dallo stadio, per 298 milioni ai costi del trasporto sostenuti in Italia e per 30 milioni ad attività di shopping di vario tipo. Rispetto ai 975 milioni di spesa complessiva, inoltre, il 44% è stato generato dagli spettatori residenti nella regione della partita, il 31% da quelli provenienti da fuori regione e il 25% dai fan provenienti dall’estero.

I numeri appena analizzati testimoniano gli aspetti positivi e virtuosi del Sistema Calcio, il valore generato e quello potenzialmente raggiungibile; ma quello della Federcalcio è un percorso indirizzato a valorizzare il pilastro della trasparenza a 360°, evidenziando gli aspetti positivi, ma anche i profili di criticità su cui interrogarsi e rispetto ai quali agire con decisione e programmazione. Da questo punto di vista, uno dei temi rilevanti riguarda la difficoltà del profilo economico-finanziario del calcio professionistico maschile, che continua a evidenziare uno scenario di squilibrio, anche se con dati leggermente in miglioramento dopo il periodo più intenso dell’emergenza sanitaria da COVID-19.

Nello specifico, la perdita aggregata del settore, registrata nei 16 anni analizzati nel ReportCalcio, ha raggiunto gli 8,5 miliardi di euro, con un significativo impatto delle 3 stagioni segnate dal Covid-19 (19-20, 20-21 e 21-22), in cui il 'rosso' totale ammontava a € 3,6 miliardi (in media € 1,2 miliardi a stagione e € 3,3 milioni persi al giorno).

Tra il 2007-2008 e il 2022-2023 il valore della produzione è cresciuto di € 1,9 miliardi (+84%) e i costi di produzione di € 2,4 miliardi (in media per ogni euro in più prodotto come ricavi ne sono stati spesi ogni anno € 1,3 in termini di costi); il 62% della crescita del fatturato è stato speso negli stipendi del personale (che risultano in incremento di € 1,2 miliardi). Passando allo scenario finanziario e patrimoniale, i debiti aggregati nella fase pre COVID-19 sono raddoppiati, passando dai € 2,4 miliardi del 2007-2008 ai € 4,8 del 2018-2019, per poi crescere ulteriormente fino ai € 5,7 miliardi del 2022-2023, mentre il patrimonio netto tra il pre e il post COVID-19 si è quasi dimezzato, passando da 644 a 344 milioni di euro (e in Serie B e Serie C risulta negativo); ogni 100 euro investiti mediamente da un club di calcio, appena 5 provengono dai mezzi propri (cioè dagli azionisti/proprietari), e i restanti 95 da capitali di terzi (indebitamento esterno).

Uno scenario di grande difficoltà, ma in leggero miglioramento nell’ultima stagione sportiva (2022-2023), in cui si è assistito a un importante aumento del valore della produzione, che ha sfiorato i 4,3 miliardi di euro, dato record nella storia del calcio italiano, crescendo a un ritmo molto più sostenuto rispetto all’aumento dei costi (il fatturato è aumentato del 23,9%, mentre il costo del lavoro di appena il 2,7%, con l’incidenza sul valore della produzione che è scesa dal 70% al 58%). Grazie a questo trend, nel 2022-2023 la perdita aggregata risulta in diminuzione di quasi il 37%, da € 1.364m del 2021-2022 a € 864m dell’ultima stagione analizzata. Un livello di “rosso” che rimane in ogni caso pari a quasi il doppio in più rispetto alla perdita analizzata nel pre COVID-19 (nel 2018-2019 non superava i € 412m) (Segue -2).


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