Nino Benvenuti, Federboxe: "E' stato il più grande"

D'Ambrosi: "L’Italia pugilistica e tutto il mondo sportivo lo ricorderanno per sempre".

(Prima Pagina News)
Martedì 20 Maggio 2025
Roma - 20 mag 2025 (Prima Pagina News)

D'Ambrosi: "L’Italia pugilistica e tutto il mondo sportivo lo ricorderanno per sempre".

"Purtroppo è arrivata una brutta notizia, che un po’ tutti nell’ambiente sospettavamo, ma che in qualche modo cercavamo di schivare: Nino Benvenuti non c’è più, oggi ci ha lasciato.

Parlare di lui ci sembra di parlare dell’ovvio dove gli aggettivi s’inseguono e si accavallano. E’ stato il più grande e trovare qualcuno che non lo conosca nel mondo della boxe è impossibile.

Quel nome (Giovanni) abbreviato in Nino è diventato un marchio che ci ha fatto sognare per un lungo periodo dagli anni ’60 in poi, riuscendo a farlo anche dopo quei drammatici match contro Carlos Monzon a Roma e a Montecarlo.

Alle volte il dolore delle sconfitte fa navigare in quello che è stato un lungo cammino iniziato nella seconda metà degli anni ’50, raccogliendo l’eredità di Tiberio Mitri, altro grande, nato nella sua regione. Fece subito scalpore vedere quel fisico asciutto con la faccia di studentello mettere sotto tra i dilettanti vecchi marpioni dell’Est, che avevano record impressionanti con i loro 200 o 300 matches.

Lui con la sua boxe essenziale fatta di colpi dritti, precisi, che precedevano quasi sempre pure le intenzioni dei suoi avversari, li batteva tra lo stupore generale.

Circa 200 i matches disputati da dilettante conquistando il primo tricolore agli Assoluti di Parma nel 1956 come peso Welter. Non concedeva molto allo spettacolo ma il suo allungo di sinistro sembrava una barriera insormontabile per chiunque.

Con il passare degli anni il suo fisico si irrobustiva e i suoi trionfi si moltiplicavano fino alla vittoria dei Campionati Europei a Praga da peso superwelter bissata nel 1959 a Lucerna.

Le Olimpiadi romane erano alle porte e l’Italia calò l’asso per conquistare l’oro. A Roma come peso welter infilò i suoi avversari con sicurezza non facendo mai dubitare che quell’oro sarebbe stato suo. Lasciò il dilettantismo con una sola sconfitta immeritata e persino cancellata dal suo record.

Passò professionista subito dopo le Olimpiadi. La sua fu una cavalcata senza soste con un’imbattibilità fino al 1966 quando fu sconfitto ingiustamente a Seoul c quel Kim Soo Ki, tra l’altro da lui sconfitto alle Olimpiadi romane, in un match valevole per il mondiale.

Prima di quel match era detentore del titolo mondiale dei superwelter conquistato e difeso in due incontri con Sandro Mazzinghi, che hanno fatto la storia della nostra boxe e che ancora oggi sono ricordati come reliquie.

Il 17 aprile 1967 l’Italia ascoltava a notte fonda la radiocronaca di Paolo Valenti che seguiva la sfida tra Nino ed Emile Griffith, grande campione dei medi, che si disputava a New York. Benvenuti sconfisse in maniera netta il grande avversario.

La sfida tra i due ebbe altri due capitoli con una vittoria per Emile e una incredibile vittoria per Nino nella terza sfida. Benvenuti conservò il mondiale per tre anni e mezzo mettendo in riga i suoi avversari, compreso il match incredibile contro il cubano Luis Manuel Rodriguez messo ko all’11° round con un capolavoro di arte pugilistica.

Il 7 novembre del 1970 calò a Roma uno sconosciuto Carlos Monzon che davanti ad un pubblico ammutolito lo mise ko al 12°. Era la fine di Benvenuti, annunciata da qualche match, ma nascosta dalla sua classe, dalla sua scelta di tempo e dalla sua intelligenza. Impossibile negare che sia stato il migliore, il più famoso, il fiore all’occhiello della nostra boxe.

Si è ritirato nel 1971 con un record di 83 vittorie e 7 sconfitte. E’ rimasto nell’ambiente della boxe come commentatore, come uomo immagine. Sempre disponibile e gentile con tutti". E' quanto fa sapere la Federazione Pugilistica Italiana (Fpi).

Cosi il Dott. Flavio D’Ambrosi, Presidente Fpi, ricorda Nino: "Ciao, Immenso Nino I grandi uomini fanno grande lo sport Nino ci ha lasciato, ha lasciato il suo ring, la sua nobile arte e quanti lo hanno amato. Tuttavia, il suo ricordo rimarrà indelebile, la sua figura è già mito e leggenda.

L’Italia pugilistica e tutto il mondo sportivo lo ricorderanno per sempre. Stile, eleganza e raffinatezza dentro e fuori dalle 4 corde, spesso mio padre mi ha raccontato le tue straordinarie vittorie e quel tuo essere uomo da popolo della boxe. Da campione olimpico a campione mondiale, hai regalato agli italiani quel senso di appartenenza ed orgoglio che solo i grandi personaggi possono dare. Caro Nino sei stato quel raggio di sole che ha illuminato il pugilato italiano anche all’imbrunire dei tempi moderni. Sei nella storia e nei cuori di tutti coloro, tanti, che ti hanno amato. Condoglianze ai familiari e ai suoi cari.”


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