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Il 6 marzo arriva in tutte le sale cinematografiche italiane “Il Nibbio”, il film che racconta il coraggio e il senso di abnegazione di questo “Eroe di Stato”, ucciso a Bagdad dopo aver liberato la giornalista de Il Manifesto Giuliana Sgrena.
Il 6 marzo arriva in tutte le sale cinematografiche italiane “Il Nibbio”, il film che racconta il coraggio e il senso di abnegazione di questo “Eroe di Stato”, ucciso a Bagdad dopo aver liberato la giornalista de Il Manifesto Giuliana Sgrena.
Il film della Notorious Pictures, che sarà nelle sale cinematografie di tutta Italia dal 6 marzo in poi, si chiama "Il nibbio", ed è un film che intreccia azione e umanità, ricordando un uomo che ha messo tutto in gioco per il valore della vita.
Nicola Calipari non è solo un eroe nazionale, ma anche un uomo che ha cambiato radicalmente il modo di operare dei Servizi Segreti italiani durante gli anni Duemila. Un uomo di Stato che “ha sempre posto al primo posto la difesa della vita e il perseguimento della pace”. Un delitto rimasto purtroppo impunito.
Nicola Calipari, il 4 marzo saranno vent’anni dalla sua morte.
Indimenticabile una delle sue ultime interviste rilasciate a Repubblica prima di essere ucciso, e in cui l’uomo che era considerato il numero uno dei nostri Servizi di Intelligence in Iraq spiegava quella che poi era stata la mission di tutta la sua vita: “Ieri l’Intelligence era chiamata a produrre segreti, oggi deve produrre sicurezza. La sicurezza per essere tale davvero non può nutrirsi di segreti, al contrario si rafforza soltanto con la più ampia circolazione delle informazioni. I segreti servono soltanto a chi deve difendere il suo orticello, non alla sicurezza nazionale”. Sembrava quasi un manifesto della democrazia moderna.
“Giuliana sono Nicola un amico di Pier, di Gabriele, di Valentino, sei libera sono venuto a prenderti per portarti in Italia”. Con queste parole Nicola Calipari si presentò a Giuliana Sgrena all’interno della macchina dove l’avevano lasciata i suoi sequestratori, in una strada nel quartiere di Mansour, a Baghdad. Il successivo viaggio in macchina verso l’aeroporto è il sogno che si stava realizzando: ritornare in Italia.
È davvero impressionante la somiglianza fisica tra Nicola Calipari e Claudio Santamaria, e non solo per via dei baffi curati e della fronte stempiata, ma anche per il portamento e la presenza fisica che questo grande attore italiana in questo caso “presta” alla storia del più famoso eroe di stato del Novecento.
Il film della Notorious Pictures, che sarà nelle sale cinematografie di tutta Italia dal 6 marzo in poi, si chiama "Il nibbio", un film che intreccia azione e umanità, ricordando un uomo che ha messo tutto in gioco per il valore della vita. Questo film – va detto a chiare lettere- è una grande ed emozionante sfida. Raccontare la storia di Nicola Calipari e del rapimento in Iraq di Giuliana Sgrena rappresenta una responsabilità non solo artistica e professionale, ma anche culturale e storica, per la rilevanza dei fatti in questione, per la necessità di restituire al Paese in forma cinematografica un pezzo così importante della sua storia recente, per la riconoscenza e il rispetto che dobbiamo a una figura di enorme spessore umano, professionale e culturale come quella di Calipari.
Il processo che si è poi celebrato in Italia- scrive Erminio Amelio nel suo libro edito dalla Rubbettino e dal titolo “L’Omicidio di Nicola Calipari” - è finito prima di iniziare. “La Corte di Assise e la Corte di Cassazione hanno affermato la carenza di giurisdizione dei giudici italiani sulla base di principi consuetudinari di diritto internazionale di dubbia applicazione. Quello che doveva essere un atto di giustizia, di ricerca della verità, si è trasformato in un sostanziale atto di ingiustizia, soprattutto alla memoria di colui che abbiamo definito eroe: Nicola Calipari”.
Oggi, finalmente, la sua storia diventa una pagina cinematografica importante, che ricompensa la sua famiglia, sua moglie Rosa Calipari e i figli Silvia e Filippo, della perdita di un “poliziotto” che credeva profondamente nello Stato, che aveva giurato di servire il suo Paese fino alle estreme conseguenze, cosa che ha fatto, e che è morto da eroe in una terra lontana mille miglia da casa sua.
Diretto da Alessandro Tonda, interpretato da Claudio Santamaria nel ruolo di Nicola Calipari, Sonia Bergamasco e Anna Ferzetti rispettivamente nei panni di Giuliana Sgrena e di Rosa Calipari, nei fatti "Il nibbio" racconta i ventotto giorni precedenti i tragici eventi del 4 marzo del 2005.
Da un soggetto di Davide Cosco, Sandro Petraglia e Lorenzo Bagnatori, sceneggiato da Sandro Petraglia, la produzione del film Il Nibbio è stata resa possibile grazie alla famiglia Calipari, che ha autorizzato la sceneggiatura e partecipato attivamente alle riprese, e al Patrocinio della Presidenza del Consiglio, in stretta collaborazione con l’AISE (Agenzia Informazioni e Sicurezza Esterna), con il coinvolgimento del DIS (Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza), della Polizia di Stato, della Prefettura di Roma, della Questura di Roma e grazie alla Fondazione Med-Or come partner culturale.
Le riprese a Roma sono state realizzate grazie a speciali autorizzazioni concesse per accedere a locations di rilevanza strategica, tra cui Forte Braschi, la Presidenza del Consiglio, la Prefettura di Roma e la Questura di Roma.
Hanno inoltre sostenuto la realizzazione delle riprese in Marocco il MAECI (Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale), l’Ambasciata Italiana in Marocco e l’Ufficio del Re del Marocco, che hanno consentito l’accesso a location militari e l’utilizzo di mezzi speciali per riambientare fedelmente la Baghdad del 2005.
L’importante collaborazione istituzionale ha permesso di sviluppare il progetto- precisano alla Notorious Pictures - nel rispetto dei più alti standard di sicurezza e professionalità, portando sul grande schermo una storia ispirata a eventi realmente accaduti.
Il Nibbio, è un film bellissimo – ve lo anticipiamo noi- dedicato anche a tutti gli uomini e le donne dell’intelligence italiana, che con coraggio e dedizione sacrificano ogni giorno la loro vita per garantire la sicurezza del nostro Paese, e a cui va un ringraziamento speciale -precisa la nota ufficiale della Notorious Picture- “per il prezioso supporto offerto nella realizzazione del film e per il silenzioso e indispensabile lavoro che compiono quotidianamente nell’ombra, proteggendo la nostra libertà e sicurezza”.
Vent’anni dopo i funerali di Stato in suo onore, insomma, ora anche finalmente la sua consacrazione definitiva al cinema.