Chirurgia plastica: in due anni circa 39mila donne hanno scelto protesi mammarie per ragioni estetiche o ricostruttive

La misura più scelta è la terza.

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Giovedì 20 Febbraio 2025
Roma - 20 feb 2025 (Prima Pagina News)

La misura più scelta è la terza.

Sono quasi trentanovemila le donne che, tra il 2023 e il 2024, hanno scelto di farsi impiantare protesi mammarie per motivi estetici o ricostruttivi. In media, le protesi durano dagli 11 ai 14 anni, non "scoppiano" mai, ma possono rompersi a distanza di anni e non necessariamente sono collegate allo sviluppo del linfoma Bia-Alcl.

E' quanto svela un'indagine sull'uso delle protesi mammarie in Italia, estrapolata dal Registro nazionale protesi mammarie (Rnpm) a cura del Ministero della Salute, presentato a Roma, durante il meeting "Un modello per la nuova governance sanitaria. Registro Nazionale degli Impianti Protesici Mammari".

Secondo quanto sottolinea la ricerca, le protesi impiantate in quasi 60mila casi tra il febbraio del 2023 e il dicembre dello scorso anno, durano, in media, dagli 11 ai 14 anni, in base all'uso o alle condizioni. Nel caso di una mastectomia, la durata della protesi si riduce a 9 anni, specialmente se abbinata a radioterapia e chemioterapia. "In questi casi incidono sulla durata le superfici delle protesi a contatto con il tessuto irradiato: rispetto alle superfici lisce e testurizzate, è dagli anni '80 che il poliuretano è correlato ad un numero più basso di casi di contrattura capsulare anche nei casi di radioterapia", precisa Roy De Vita, Primario di Chirurgia Plastica e Ricostruttiva Istituto Nazionale dei Tumori di Roma Regina Elena.

Per quanto riguarda la misura delle protesi, la più scelta è una terza abbondante ma il 30% delle donne ha preferito optare per misure più piccole.

In più, i dati confermano che le protesi non "scoppiano" mai, ma possono rompersi a distanza di anni: mediamente, le revisioni per rottura avvengono ogni dopo 14,8 anni e dopo 13 anni nei casi di ricostruzione dopo il tumore, e le medie scendono a 11,9 anni se abbinata alla radioterapia e 10,6 anni se abbinata alla chemioterapia.

Infine, l'indagine smentisce l'allarme sul linfoma Bia-Alcl correlato con le protesi, nato negli anni scorsi: il Ministero della Salute conferma la rarità di questo legame (1 caso ogni 25 mila pazienti). Dal 2014 al 2024 sono stati riscontrati 114 casi.

Secondo gli esperti del Ministero della Salute, "la valutazione del rischio/beneficio sull'utilizzo delle protesi mammarie resta, ad oggi, a favore dell'utilizzo di questi dispositivi a fronte della rarità del linfoma anaplastico a grandi cellule nei pazienti impiantati e della prognosi favorevole, se diagnosticata precocemente".


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