E’ l’ora dei cattolici in politica

La rotta tracciata alle Settimane Sociali.

di Mimmo Nunnari
Martedì 03 Settembre 2024
Roma - 03 set 2024 (Prima Pagina News)

La rotta tracciata alle Settimane Sociali.

Con la fine della Democrazia Cristiana sciolta ufficialmente con decisione del Consiglio nazionale del partito nel 1994, ma in realtà uscita definitivamente di scena al termine dell’assemblea nazionale convocata dall’ultimo segretario Mino Martinazzoli al Palazzo dei congressi dell’Eur a Roma nel luglio 1993, la questione dei cattolici in politica è rimasta come confinata in un limbo, con i protagonisti politici superstiti e sparsi su vari campi condannati all’ “irrilevanza” e all’“afonia”.

La Chiesa, che fin dalla nascita del partito democristiano, avvenuta con l’incoraggiamento determinante di Giovan Battista Montini, monsignore bresciano futuro papa Paolo VI, dopo il Concilio ecumenico Vaticano II e le costituzioni “Lumen Gentium” e “Gaudium et spes”, ha fatto la scelta netta della separazione fra impegno ecclesiale e impegno secolare, lasciando liberi i fedeli di optare sul piano elettorale per il partito più gradito, scrive Pierluigi Castagnetti, ultimo segretario del Partito Popolare, nella prefazione al nostro nuovo libro “Democristiani -Storia dei cattolici in politica 1942 – 1994” - in uscita a ottobre (Luigi Pellegrini editore). Successivamente, non essendosi più ricreate le condizioni per rigenerare un terreno culturale, etico e spirituale condiviso, su cui costruire una nuova convergenza politica - osserva il filosofo Giuseppe Savagnone nel libro “I cattolici e la politica oggi, Cittadella editrice” -  i cattolici si sono divisi, e la questione è rimasta impaludata in quel clima di confusione e mediocrità che caratterizza la stagione politica italiana ormai da qualche decennio. L’ha recentemente riaperta la questione e data nuova linfa Papa Francesco, che alle Settimane sociali di luglio a Trieste ha fatto un pressante invito ai partecipanti: “Passare dal parteggiare al partecipare, dal fare il tifo al dialogare e a moltiplicare gli sforzi per una formazione sociale e politica che parta dai giovani". Apprezzatissimo dalle migliaia di cattolici presenti a Trieste, l’invito non ha tuttavia trovato riscontro o eco sui media; forse perché l’idea di “democrazia praticata”da parte dei cattolici disturba un certo mondo intellettuale laico e di sinistra . Francesco ha citato come esempio luminoso Aldo Moro e Giorgio La Pira, due figure che con ruoli diversi si sono rese protagoniste della più bella stagione dei cattolici in politica cominciata nel dopoguerra, grazie al padre fondatore della Dc Alcide De Gasperi e al già citato monsignor  Montini.

Tentiamo di capire, con questa riflessione, quali nodi di natura culturale e politica si frappongono oggi fra l’immenso potenziale dei cattolici e i partiti politici in campo, che potrebbero questo patrimonio accogliere proficuamente, se solo avessero un programma non ideologizzato o evitassero di assumere atteggiamenti di superiorità intellettuale verso principi civilmente vitali e spiritualmente inderogabili per un cattolico. Lo ha spiegato sempre a Trieste in un discorso esemplare il presidente della Repubblica Sergio Mattarella quale dev’essere l’impegno di tutti in politica col forte appello “a perseguire il bene non nell’interesse della maggioranza, ma di tutti e di ciascuno”.

Nessuna, oggi, comunque, tra le forze nell’agone politico, può dichiararsi erede dell’esperienza dei cattolici in politica o di quel partito che attraverso l’impegno straordinario di leader come De Gasperi, Fanfani, Moro e tanti altri consenti all’Italia di passare dalla dittatura fascista alla democrazia e alla libertà. Sull’altra faccia della medaglia c’è - va detto con chiarezza - un sentire cattolico un po’ vecchio, che pensa di esaurire il proprio essere in un elenco eterogeneo di “valori non negoziabili”, o di principi da cui non si vuole derogare. Occorrerebbe un ragionevole bilanciamento, tra le proprie e le altrui posizioni, con l’obiettivo principale di estendere i principi della morale cristiana alle altre culture e alle altre civiltà.

L’equilibrio è possibile solo se si è in grado di riscrivere il vocabolario economico, sociale e politico del Paese, partendo dai valori dell’antifascismo, dai diritti, dalla giustizia sociale e dall’uguaglianza. Vincerà, in questa prospettiva chi, pur non avendo attualmente casa politica, saprà gettare le basi per costruirne una nuova, imparando a rispondere alle sfide che ci stanno davanti. Ha messo in chiaro, sempre alle settimane di Trieste, il cardinale Matteo Zuppi : “I cattolici in Italia desiderano essere protagonisti nel costruire una democrazia inclusiva, dove nessuno sia scartato o venga lasciato indietro”.

Viviamo una stagione difficile e complicata, ha detto il presidente della Cei, concludendo con un’esortazione rivolta a tutti, non solo ai cattolici e ai credenti: “Cerchiamo di essere all’altezza della sfida”.


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