Quella domenica di settembre, per l’Italia, non sarà per la verità una domenica del tutto tranquilla. Mentre infatti a Via Teulada ci si preparava ad andare in onda, a poca distanza dagli studi televisivi della Rai si registrano momenti di grave tensione e di scontri violenti tra dimostranti e polizia.
È il giorno in cui a Roma c’è in visita ufficiale il presidente degli Stati Uniti, Richard Nixon. Nixon viene ricevuto in forma solenne prima dal Presidente della Repubblica, Giuseppe Saragat e subito dopo dal Presidente del Consiglio dei Ministri Emilio Colombo, e mentre per strada migliaia di dimostranti gridano contro di lui “Nixon non contare sull’Italia! Lascia libero il Vietnam, via dalla Cambogia!”, da Via Teulada -dallo studio da dove andava in onda Domenica In- viene trasmessa la prima puntata di Novantesimo Minuto, la trasmissione forse più popolare di tutta la storia della TV italiana.
Ma cos’era in realtà Novantesimo Minuto? Siamo andati a cercare Fabrizio Maffei, oggi Direttore alle dirette dipendenze del Direttore di Rai Academy, e storico conduttore del programma. Siamo alla fine del 1989 quando Fabrizio Maffei, ancora giovanissimo, eredita da Paolo Valenti 90° minuto, trasmissione che poi Fabrizio Maffei condurrà con grande successo di critica e di pubblico fino al 1992.
Ma ci sarà per Fabrizio anche una seconda stagione ancora più felice della prima, è quella che va dal 1999 al 2003. Sono in tanti in Italia che ancora lo ricordano benissimo, nonostante la sua vita, dal 1992 ad oggi, sia stata poi un susseguirsi di successi professionali e di ruoli di grande prestigio professionale. Ma gli italiani sono fatti così, quando si innamorano di un personaggio televisivo se lo portano nel cuore per tutta la vita: “Novantesimo minuto? Era la Messa cantata del calcio.
Breve, meno di un’ora. Diretta con simpatia, e con assoluta professionalità. Erano questi gli elementi essenziali del successo del programma”. Nel 1970 il programma nasce dal cuore e dalla mente infernale di Maurizio Barendson. Il titolo originale della trasmissione è Novantesimo minuto, tutto in lettere, e inizia alle ore 17:45.
Accanto a Barendson ci sono Paolo Valenti e Remo Pascucci. Restano tutti insieme per sei diverse stagioni, sarà un mix di genialità e di follia, ma soprattutto di sperimentazione e di entusiasmo collettivo. In conduzione vanno Paolo Valenti e Maurizio Barendson, finche Barendson non va poi a Rai Due per fare Domenica Sprint, un programma questa volta tutto suo.
Maurizio Barendson commenta le partite, Paolo Valenti legge i risultati; le immagini erano invece riversate ai centri di produzione di Milano, Torino, Roma e Napoli. Andato via Barendson, Paolo Valenti rimane alla guida del programma da solo, e va avanti con questo suo eterno e immenso sorriso da ragazzo di borgata fino al 21 ottobre 1990. Sarà questa la sua ultima apparizione in pubblico.
La sua ultima puntata di Novantesimo Minuto. Tre settimane dopo, infatti, e questa volta senza avvertire nessuno, improvvisamente la sua anima vola in cielo. Ecco allora che per la prima volta il grande pubblico di Novantesimo Minuto, milioni di italiani ogni domenica, imparano a conoscere il nuovo padrone di casa, che è Fabrizio Maffei, una conduzione veloce, moderna, rigorosa e insieme avvolgente, come Paolo Valenti avrebbe voluto dopo di lui, e questo suo modo di condurre, affabile e pieno di classe, fa di Fabrizio Maffei uno dei personaggi più amati dal pubblico italiano.
E non solo da quello sportivo. “Paolo Valenti è stato per me un padre, un amico, un maestro. Così come lo è stato per tutti quelli che facevano con noi il programma.
Era una persona attenta, sensibile, mai accentratore. Mi piace ricordarlo, ma grazie a Paolo moltissimi giornalisti delle sedi regionali sono poi diventati famosi in tutta Italia, perché Paolo aveva creduto in ognuno di loro e aveva scommesso sulle loro facce e sul loro modo di raccontare il calcio.
Per Paolo tutti eravamo protagonisti allo stesso modo. Eravamo una vera e propria squadra. Posso dirlo? Noi eravamo una sorta di nazionale, e lui era il commissario tecnico della squadra. Meravigliosa stagione della mia vita, credimi. Per farvi capire quanto lui tenesse a ognuno di noi, pensa che quando lo contattavano i colleghi della carta stampata per dei servizi fotografici lui dava appuntamento ai fotografi a Roma, ma senza non prima aver chiamato e invitato anche tutti noi. Prova a riguardare le foto del tempo. Vedrai che ci siamo sempre tutti, non manca mai nessuno.
Tonino Carino, Cesare Castellotti, Luigi Necco, Giorgio Bubba, Gianni Vasino, Marcello Giannini, Giancarlo Nesti, e gli altri tutti insieme. Sembravamo quasi una classe in gita scolastica a Roma. E per me, era come vivere un film di Verdone o di Totò. Tanto lavoro, ricordo, ma anche tante risate e tanta gioia di vivere. Dalla mattina alla sera. Sono ancora pieno di ricordi davvero bellissimi.
Tutti insieme eravamo uno spettacolo nello spettacolo”. Roberto Tortora su Mondo sportivo ricorda i dettagli che fecero poi Novantesimo Minuto una trasmissione seguita da decine di milioni di italiani: “Lo schema del programma era semplice: i gol, una partita dopo l’altra, e basta. Senza contorno, senza paillettes né musica, né comicità, né riempitivi, di cui oggi siamo abituati.
In realtà, tutto questo c’era, ma nessuno in RAI se n’era accorto. Perché ogni inviato dai campi apriva la finestra sul proprio mondo, ognuno era un personaggio che raccontava sé stesso, mentre raccontava qualcos’altro”. Dentro c’era davvero tutto. Fabrizio Maffei quando è rilassato è molto più affascinante di quanto non si possa immaginare, ed è abbastanza evidente che il solo ritornare indietro nel tempo e ricordare l’epopea di Novantesimo Minuto gli riporta il sorriso e la verve di quegli anni.
“A chiedermi di condurre il programma fu Gilberto Evangelisti, allora era direttore del pool sportivo della Rai. In quegli anni ricevetti una grossa offerta dalla Fininvest.
Mi avevano proposto la direzione della redazione sportiva di Tele Capodistria. Francamente era un’offerta assai allettante, e sarebbe stata determinante per la mia carriera futura. Ma avrei dovuto lasciare Roma, e non me la sentivo di trasferirmi a Milano con tutta la famiglia. Sarebbe stato un problema di troppo, almeno all’inizio.
Non ero pronto, insomma, per un’avventura come quella che mi era stata offerta dalla Fininvest. E comunque, Gilberto Evangelisti, venuto a conoscenza di questa trattativa in corso con la Fininvest, mi chiamò nel suo ufficio e mi disse: “Fabrizio, io non ti posso offrire i soldi che ti hanno promesso gli altri. Però posso proporti la conduzione di 90° minuto”. Tutto qui.
Non ci pensai neanche un attimo. Era un’offerta che mi riempiva di orgoglio e di gratitudine. E poi, essere l’erede di Paolo Valenti, non era da tutti. Non ebbi alcun dubbio, e appena mi diedero il via mi tuffai dentro questa avventura con l’entusiasmo di un cronista alle prime armi con una mission importante da raggiungere. Credimi, fu davvero esaltante. Dio mio che emozione. Tornassi indietro? Nessun dubbio, rifarei tutto daccapo”.
Il dopo è storia contemporanea: “Sappiamo tutti cos’è stato 90° minuto per il popolo italiano. Una trasmissione che ha raggiunto i 20 milioni di spettatori. In tempi così lontani riuscivamo a far vedere i gol della Serie A poco dopo la fine delle partite. Da ogni stadio, dopo aver montato i film dei match, partivano delle staffette dirette alle sedi regionali della Rai.
E poi lì, attraverso collegamenti con la sede di Roma, si parlava con l’inviato e si trasmettevano i riassunti delle partite. Oggi con la tecnologia che abbiamo a disposizione si fa fatica a capire cosa riuscivamo a fare. 90° minuto è stata una pietra miliare dell’informazione che ha unito almeno tre generazioni di italiani.
E non dimentichiamoci le battaglie di Valenti contro la violenza negli stadi. Fu il primo a parlarne». Sei anni dopo dalla sua nascita, il programma cambia nome, o meglio cambia il “carattere” della sigla del programma, e “Novantesimo Minuto”, tutto in lettere, diventa “90° minuto” Ma c’è un’altra data storica del programma che non può passare inosservata.
È il 6 febbraio 1977, quando il programma va in onda per la prima volta a colori. Fabrizio Maffei ricorda “Un’emozione incontenibile, difficile da spiegare e da raccontare”.
Le prime immagini a colori sono quelle di Genoa-Torino e Lazio-Catanzaro, mentre le altre partite, come Milan-Cesena, sono ancora in bianco e nero, perché molte sedi regionali della RAI non erano ancora attrezzate per il passaggio al colore, cosa che avverrà invece nei mesi successivi.
Ma in quegli anni nasce anche “Notizie Sportive”, condotto sempre da Paolo Valenti, era un flash di pochi minuti in cui venivano presentate le partite, poi aggiornate nell'intervallo, dando spazio anche a notizie di altri sport. Vi era persino una rassegna stampa curata dallo stesso Paolo Valenti, in questo vero antesignano della comunicazione, con la collaborazione di Ettore Frangipane.
Nel 1992, Novantesimo Minuto passa di mano sotto la Testata Giornalistica Sportiva e alla conduzione viene chiamato Giampiero Galeazzi, altro grande mito delle cronache sportive in Rai. Con lui ci sono anche Armando Pizzo e Ignazio Schino. Notizie Sportive cambia nome. Diventano “Palla al centro”, “Cambio di Campo”, “Solo per i finali”, e finiscono per sempre le tradizionali “corrispondenze dalle sedi RAI regionali”, che tanto successo pure avevano avuto, per far posto questa volta ai giornalisti-inviati della redazione centrale, in collegamento diretto dai pullman regia sistemati davanti agli stadi. Cambiano i tempi e cambiano gli uomini.
Dopo Galeazzi arrivano Gianfranco De Laurentiis, Jacopo Volpi, Gianni Cerqueti, Marco Mazzocchi, Gianni Bezzi, Amedeo Goria e Franco Lauro. Lauro conduce anche l'ultima puntata della stagione 2001-2002 e sostituisce Fabrizio Maffei, chiamato nel frattempo a condurre un programma dedicato ai campionati mondiali di calcio di Corea del Sud e Giappone.
E siamo arrivati al 2003, quando a guidare il programma viene chiamata una grande giornalista sportiva, Paola Ferrari, e che a suo modo lascia un segno importante nel modo di condurre il programma e di intrattenere il suo pubblico. Con lei ci sono anche Giorgio Tosatti e Carlo Longhi. Ma Paola Ferrari non è l’unica donna di Novantesimo Minuto.
Fabrizio Maffei con grande trasporto ci ricorda anche la delicatezza il garbo e l’altissima professionalità di un’altra donna-chiave della televisione e del mondo dello sport, Donatella Scarnati: “Donatella è parte della storia della trasmissione perché è stata la prima donna di Novantesimo Minuto, fortemente voluta da Paolo Valenti.
Una grande professionista!” Nel frattempo, Fabrizio Maffei diventa Direttore della Testata Sportiva, oggi Rai Sport, e di Rai Sport Satellite, dove resta fino al 2006.
Poi, nel luglio 2007 viene nominato Presidente e Amministratore Delegato di Rai Corporation e distaccato a New York, e nell’agosto 2009 chiamato a dirigere la Direzione Comunicazione e Relazioni Esterne della Rai.
Direttore delle Pubbliche Relazioni, dal marzo 2013 a luglio 2014 assume anche la responsabilità delle Relazioni con il Pubblico per poi essere nominato Direttore delle Relazioni Esterne. Infine, nel 2015 è assegnato alle dirette dipendenze del Direttore Generale, e dal febbraio 2016 è alle dirette dipendenze del Direttore Risorse Umane e Organizzazione, l’indimenticabile Luciano Flussi, con l’incarico di componente della commissione interna nell’ambito del progetto di mappatura del personale giornalistico.
Il resto è storia di questi anni. Come tale, bella come il passato.
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