Studio: in Italia i pazienti con cardiopatia coronarica hanno livelli di self-care inadeguati

I risultati più significativi dell'indagine condotta dal Dipartimento Attività Integrate Ricerca e Innovazione dell'Ospedale di Alessandria.

(Prima Pagina News)
Giovedì 17 Luglio 2025
Alessandria - 17 lug 2025 (Prima Pagina News)

I risultati più significativi dell'indagine condotta dal Dipartimento Attività Integrate Ricerca e Innovazione dell'Ospedale di Alessandria.

Lo studio multicentrico Hearts-In-Dyads, promosso dal Centro Studi Ricerca delle Professioni Sanitarie Dairi di Alessandria (CeRProS) diretto da Tatiana Bolgeo, fotografa una realtà chiara: in Italia i pazienti con cardiopatia coronarica presentano livelli di self-care generalmente inadeguati, nonostante riferiscano una buona percezione di autoefficacia.

Condotto su 457 pazienti adulti con diagnosi di cardiopatia coronarica arruolati in cinque ospedali italiani, lo studio ha valutato tre aspetti fondamentali della gestione personale della malattia: il mantenimento della salute, il monitoraggio dei sintomi e la gestione degli episodi acuti. Tutti e tre i domini hanno mostrato valori inferiori agli standard considerati adeguati dalla letteratura internazionale.

Un dato particolarmente significativo emerso dall’analisi è la discrepanza tra la percezione di autoefficacia (relativamente buona) e la traduzione concreta di questa fiducia in azioni quotidiane di cura, che rimane invece insufficiente. Ciò suggerisce la necessità di interventi mirati non solo a informare, ma a sostenere e consolidare comportamenti efficaci e regolari.

Lo studio ha inoltre identificato fattori associati a livelli più bassi di self-care: l’età più giovane e la percezione di un reddito insufficiente si legano a una minore aderenza ai comportamenti di gestione. Al contrario, pazienti con più disturbi concomitanti tendono a monitorare meglio i sintomi, mentre quelli con un maggior numero di stent impiantati mostrano una gestione più attenta degli episodi acuti.

Questi risultati sottolineano la necessità di percorsi educativi e di counselling personalizzati, in grado di adattarsi alle caratteristiche cliniche e socioeconomiche dei pazienti. Non si tratta solo di trasmettere informazioni, ma di rafforzare la capacità reale di prendersi cura della propria salute, riducendo complicanze, migliorando la qualità di vita e contribuendo alla sostenibilità del sistema sanitario.

Lo studio - che si inserisce a pieno titolo nelle attività che distinguono il Dipartimento Attività Integrate Ricerca e Innovazione (DAIRI) diretto da Antonio Maconi - fornisce quindi un quadro dettagliato delle criticità attuali nella gestione personale della cardiopatia coronarica in Italia, indicando in modo chiaro la direzione su cui investire per costruire un’assistenza cardiologica più efficace, equa e centrata sul paziente.

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