Messina Denaro: i Carabinieri arrestano la sorella Rosalia
Per gli inquirenti, avrebbe aiutato il boss durante la latitanza e avrebbe gestito la "cassa" di famiglia e la trasmissione dei "pizzini".
(Prima Pagina News)
Venerdì 03 Marzo 2023
Trapani - 03 mar 2023 (Prima Pagina News)
Per gli inquirenti, avrebbe aiutato il boss durante la latitanza e avrebbe gestito la "cassa" di famiglia e la trasmissione dei "pizzini".
La sorella del boss Matteo Messina Denaro, Rosalia detta Rosetta, è stata tratta in arresto stamani dai Carabinieri del Ros, nell'ambito di un'inchiesta coordinata dalla Procura di Palermo.

Per gli inquirenti, la donna avrebbe aiutato il boss mentre era latitante e avrebbe gestito la "cassa" di "famiglia" e la tramissione dei "pizzini", permettendo al fratello di coltivare rapporti con i propri uomini.

A dare l'intuizione che il 16 gennaio ha portato all'arresto del superboss è stato un appunto sulle sue condizioni di salute, scritto proprio dalla donna e nascosto nell'intercapedine di una sedia. L'appunto è stato trovato dai Carabinieri il 6 dicembre, durante l'installazione di cimici all'interno dell'ultimo nascondiglio del boss.

La donna è la più grande delle quattro sorelle del boss, nonché moglie di Filippo Guttadauro, al momento in carcere per "ergastolo bianco" e madre di Lorenza, che sta assistendo lo zio come suo avvocato. Il secondo figlio e nipote preferito del boss, Francesco, è in carcere, dove sta scontando una pena di 16 anni per associazione mafiosa.

L'arresto, disposto dal gip Alfredo Montalto, è avvenuto in collaborazione con i Carabinieri del Comando provinciale di Trapani e con lo squadrone dei Cacciatori di Sicilia. Al momento, sono in corso molte perquisizioni nel Trapanese.

"La progressione investigativa che ha condotto allo storico risultato della cattura dell'ultimo grande stragista è stata originata da uno scritto, improvvidamente custodito, sebbene abilmente occultato, proprio da Rosalia Messina Denaro. Il che dimostra che la donna era stata passo passo resa edotta dal latitante della scoperta della malattia e di tutti i successivi interventi chirurgici, avendo avuto probabilmente più volte occasioni per incontrarlo di persona e sincerarsi delle sue condizioni di salute", scrive il gip nell'ordinanza d'arresto.

L'appunto, trovato nella gamba cava di una sedia, era stato fotografato e poi rimesso dove era stato individuato. Il fatto che fosse rimasto lì indica che la donna riteneva sicuro quel nascondiglio, per cui non si era accorta della presenza dei militari dell'Arma.

La donna, prosegue il gip, "è stata da decenni il punto di riferimento economico del capomafia ricercato e persona di assoluta fiducia del boss al quale garantiva non solo di fronteggiare le difficoltà e assicurarsi il sostentamento, non solo di sottrarsi all'esecuzione di pesantissime pene detentive per i reati più gravi e terribili commessi nella nostra storia repubblicana, non solo di gestire la riservatissima catena dei pizzini attraverso cui il capo provincia veicolava gli ordini mafiosi agli altri associati i sodali; ma anche consentire a Cosa nostra di avere un capo autorevole, di fregiarsi di avere un suo esponente apicale, ultimo stragista, ancora Iibero per il quale il protrarsi della latitanza continuava ad alimentarne la legenda (e quindi il naturale proselitismo che ne derivava e di cui si sarebbe potuta giovare l'intera associazione mafiosa)".

Per i magistrati, la donna ha svolto un ruolo importante nella gestione del denaro di cui la famiglia mafiosa disponeva. Nella sua abitazione, infatti, sono stati trovati moltissimi pizzini con la contabilità del capomafia, su ordine del quale lei consegnava il denaro ad alcune persone, facendo un meticoloso rendiconto annuale sul denaro che entrava e usciva.

Alcuni di questi appunti - tutti con nomi in codice, somme di denaro e ordini - sono stati trovati in una botola nel sottotetto dell'abitazione in campagna.

In uno di questi, Messina Denaro ricordava al soggetto destinatario che c'era una provvista di 64.100 euro e spese già eseguite per 12.400 euro, dando ordini sul denaro da spendere per il mese successivo: "Per il prossimo periodo devi spendere di nuovo 12.400".

"Tale espressione rivela con certezza l'esistenza di un fondo riservato: il tenore della espressione devi lascia certamente intendere che si tratta di somme da utilizzare non per il personale soddisfacimento di chi le aveva in custodia, ossia il destinatario del pizzino, ma assai verosimilmente doveva essere costui a sua volta a distribuire il denaro a terzi".

L'origine del fondo è la "cassa", "espressione oramai divenuta notoria con la quale le famiglie di Cosa nostra indicano la giacenza alimentata dai proventi illeciti di denaro in contanti, pronta a essere utilizzata, con cui l'articolazione o il mandamento mafioso fa fronte alle spese per i detenuti, per le loro famiglie, per gli onorari dei legali e più in generale per i bisogni degli associati", aggiunge il gip.

Rosalia Messina Denaro, quindi, aveva un ruolo fondamentale, "come dimostrato dal lungo pluriennale arco temporale cui i conteggi della 'cassa' sono riferibili e dalla costante opera di gestione rassegnata dalla Messina Denaro al fratello latitante con periodici resoconti delle spese e dei residui fondi a disposizione".

"Assecondando i ritmi imposti dai continui e incessanti arresti che hanno flagellato e decimato la famiglia di sangue del latitante - conclude il gip - Rosetta, nome in codice Fragolone, ha negli anni svolto il ruolo può dirsi forse più affidabile: quello di referente per tutti gli affari di famiglia e quella di fedele detentrice del denaro contante".

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