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Gli archeologi: "Una sorpresa infinita".
Gli archeologi: "Una sorpresa infinita".
Gioielli, casse di monete lucenti e anche due scintillanti corone e nuove statue di bronzo. Sono le nuove soprese emerse dalla terra di San Casciano dei Bagni (Siena), un prezioso insieme di oggetti e iscrizioni che si unisce a storie e misteri intriganti: perché nella vasca del Bagno Grande, che fu prima etrusca e poi romana, gli archeologi, che stamani hanno presentato i ritrovamenti insieme al Ministro della Cultura Alessandro Giuli e al capo del dipartimento archeologia Luigi La Rocca, hanno trovato un mare di serpi di bronzo, tra cui spicca in tutta la sua maestosità un esemplare della lunghezza di circa un metro, esattamente come le splendide statue che già avevano fatto conoscere il sito toscano in tutto il mondo.
"Una sorpresa infinita", ha detto Jacopo Tabolli, Professore dell'Università per Stranieri di Siena, che con il direttore dello scavo Emanuele Mariotti e la responsabile per la soprintendenza Ada Savi, è alla guida della ricerca dal 2019.
Non si tratta di un oggetto spaventoso: dotato di un corpo sinuoso, squame rilucenti e una testa cornuta e barbuta, il grande serpente "sembra quasi sorridere", ha osservato Tabolli. Si tratta di un demone buono, di quelli che i romani chiamavano "agatodemoni", quei simpatici serpentoni che fungono da ornamento in molti larari di Pompei. Anche la sua collocazione qui ha un senso: era stato messo nel punto in cui sgorgava l'acqua, perché con le sue spire era simbolo della sacralità della fonte.
Quindi, siamo davanti ad un personaggio fondamentale, il "genius loci" del sistema di offerte. E questo è un altro elemento nuovo, perché fin dall'antichità il serpente è associato a riti di divinazione. E il suo ritrovamento è una conferma del fatto che le persone si recavano alla fonte "per avere un rapporto diretto con la divinità", per interrogare il serpente, e dunque la fonte stessa, sulle incognite riguardanti il futuro.
"E' come se le piccole serpi e l'agatodemone, con le acque che scorrono di continuo, portassero un messaggio alla divinità della fonte e a quelle della salute", hanno spiegato Savi e Mariotti.
Dunque, il pensiero di chi veniva in questo luogo speciale, dove ancora ai nostri giorni lo sguardo si perde tra l'azzurro del cielo, i verdi e l'ocra delle colline toscane, non era solo la salute.
Dal fango sono emerse molte offerte, come ninfe (un esemplare in bronzo e un'iscrizione), e moltissime uova di gallina, anche inspiegabilmente integre. E anche più di 10mila monete, ammassate come se fossero state immerse in grandi contenitori, che però si sono dissolti nel corso dei secoli. Tra le novità emerse ci sono due corone d'oro, una intera e l'altra in frammenti, un anello con l'ambra e altri gioielli.
Ma a colpire al cuore sono di nuovo le statue e le teste di bronzo, contraddistinte da una fattura raffinata e da un carico di vita, e con le iscrizioni in etrusco o in latino che sembrano messaggi in bottiglia arrivati da un mondo lontano diversi millenni.
Tra le tante (quelle più grandi sono quattro), desta sorpresa il tronco a metà di un corpo maschile, offerto alla fonte da un uomo, di nome Gaio Roscio, vissuto nel I secolo a.C. Si tratta, ha premesso Tabolli, di un'offerta con una lunga tradizione: "Si offriva la parte risanata", ha spiegato. Quello che stupisce è l'altissima qualità del manufatto, ispirato addirittura ad Alessandro Magno.
Ma se il mezzo tronco stupisce, a destare più tenerezza è la statua di un bambino ritratto in piedi con la sua vestina, forgiata nel II sec. a. C. Il piccolo tiene in mano una palla, che l'artigiano ha saputo forgiare impeccabilmente, riproducendo in bronzo addirittura le sottili cuciture. E incredibilmente, la palla si muove, oggi come più di 2mila anni fa, ruotando sul palmo.
Non serve cercare la storia di questo piccolino, perché anche lui, come il serpente, sembra essere legato alla divinazione: "Bambini che avevano il ruolo di piccoli auguri", hanno spiegato gli archeologi, indicando il braccialetto a forma di serpente che il piccolo ha sul polso. E l'iscrizione sulla gambina, che per la prima volta cita la città stato etrusca di Cleusi, oggi nota come Chiusi (Si).
Sicuramente, la statua aveva avuto un ruolo importante, tanto che gli archeologi ipotizzano che la corona d'oro potrebbe essere appartenuta proprio al bambino. Adesso è difficile affermarlo, anche se, contemporaneamente con i restauri, specialisti provenienti da tutto il mondo stanno studiando tutti gli aspetti di questi nuovi ritrovamenti.
Gli scavi riprenderanno la prossima estate, mentre sono in corso i lavori per far partire il Parco Archeologico Termale, il Museo e l'Hub internazionale di ricerca, che avranno il compito di dare a tutti la possibilità di godere di queste meraviglie, a partire dalla fine del 2026. Intanto, però, con il passare del tempo, e un ritrovamento dopo l'altro, l'antica San Casciano sembra riemergere dai vapori delle sue acque, di nuovo piena di volti umani, gioie, dolori e speranze per il futuro. Un mondo lontano, ma nello stesso tempo vicino.