Sei sicuro di voler sbloccare questo articolo?
Un grande evento letterario è stato il lancio ufficiale dell’ultimo libro dello scrittore Carmine Abate alla Stazione Termini di Roma dove l’occasione è servita anche per presentare la nuova Associazione di Calabresi Capitolini guidata da Luigi Salvati.
Un grande evento letterario è stato il lancio ufficiale dell’ultimo libro dello scrittore Carmine Abate alla Stazione Termini di Roma dove l’occasione è servita anche per presentare la nuova Associazione di Calabresi Capitolini guidata da Luigi Salvati.
È stata una grande festa per Carmine Abate, lo scrittore di Carfizzi tornato l’altro ieri per un giorno a Roma per il lancio nazionale del suo ultimo libro “L’Olivo Bianco” e che da oggi diventa il simbolo morale dell’Associazione Calabresi Capitolini, sotto la guida del suo presidente, l’avvocato Luigi Salvati, giurista originario di cariati e che a Roma fa onore alla Calabria.
Tutto pieno nella sala sistemata per la festa alla libreria Borri Books della stazione Roma Termini, e dove si è celebrato un vero e proprio evento letterario per un saggio – dice l’avvocato Luigi Salvati presentando alla sua associazione lo scrittore Carmine Abate. - “che racconta il Sud attraverso la magia e i profumo di un albero di ulivo che alla fine della stagione produce olive bianche, una rarità reale della campagna calabrese”.
A presentare il volume dello scrittore di origini arbereshe è stato il giornalista trentino Alberto Faustini, che da grande studioso di letteratura e di narrativa ha raccontato quanto la gente del Trentino-Alto Adige oggi ami Carmine Abate, che ha scelto il Trentino come la sua seconda casa natale, e dove oggi lui scrive e dà alla luce i suoi saggi più belli del momento.
Tantissimi i richiami alla Calabria e alle origini di Carmine Abate, che già nei mesi scorsi era stato a Roma ospite della Biblioteca Nazionale Casanatense per la presentazione del suo romanzo precedente, e in cui Abate racconta in maniera davvero superba e quasi magica la vicenda del paesino di Eranova che viene inghiottito dalle ruspe che stavano costruendo il grande porto di Gioia Tauro.
Ma veniamo al libro che la nuova Associazione Calabresi Capitolini ha tenuto a battesimo lunedì scorso a Roma. “Non è altro una storia di resilienza- spiega Carmine Abate- che questa volta sembra voler confliggere con le tante storie di emigrazione già raccontate da lui in tutti questi anni con grande trasporto e anche grande convinzione.
E qui ha ragione l’avvocato Luigi Salvati, quando parla di Carmine Abate come di un visionario della cultura calabrese, “un menestrello pazzo che con il linguaggio del suoi romanzi ci riporta tutti indietro nel tempo, tanto reale è la narrazione dei luoghi e delle persone che lui stesso incontra e trasforma poi in protagonisti della sua opera”.
In effetti, anche in questa occasione Carmine Abate non si smentisce neanche per un attimo, anzi si riconferma punta di diamante del mondo degli scrittori italiani di questi anni, e che oggi, con questa sua nuova straordinaria narrazione del Sud, ci spiega straordinariamente bene come dietro ai “racconti di nonna Sofia, appassionanti e avvolgenti, si nasconde tutto un mondo reale di uomini e cose che vale la pena di conoscere”.
“Luca aveva attirato le invidie dei suoi compaesani e, dopo una notte in cui furono uditi degli spari, nessuno seppe più nulla di lui. Tutto ciò che è rimasto è l’Olivo di Luca, quel terreno frequentato abitualmente dalla famiglia di Antonio che va lì ogni anno a trascorrere la Pasquetta”. Rieccolo l’Abate prima maniera. È un Sud quasi magico il suo, che ritorna ancora oggi più prepotente che mai nei suoi nuovi racconti, e che diventa icona di uno stato di fatto e di un territorio che nessuno meglio di lui conosce così bene, lui che nato in Calabria per uno strano gioco del destino, in vecchiaia torna da Bolzano dove oggi vive, per ritrovare nelle sue vecchie campagne arbereshe il gusto della sua infanzia e del suo passato.
Con "L'Olivo bianco" questa volta Carmine Abate supera se stesso, se non altro per il linguaggio poetico con cui ci riporta tutti a casa sua, e dove sopravvive ancora un sud perfettamente sano e finalmente lontano dalle false narrazioni che impregnano la Calabria di eterne storie di ndrangheta, e di cui siamo ormai tutti davvero molto stanchi.
Una serata bellissima per tutto noi- commenta alla fine della festa il giornalista Rosario Sprovieri che insieme all’avvocato Luigi Salvati è la vera anima pensante della Nuova Associazione Calabresi di Romani e a cui- dice l’ex Direttore del Teatro dei Dioscuri al Quirinale- abbiamo voluto dare un imprinting del tutto nuovo rispetto alle nostra tradizioni passate, favorendo gli incontri di cultura e di intrattenimento di altissima qualità culturale e generale come questo di questa sera”.
Chi vivrà vedrà, ma di sicurò pare già di capire che il prossimo evento culturale sarà ancora più solenne di questo.