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Abbiamo chiesto a Sira Miori, già Direttrice dell'Istituto Italiano di Cultura a Bruxelles, Coordinatrice d’area geografica, e Consigliere per gli Affari culturali dell'Ambasciata d'Italia un commento sulla nuova edizione del libro di Maria Laura Franciosi“...Per un sacco di carbone - Ieri e oggi“.
Abbiamo chiesto a Sira Miori, già Direttrice dell'Istituto Italiano di Cultura a Bruxelles, Coordinatrice d’area geografica, e Consigliere per gli Affari culturali dell'Ambasciata d'Italia un commento sulla nuova edizione del libro di Maria Laura Franciosi“...Per un sacco di carbone - Ieri e oggi“.
di Sira Miori
Dal 2001, come annunciato a Marcinelle, cittadina belga della Vallonia, dall'allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, l'8 agosto è diventato la “Giornata nazionale del sacrificio del lavoro italiano nel mondo”, per ricordare tutti gli italiani caduti sul lavoro all'estero. Oggi è la giornata di commemorazione delle vittime sul lavoro in Europa e nel mondo, un dramma che ancora colpisce quotidianamente il nostro e tanti altri Paesi.
Ricorda una pagina dolorosa della storia dell'emigrazione europea e italiana, segnata dalla tragedia dell'8 agosto 1956, in cui, a causa di un tremendo incendio sviluppatosi nelle viscere profonde della miniera di carbone del Bois du Cazier, persero la vita 262 minatori, provenienti da diversi paesi europei, 136 dei quali italiani, originari di diverse regioni, ma in massima parte abruzzesi e siciliani, che avevano lasciato un'Italia stremata dalla guerra, dal fascismo e dalla miseria, alla ricerca di una vita migliore. Solo sei minatori riuscirono a risalire dalle viscere infuocate della terra e altrettanti furono estratti vivi dalle fiamme. Per gli altri 262 del primo turno del mattino di quel terribile 8 agosto non ci fu scampo.
L'Italia, in quegli anni, stava rialzandosi dai crimini e dai disastri del fascismo e dalle immani distruzioni della II guerra mondiale. Per far ripartire l'industria e per sopperire alla dilagante disoccupazione, pochi giorni dopo la nascita della Repubblica, il 26 giugno del 1946, l'allora Governo di unità nazionale guidato da Alcide De Gasperi, stipulò un accordo bilaterale con il Belgio nei seguenti termini: manodopera, in cambio di carbone. Venne così concordata formalmente con il Belgio l'assunzione di migliaia di lavoratori italiani nelle miniere della Vallonia francofona e del Limburgo germanofono, al fine di assicurare all'Italia un'importante fornitura di carbone “proporzionale al numero di minatori inviati”, indispensabile per alimentare il fabbisogno della nascente industria italiana. Un'operazione di scambio uomini-carbone che avrebbe contribuito a far ripartire l'economia. Le 'braccia' di molti italiani, emigrati in cerca di un avvenire migliore, avrebbero così contribuito alla ripresa dell'economia nazionale, aiutando il Belgio a vincere la sua 'battaglia del carbone', fonte di energia indispensabile, per riavviare l'industria siderurgica, pilastro della sua economia. L'accordo venne successivamente aggiornato e migliorato, assicurando diritti, abitazioni decorose, assistenza, sostegno, accoglienza dei lavoratori e delle loro famiglie.
Come attestato dalla formale registrazione alla Bibliothèque Nationale de Belgique di Bruxelles, la tragedia italiana di Marcinelle è stata raccontata e documentata, quarant'anni dopo, nel 1996, dalla giornalista Maria Laura Franciosi (NELLA FOTO), storica corrispondente dell'ANSA da Bruxelles per gli affari europei e autrice del celebre libro edito da ACLI Belgio, dal titolo: “...per un sacco di carbone”, con riferimento alle parole pronunciate da un superstite della strage, che si sentiva ridotto “a...merce”, “a... carne da lavoro”.
Il libro fece molto scalpore per la crudezza dei racconti e per la durezza delle condizioni di un lavoro pericoloso e debilitante, come quello del 'minatore di fondo' nelle miniere. Oltre al racconto della tragedia, ai ricordi dei superstiti e delle famiglie, a storie di sacrificio e abnegazione, ben centocinquanta interviste, corredate di probante ed esplicita documentazione fotografica, costituiscono il vero punto centrale del libro.
In questa nuova edizione “... per un sacco di carbone” ieri e oggi, edita a cura delle ACLI-Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani, per i tipi delle edizioni San Paolo, l'autrice apre ad una nuova lettura della tragedia e ad un approfondimento della vicenda storica dello scambio uomini-carbone, alla luce della documentazione connessa ai successivi protocolli esecutivi dell'accordo Italia-Belgio del 1946, per la gestione di quell'importante flusso di migranti italiani. Aggiunge nuove testimonianze della tragedia, per voce dei pochissimi superstiti, dei compagni di lavoro e di condivisione delle fatiche della miniera, dei ricordi amorevolmente custoditi dalle famiglie dei minatori periti nel rogo.
E, oggi, Maria Laura Franciosi si sente testimone e memoria vivente di “tante storie, sacrifici e sofferenze e, su tutte, della tragedia della malattia dei minatori, la silicosi, che ha costretto molti a smettere di lavorare con i polmoni neri, ormai invasi dal carbone, che li ha portati alla morte”. E, fiera, aggiunge: “....Sono state le donne a gestire l'integrazione, lavorando, curando la casa per far crescere i figli, iscrivendoli nelle scuole pubbliche belghe, per assicurare loro un futuro diverso da quello della miniera, con un'educazione e una formazione bilingue aperta all'Europa“. Oggi infatti tanti sono i figli di quella generazione, inseriti, a pieno titolo, nella vita produttiva e nelle istituzioni belghe ed europee.
Giovedì 8 agosto, dopo la cerimonia dei 262 rintocchi della “cloche”, uno per ogni minatore scomparso, seguiti da altri dieci, per i caduti in tutte le miniere del mondo, Maria Laura Franciosi presenterà la nuova edizione di questo libro al Bois du Cazier di Marcinelle, oggi Museo del lavoro e della miniera, ormai diventato un tassello della memoria e della storia dell'Europa unita. E incluso, dall’UNESCO, nel Patrimonio dell'Umanità.
Il ricordo di questa tragedia deve indurre tutti a riflettere sulle drammatiche condizioni che molti lavoratori, soprattutto immigrati, si trovano a vivere e subire, anche oggi, indipendentemente da qualsiasi luogo e tempo, per contribuire al rafforzamento della tutela dei diritti di tutti i lavoratori, in Italia e nel mondo. E soprattutto dei migranti, al fine di evitare che siano costretti a subire disparità, molestie e trattamenti inumani e degradanti, che calpestano il loro diritto alla vita, al lavoro, alla sicurezza e alla dignità.
Oggi siamo infatti confrontati ad una nuova emigrazione italiana in Europa e nel mondo, di giovani formati e preparati, ai quali le strutture del Paese non permettono un giusto e adeguato inserimento. Una situazione che, per certi versi, richiama quella della passata emigrazione, ma che impone la necessità di una maggior tutela dei lavoratori migranti, siano essi italiani nel mondo o immigrati in Italia, assicurando luoghi di lavoro sicuri, trattamenti adeguati e tutela dei diritti fondamentali.
La tragedia di Marcinelle è ormai diventata un tassello dell'integrazione europea, dopo la creazione della Comunità Economica del Carbone e dell'Acciaio (CECA), che aprì la via a quella che divenne negli anni successivi la Comunità Economica Europea e oggi l'Unione europea.
Quella tragedia e i suoi 262 morti sul lavoro, hanno avuto un ruolo cruciale nel gettare le fondamenta dell’Europa dei diritti, della libera circolazione delle persone e dei lavoratori, della cittadinanza europea, della Carta dei Diritti fondamentali dell'Unione europea, ispirata ai valori condivisi del rispetto per la dignità umana, del lavoro equo e dignitoso, della parità uomo-donna, della lotta alle discriminazioni, nel segno dell'uguaglianza, della democrazia, della conoscenza e del rispetto dei diritti umani: valori che, oggi più che mai, sono indispensabili per affrontare, insieme, le nuove sfide globali e assicurare pace, stabilità, sicurezza, lavoro, crescita economica e solidale, oltre a necessarie e eque prospettive per i giovani.