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Giancarlo Giannini dopo aver ricevuto la Stella della Mole si racconta al Torino Film Festival spiegando come non gli piaccia più il cinema di oggi.
Giancarlo Giannini dopo aver ricevuto la Stella della Mole si racconta al Torino Film Festival spiegando come non gli piaccia più il cinema di oggi.
Giancarlo Giannini ha ricevuto ieri la Stella della Mole alla carriera durante il Torino Film Festival, in una cerimonia ricca di emozione e di ricordi. L’attore, visibilmente emozionato, incontrerà il pubblico la versione restaurata di Pasqualino Settebellezze, il capolavoro di Lina Wertmüller, che nel 1975 gli valse una candidatura all’Oscar come miglior attore protagonista.
Durante l’incontro stampa , Giannini ha subito svelato: “Mi hanno dato un orario sbagliato, mi l’hanno fatto svegliare presto, quindi sono abbastanza… un po’ nervosetto. Comunque mi sento bene e spero di andare avanti”, ha aggiunto tra applausi e risate. “Sono contento che mi abbiano dato la stella. Oggi la guardavo spiccare sulla mole e sul mio comodino”, riferendosi al premio alla carriera ricevuto.
Il discorso si è poi trasformato in una riflessione sulla sua visione del cinema e della creatività: “Oggi il cinema dovrebbe tornare ad semplice. è diventato difficilissimo e la fantasia si adopera poco. E quindi mi piacerebbe vedere più fantasia, più rottura degli schemi e andare avanti cercando di inventare nuovi modi di comunicare ma con più semplicità. Usare quello che Dio ci ha dato, che è la fantasia, questo cervello meraviglioso, che ti permette di spaziare dappertutto a 360 gradi. Non mi piacciono più i film a storielle. Ne ho fatti troppi, ne ho visti tanti. Hanno fatto dei capolavori. Basta pensare, non so, a John Ford o a Orson Welles.
Il grande attore aggiunge: “L’unico film che mi è piaciuto è quello di Spielberg. Lui racconta in un modo semplice, ed è un genio del cinema, una piccola storia della sua vita. Wim Wenders anche lui è un altro genio, ma fa qualcosa di diverso e potrei nominarne tanti. I grandi registi, a cominciare da Kubrick a Kurosawa, che hanno fatto il cinema, quel cinema che mi è piaciuto con grande fantasia, con grande emozione. Gli americani sanno fare molto bene gli effetti speciali, ma adesso ci siamo un po’ rotti di questi effetti speciali. Ritorniamo alla semplicità di raccontare la vita in un modo più fantasioso e più umano “
L’incontro è stata anche un’occasione per celebrare l’importanza di Pasqualino Settebellezze, che continua a emozionare il pubblico, mentre il restauro del film ne ha preservato l’impatto visivo e narrativo, un vero testamento al talento della Wertmüller e della sua straordinaria capacità di raccontare storie universali: “Per quel ruolo mi hanno dato un’altra stella, quella di Hollywood che è per sempre”.