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Hamas: "Due anni dopo, la battaglia è ancora in corso e le sue ripercussioni politiche e militari sono chiare sulla regione".
Hamas: "Due anni dopo, la battaglia è ancora in corso e le sue ripercussioni politiche e militari sono chiare sulla regione".
E' finita positivamente la prima tornata di colloqui indiretti tra Israele e Hamas a Sharm el-Sheikh, in Egitto, per trovare un accordo sul piano di Donald Trump per mettere fine alla guerra a Gaza, a seguito dell'operazione "Diluvio alAqsa" del 7 ottobre 2023, in cui morirono almeno 1.200 persone e altre 250 furono rapite. E' quanto riporta Al-Jazeera Arabic, riprendendo fonti secondo cui l'incontro di ieri è stato “positivo” e che è stata stilata una tabella di marcia per continuare i negoziati.
Oggi, i mediatori torneranno a riunirsi per continuare a parlare.
“Siamo vicini alla fine della guerra, ma non ci siamo ancora arrivati”. Così il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, in un'intervista rilasciata al giornalista Ben Shapiro, in merito ai negoziati in corso. In merito al piano di Trump, ha detto: “È stata un’iniziativa congiunta. Hamas ha cercato di ricattare Israele e il mondo intero per convincerli ad accettare le sue condizioni”. E sulle critiche di una parte dell'opinione pubblica statunitense per il sostegno a Tel Aviv: “Ogni potenza ha bisogno di alleati. Sia la Cina che la Russia. Non chiediamo un supporto militare, e ce la siamo cavata bene per oltre 75 anni. Abbiamo impedito all’Iran di sviluppare armi nucleari che alla fine avrebbero raggiunto gli Stati Uniti”.
A due anni dall'attacco terroristico contro Israele compiuto da Hamas, noto anche come operazione “Diluvio Al-Aqsa”, “la battaglia è ancora in corso e le sue ripercussioni politiche e militari sono chiare sulla regione”. Così il gruppo fondamentalista islamico palestinese, in un comunicato. Israele “sta combattendo nella sua brutale guerra contro il nostro popolo costante tra la complicità internazionale e la delusione araba da due anni”, continua Hamas. La popolazione palestinese “sostiene i suoi diritti legittimi contro lo sfollamento forzato, è circondato dalla resistenza (i gruppi armati) e respinge i progetti di tutela illegale”, cioè il controllo governativo esterno.
Il Forum delle Famiglie degli Ostaggi vuole spiegazioni dal premier Netanyahu dopo che. nell'intervista a Shapiro, si è sbagliato, dicendo che a Gaza ci sono 46 ostaggi: stando alle stime, infatti, sarebbero 48, di cui soltanto 20 vivi. Sono stati rapiti “tutti sotto la vostra sorveglianza. Vi diamo un aggiornamento: ci sono 48 ostaggi a Gaza”, dichiara il Forum. “Per noi e per il popolo israeliano che per due anni è sceso in piazza settimana dopo settimana, ognuno di loro è un mondo intero. Ognuno di loro deve tornare a casa, i vivi per la riabilitazione e i caduti per la sepoltura nella loro terra”, prosegue. Rivolgendosi al premier israeliano, mentre i negoziati sono in corso a Sharm-el-Sheikh, il Forum dichiara che lui ha la possibilità di mettere fine all'”incubo” e far tornare a casa tutti gli ostaggi, “48, non 40 e non 46”.
Intanto, centinaia di persone si sono riunite davanti alle abitazioni dei membri del governo israeliano per chiedere, ancora una volta, il rilascio di tutti gli ostaggi, a due anni dall'attacco compiuto da Hamas. Manifestazioni in corso davanti alle abitazioni della ministra dei Trasporti, Miri Regev, del ministro degli Esteri, Gideon Sa’ar, e altri, e in altre 20 località in tutta Israele.
Ad Haifa, Boaz Zalmanovich, figlio di un ostaggio, sta protestando fuori dall'abitazione del deputato del Likud Ariel Kallner, e ha fatto riferimento ai negoziati in corso: “Fortunatamente, abbiamo il presidente Trump, che nonostante la sua instabilità, si assicura di fare pressione su entrambi i partner, Hamas e Bibi (il premier Netanyahu)”.
Circa 3.000 persone hanno iniziato un viaggio in bici lungo il confine con la Striscia di Gaza. Il giro, intitolato “Pedalando finché tutti non tornano” e organizzato da "Brothers in Arms", è iniziato alle 6:29 del mattino, la stessa ora in cui, due anni fa, iniziò l'attacco di Hamas. Alla guida c'è l’ex presidente del Consiglio regionale di Eshkol, Haim Yellin. “Esattamente due anni fa, ci siamo addormentati e ci siamo svegliati nel giorno più buio della storia di Israele. Abbiamo bisogno di tutti i 48 ostaggi. Lo Stato di Israele, che ha a cuore la vita, deve tornare ai suoi valori. Basta guerra, basta lutto. Riportate tutti a casa”, ha dichiarato Yellin.
Centinaia di persone si stanno riunendo presso il sito del festival Nova, vicino a Reim, nel sud di Israele, dove si terrà, alle 11 locali, una cerimonia per ricordare le vittime e i rapiti del 7 ottobre 2023.
Secondo quanto riferiscono fonti mediche degli ospedali di Gaza, sette persone, incluso un operatore umanitario, sono morte a causa degli attacchi compiuti dalle Idf. E' quanto riporta l'agenzia di stampa palestinese Wafa. Dopo l'ok di Hamas al piano proposto da Donald Trump, le Idf hanno modificato la loro tattica, passando dalla posizione offensiva a una difensiva.
“Due anni fa, Hamas e altri gruppi armati palestinesi lanciarono un abominevole attacco terroristico su larga scala contro Israele. In questo giorno, ricordiamo tutti coloro che furono uccisi e subirono orribili violenze. L’orrore di quel giorno buio rimarrà impresso per sempre nella memoria di tutti noi. Due anni dopo, gli ostaggi rimangono prigionieri a Gaza in condizioni deplorevoli. L’ho detto più e più volte, e lo ripeto oggi con ancora maggiore urgenza: rilasciate gli ostaggi, incondizionatamente e immediatamente“. Così, su X, il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antònio Guterres.
Esorto a “porre fine alle sofferenze per tutti. Questa è una catastrofe umanitaria di una portata che sfida ogni comprensione; porre fine alle ostilità a Gaza, in Israele e nella regione, ora”. “Smettete di far pagare ai civili con la loro vita e il loro futuro. Dopo due anni di traumi, dobbiamo scegliere la speranza. Ora”, prosegue Guterres. Il piano di Trump per mettere fine alla guerra a Gaza “offre un’opportunità che deve essere colta per porre fine a questo tragico conflitto. Un cessate il fuoco permanente e un processo politico credibile sono essenziali per prevenire ulteriori spargimenti di sangue e aprire la strada alla pace”, continua.
Un razzo partito dal Nord della Striscia di Gaza ha fatto scattare gli allarmi a Nativ Ha’esra, in Israele, nei pressi del confine con l'enclave palestinese. Le Idf hanno fatto sapere che il razzo “a quanto pare, è caduto nella zona. Finora non sono pervenute segnalazioni di vittime”. Questo lancio è avvenuto a due anni esatti dall'attacco di Hamas contro Israele, avvenuto il 7 ottobre 2023.