Superbonus: Esodati, l'altra faccia della medaglia

Confermare l’opzione a 10 anni anche per il 2023 consentirebbe di riportare coerenza nell'impianto legislativo e di liberare risorse nell'immediato per le casse dello Stato. Intanto si fa strada anche l'ipotesi del ricorso alla Corte Suprema Europea.

(Prima Pagina News)
Venerdì 18 Ottobre 2024
Roma - 18 ott 2024 (Prima Pagina News)

Confermare l’opzione a 10 anni anche per il 2023 consentirebbe di riportare coerenza nell'impianto legislativo e di liberare risorse nell'immediato per le casse dello Stato. Intanto si fa strada anche l'ipotesi del ricorso alla Corte Suprema Europea.

L'associazione Esodati del Superbonus, presieduta dall'architetto Simone Giovanna, ha diffuso oggi un comunicato stampa in cui vengono avanzate al governo proposte concrete per evitare che le misure finora adottate finiscano per penalizzare fortemente le fasce economicamente più deboli.

 

"In questo periodo si parla tanto del Superbonus, descrivendolo come il male assoluto, ma c'è anche un'altra faccia della medaglia, che sta tenendo in apprensione migliaia di famiglie. La confusione normativa prodotta dalle decine di misure restrittive degli ultimi due anni - si legge nel comunicato stampa dell'Associazione Esodati del Superbonus - ha causato vari tipi di contenziosi e differenti fasce di esodati. Cambiare a posteriori le carte in tavola, ha spiazzato tante famiglie, anche fiscalmente. Chi ha fatto lavori nel 2023 è condannato ad un rischio di incapienza, essendogli stato impedito, retroattivamente, di cedere i crediti e contestualmente concesso un tempo limitato per il recupero diretto.

 

Con soli 4 anni a disposizione (nel 2022 erano 10 su opzione e dal 2024 saranno 10 obbligati), molti contribuenti con bassa capienza fiscale non potranno monetizzare i crediti edilizi maturati nell’anno di spesa 2023. Se nulla cambierà, questa diventa una prova, nonostante il ministro Giorgetti affermi il contrario, che la manovra va davvero contro i 'poveri cristi'.

 

Facciamoci alcune domande: Perché l’Esecutivo ha ritenuto di bistrattare iniquamente un singolo anno? E’ forse prevalsa una strategia basata su calcoli ragionieristici, per far perdere soldi a quelle malcapitate famiglie? Si può permettere che a pagare il prezzo, in taluni casi carissimo, siano soggetti che avevano rispettato le regole vigenti? Tutti coloro che professavano il sempre valido principio del legittimo affidamento, dove si sono nascosti?

 

Ed in prospettiva, se davvero gli incentivi fiscali non verranno rispettati e la gente si scotterà, chi si fiderà più dello Istituzioni? Che evoluzione avranno il patto Stato-Cittadini ed il rispetto delle regole? La schizofrenia normativa ha lasciato sul terreno lacune oggettive. Il 'via da' una legge fatta da altri non può vedere sacrificate a posteriori famiglie che avevano rispettato le regole in corso.

 

Finché in tempo, sarebbe utile mettersi a tavolino per capire se e come poter rimediare alle criticità prodotte dalle diverse misure retroattive. Confermare l’opzione a 10 anni anche per il 2023 consentirebbe di riportare coerenza nell'impianto legislativo e anche di liberare risorse nell'immediato per le casse dello Stato. Prevedendo per l’anno in corso la scelta in dichiarazione dei redditi e le detrazioni nei 10 anni successivi, tali importi potrebbero essere gestiti sulla base di 11 anni complessivi.

 

In assenza di tale rimedio, agli esodati per procurata incapienza, non resterà che rivolgersi alla Corte Suprema Europea, che sembra prestare adeguata attenzione alle situazioni danneggiate da casi di misure retroattive. Un incidente diplomatico, che forse sarebbe meglio disinnescare con lo strumento già rodato dello spalma-detrazioni.

 

La legge di Bilancio in discussione è l'ultima occasione utile per il Governo, ora finita l‘emergenza, per prestare soccorso ai feriti. Per dedicare la giusta attenzione a quelle situazioni in corso al momento del DL 39, che in base al legittimo affidamento non avrebbero dovuto essere impattate. Gli Esodati sono in trepidante attesa".


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