Cecchettin, giudici: "Turetta era lucido e razionale, le 75 coltellate non erano segno di crudeltà"

Secondo i giudici, erano "conseguenza della inesperienza e dell'inabilità" del condannato a colpire.

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Martedì 08 Aprile 2025
Venezia - 08 apr 2025 (Prima Pagina News)

Secondo i giudici, erano "conseguenza della inesperienza e dell'inabilità" del condannato a colpire.

Dopo aver ucciso la sua ex fidanzata Giulia Cecchettin, Filippo Turetta ha mantenuto la "lucidità e razionalità", con la "chiara e innegabile volontà di nascondere il corpo in modo quantomeno da ritardarne il ritrovamento". Lo hanno scritto i giudici della Corte d'Assise di Venezia, nelle motivazioni per la sentenza che ha condannato il ragazzo all'ergastolo.

Secondo i giudici, l'operazione messa in atto da Turetta è stata "accurata", ma il fatto che abbia inferto alla ragazza 75 coltellate non sarebbe stato "un modo per crudelmente infierire o per fare scempio della vittima", ma "conseguenza della inesperienza e dell'inabilità" del 23enne a colpire.

"La scelta del luogo in cui abbandonare il cadavere, la distanza rispetto alla zona in cui si è consumato il delitto e le modalità in cui il corpo è stato lasciato" sono elementi che fanno considerare "integrati sia l'elemento oggettivo sia quello soggettivo del reato".

In più la dinamica dell'omicidio non consente di "desumere con certezza, e al di là di ogni ragionevole dubbio" che Turetta avesse intenzione di "infliggere alla vittima sofferenze gratuite e aggiuntive". E "non è a tal fine valorizzabile, di per sé, il numero di coltellate inferte". Per questo, la Corte d'Assise veneziana ha escluso l'aggravante della crudeltà per Turetta.

Analizzando le immagini delle telecamere di videosorveglianza, il collegio ha visto che Turetta aveva inferto colpi rapidi, ravvicinati e "quasi alla cieca". Dunque, questa dinamica "certamente efferata, si ritiene non sia stata dettata, in quelle particolari modalità, da una deliberata scelta dell'imputato".

Il ragazzo "non aveva la competenza e l'esperienza per infliggere sulla vittima colpi più efficaci, idonei a provocare la morte della ragazza in modo più rapido e pulito", per questo ha continuato a colpire finché non si è reso conto che Giulia "non c'era più". Ha detto di aver smesso "quando si è reso conto che aveva colpito l'occhio. 'Mi ha fatto troppa impressione', ha dichiarato".

Vista la dinamica complessiva, i giudici non ritengono che "la coltellata sull'occhio sia stata fatta con la volontà di arrecare scempio o sofferenza aggiuntiva". Anche i punti delle ferite dovute alle coltellate "appaiono frutto di azione concitata, legata all'urgenza di portare a termine l'omicidio". Per questo non rappresenterebbero un elemento "significativo della sussistenza, in capo all'imputato, di volontà di voler infliggere in danno della vittima sofferenze aggiuntive e gratuite, necessaria al fine di poter ritenere integrata l'aggravante della crudeltà".

Filippo ha aggredito Giulia per 20 minuti, "lasso di tempo durante il quale ha avuto la possibilità di percepire l'imminente morte". "Manca tuttavia la prova che l'aver prolungato l'angoscia della vittima sia atto fine a se stesso, frutto della deliberata volontà dell'imputato di provocarle una sofferenza aggiuntiva e gratuita", si legge ancora.


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