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L 'Associazione "Amid' di Piazza Nicosia", ha deciso di commemorare il senatore Nicola Signorello da poco scomparso e poi trasferito su suo espresso desiderio al cimitero di San Nicola da Crissa in Calabria,suo paese natale.
La cerimonia si svolgerà dalle 11.00 alle 13.00 in Campidoglio.Dopo il saluto del Presidente dell'Assemblea Capitolina Svetlana Celli, ad introdurre la manifestazione sarà l’intervento ufficiale di Miguel Gotor. In programma anche gli interventi di Giuseppe De Rita e Gianni Letta. Ma il bello deve ancora venire, perché la parte centrale della giornata che Roma ha scelto di dedicare al vecchio senatore calabrese sarà ricca di testimonianze di personaggi della vita politica e sociale del Paese che hanno qualcosa da dire sull’impegno di questo straordinario protagonista della storia della Repubblica.
Si alterneranno con i propri racconti e i propri interventi Antonello Falomi, Massimo Palombi, Pierluigi Severi, Vincenzo Gagliani Caputo, Roberto De Benedetti, Massimo Palombi, Silvia Costa, Franca Prisco, Alfredo Antoniozzi, Roberto Benedetti, Raniero Benedetto, Luciano Ciocchetti, Franco Cioffarelli, Vito Cozzoli, Nicola Galloro, Pietro Giubilo, Elio Mensurai, Gabriele Mori, Marco Ravaglioli.
A trarre le conclusioni sarà dunque il sindaco di Roma Capitale, Roberto Gualtieri. Farà invece da padrone di casa e da moderatore della cerimonia il figlio del vecchio senatore, Clemente Signorello. A coordinare la cerimonia Lucio D'Ubaldo.
Da oggi la sua storia personale e pubblica è anche sul Dizionario Biografico della Calabria Contemporanea diretto dal giornalista Pantaleone Sergi per conto di ICSAIC, l’Istituo Calabrese per la Storia dell’Antifascismo.
Nicola Signorello nasce in Calabria, a San Nicola da Crissa il 18 giugno 1926, studia al Liceo Michele Morelli di Vibo Valentia, dove consegue la maturità classica. Dopo gli studi liceali, a vent ́anni si trasferisce quindi a Roma, dove si laurea in Giurisprudenza, e diventa anche giornalista pubblicista. Dal matrimonio con Francesca Busiri Vici (1930-2006), appartenente a una importante famiglia romana di architetti, nasconco due figli, Domenico e Clemente.
La sua vita politica è un crescendo. Incominciò a fare politica entrando giovanissimo nel movimento giovanile della Democrazia Cristiana. Iniziò il suo impegno politico nella corrente di Mario Scelba. In seguito aderì a quella di Giulio Andreotti e a Roma diventò uno degli esponenti più in vista insieme ad Amerigo Petrucci e a Franco Evangelisti. Tra i tanti incarichi, tra l’altro fu presidente dell'Eca (Ente comunale di assistenza) di Roma e dell'Anea (Associazione nazionale fra gli enti di assistenza), membro dei Consiglio d'amministrazione dell'Università di Roma “La Sapienza”, membro del Consiglio di amministrazione del Fondo di beneficenza e di religione per la città di Roma, membro del Consiglio d'amministrazione del Consorzio industriale Roma-Latina.
La sua carriera politica è stata folgorante. Fu eletto consigliere provinciale di Roma nel 1952, e rieletto nel 1956 e nel 1960. Quindi fu alla guida della provincia fino al 1965: fu il primo presidente democristiano dopo due giunte di sinistra a guida Pci. Fu eletto senatore della Democrazia Cristiana il 19 maggio 1968 e sedette a Palazzo Madama per 5 legislature (V, VI, VII, VIII, IX). Tra il 1980 al 1981 presentò 16 progetti di legge, 5 come primo firmatario. Ebbe più volte incarichi di governo. Dal 7 luglio 1973 al 14 marzo 1974 fu Ministro del Turismo nel IV governo di Mariano Rumor (VI legislatura). Nella VIII legislatura fu nominato Ministro della Marina Mercantile dal 4 marzo 1979 al 4 aprile 1980 nel I governo di Francesco Cossiga, in sostituzione del dimissionario Franco Evangelisti, e fu confermato allo stesso posto nel II governo Cossiga (4 aprile 1980 – 18 ottobre 1980), e successivamente ricoprì nuovamente l’incarico di Ministro del turismo, sport e spettacolo dal 18 ottobre 1980 al 4 agosto 1983, nei governi Forlani, Spadolini I e II e Fanfani V.
Dal 26 ottobre 1983 al 24 settembre 1985 fu presidente della Commissione di Vigilanza Rai, della quale ha fatto parte per diversi anni.
Nel 1985, tuttavia, per una strana coincidenza fu eletto primo cittadino di Roma e si dimise da senatore per incompatibilità con il nuovo mandato. Accadde che, in vista delle elezioni per il rinnovo del consiglio comunale del maggio 1985, l’allora segretario nazionale del partito Ciriaco De Mita lo nominò commissario del comitato romano della Dc.
Signorello – ricorda uno sei suoi vecchi amici Maurizio Eufemi, Senatore nella XIV e nella XV legislatura;- diventa commissario, sostituendo Salvatore La Rocca, leader storico della Base di Roma, nel quadro dell’operazione nazionale di riordino che De Mita effettua - d’accordo con il gruppo dirigente - per rilanciare il partito, specie nei grandi centri urbani. S’insediò con molto garbo, cercando di non offendere La Rocca, soccombente anche a causa degli attriti tra la corrente romana e quella nazionale (con il “romano” Galloni fin da subito in posizione dialettica rispetto alla segreteria De Mita). Per Nicola Signorello la DC mette in piedi una brillante campagna elettorale per il Campidoglio. 100.000 romani risposero a un questionario sulla città predisposto dalla Dc in collaborazione con il Censis (Michele Dau fu particolarmente attivo). La Dc vinse e Signorello fu eletto sindaco. A quel punto fu sostituito da Francesco D’Onofrio, il quale, appena mise piede a Piazza Nicosia, sede del Comitato romano, si definì un “demitiano di rito andreottiano”.
L’episodio gustoso -aggiunge il senatore Eufemi- fu quello delle consegne: Signorello non andò al partito, ma pretese che D’Onofrio andasse da lui, in Campidoglio. Per la prima volta, a memoria d’uomo, il centro della scena non era occupata dal partito. Fu solo un caso? Solo uno scatto di umore, sebbene il neo-sindaco fosse un uomo molto controllato. È che i tempi stavano anche cambiando e Signorello, tra le sue doti, aveva il “fiuto” per le novità. In Campidoglio ebbe sempre timore in pieni anni ‘80 che la voglia di concretezza e vastità d’impegno - era la stagione in cui a Roma il PSI si caratterizzava come il partito vessillifero delle Grandi Opere per modernizzare la Capitale - fossero inficiati di affarismo.
Candidatosi come capolista, Nicola Signorello entrò quindi nel Consiglio comunale, e fu eletto sindaco della Capitale, a capo della prima giunta pentapartito Dc-Psi-Psdi-Pri-Pli dopo nove anni di amministrazioni di sinistra a guida comunista. Svolse tale incarico dal 31 luglio 1985 al 10 maggio 1988 quando si dimise per la conflittuale esistente tra i partiti che facevano parte della maggioranza. Fu sostituito il 6 agosto dello stesso anno da Pietro Giubilo alla guida di una maggioranza ancora di pentapartito.
Le cronache politiche di quegli anni e di quei mesi in cui Signorello fu primo cittadino della Capitale, lo accusavano di eccessivo immobilismo. Gli attacchi più diretti e più feroci gli vennero dall’ala socialista in consiglio comunale. Fatto sta che la sua è stata una delle gestioni più travagliate della capitale con una crisi all’anno della giunta a causa dei contrasti all'interno della maggioranza, fino ad arrivare alle sue dimissioni. Si guadagnò tuttavia la nomea di politico al di sopra delle parti, e la sua indiscussa integrità morale gli garantì l’ammirazione e il rispetto degli avversari politici, anche dei comunisti.
Riservatamente- ricorda ancora il sen. Eufemi-, nella sua azione amministrativa, ricercava la sponda del PCI per contrastare un andazzo pericoloso - quel sentore di corruzione che poi innescò nel giro di pochi anni la baraonda di Mani Pulite. Fu accusato di immobilismo. C’è da dire però che impose la riduzione delle USL (così chiamate prima di diventare ASL) e quindi il riordino del decentramento. Ma forse, come merito principale, andrebbe ricordato il tentativo di rilanciare il progetto dello SDO, di cui Andreotti non fu mai così convinto, aprendo la strada alla consulenza del grande architetto giapponese Kenzo Tange. L’ultima fiammata d’innamoramento che lo SDO abbia conosciuto nella sua stentata e travagliate vicenda politico-amministrativa. Dopo anni, comunque, non una parola di disprezzo o condanna si udì dalla bocca di Signorello a riguardo delle due (imposte) dimissioni. Troppo signore? Chissà. Ma di signori come Nicola, ricchi di ossequio per la politica e le sue regole, si torna ad avvertire il bisogno ai giorni nostri.
Nel 1989 Nicola Signorello annunciò il suo definitivo ritiro dalla vita politica, dopo essere stato anche, grazie al suo capocorrente Andreotti, Presidente del Credito Sportivo Italiano, banca che fa capo al Coni, alla BNL e altri istituti pubblici.
È stato un uomo di enorme peso politico che non ha mai dimenticato la sua terra di origine e che, fin quando ha potuto, per rivedere vecchi amici di infanzia e parenti ancora lì residenti, tornava spesso nel centro delle Pre Serre che gli era rimasto nel cuore e che nel 2008 gli consegnò il premio Nicolino d’argento, assegnatogli dall’amministrazione comunale del tempo.
È morto la notte di Santo Stefano del 2022 nella sua casa romana all’età di 96 anni. I funerali sono stati celebrati il 30 dicembre successivo nella parrocchia di Maria S.S. Annunziata a San Nicola da Crissa. Su suo espresso desiderio la sua salma è stata tumulata nella tomba di famiglia nel cimitero del paese, accanto alla moglie Francesca Busiri Vici scomparsa nel 2006, erede di una famosa dinastia di architetti romani.
La comunità di San Nicola da Crissa lo ha ricordato «con stima per la sua lunga e proficua attività politica al servizio delle istituzioni e per le sue doti umane».