Sergio Santoro, il Caso Juventus: Prima di condannare serve il massimo della chiarezza.
In un'intervista rilasciata al quotidiano sportivo “Tuttosport” e che ha già fatto il giro di tutto il mondo sportivo, uno dei grandi giuristi italiani, l’avvocato Sergio Santoro, già Vice Presidente del Consiglio di Stato,interviene a muso duro sulle vicende recenti della Juventus difendendo l’onore della squadra e la storia della società “fino a prova contraria”.
(Prima Pagina News)
Lunedì 01 Maggio 2023
Roma - 01 mag 2023 (Prima Pagina News)
In un'intervista rilasciata al quotidiano sportivo “Tuttosport” e che ha già fatto il giro di tutto il mondo sportivo, uno dei grandi giuristi italiani, l’avvocato Sergio Santoro, già Vice Presidente del Consiglio di Stato,interviene a muso duro sulle vicende recenti della Juventus difendendo l’onore della squadra e la storia della società “fino a prova contraria”.

Il mantra del grande giurista romano prof. Sergio Santoro sul Caso Yuventus vale una lezione di diritto «La pena deve essere rieducativa, non portare al fallimento del club. II Collegio di Garanzia impone di andare a cercare le ragioni degli illeciti». Come dire? Prima di condannare qualcuno bisogna esserne certi fino in fondo oltre ogni ragionevole dubbio.

Ma alla Juventus converrebbe patteggiare?

Alla domanda della collega Marina Salvetti, l’ex Vice Presidente del Consiglio di Stato non ha nessun dubbio: “No, se fossi il difensore del club lo sconsiglierei sia a livello sportivo che penale perché non ci sono i presupposti. Siamo ancora in una fase embrionale: il giudice penale avrà mandato a quello sportivo la mole di intercettazioni senza alcun commento, pero soltanto la sentenza accerta in via definitiva il carattere illecito delle plusvalenze e della manovra stipendi. Purtroppo le due giustizie hanno tempi diversi ed è stato inopportuno penalizzare in questo campionato perché la questione è sub iudice».

Tutto ora è nelle mani della Corte Federale d’Appello che per Sergio Santoro ha un dovere prioritario che è quello della chiarezza e della trasparenza assoluta.«La Corte federale d'Appello stavolta dovrà andare a fondo. Quando il Collegio ti dice di motivare impone di andare a cercare le ragioni di quegli illeciti, ma quelle ragioni nella motivazioni della sentenza di revocazione non c'erano. Del resto, mi chiedo come si possa togliere 15 punti sulla base di intercettazioni: nella mia carriera ne ho lette tante, ci sono errori nell'ascolto e quindi nella shobinatura, vanno rilette e interpretate in un contradditorio con la parte per capirne il senso, molte volte ho riscontrato interpretazioni completamente distorte. Penso che la Corte federale d'appello sia andata molto oltre le proprie possibilità: la giustizia deve usare logica e buon senso».

Sulla pena da infliggere il giurista non concede nessuna mediazione a nessuno e va avanti alla sua maniera, spiegando le ragioni del suo convincimento: «La pena afflittiva? E’ un concetto da Medioevo del diritto e della civiltà, perché la pena non deve essere afflittiva ma rieducativa: l'ho scritto in decine di sentenza, spiegando che la pena non deve far chiudere la società o l'azienda ma deve servire a rieducare affinché in futuro non vengano commessi ulteriori comportamenti illeciti. Mi sono occupato per anni della Consip che consentiva le offerte a scacchiera e in 12 sentenze ho dato ragione all'Antitrust dicendo che era stato commesso un grande illecito. Traducendo questo principio nella giustizia sportiva, se ci sono stati illeciti sul piano delle plusvalenze le sanzioni non devono essere afflittive ma devono tendere a migliorare il mondo del calcio e non a metterlo fuori uso. E' veramente vergognoso per un giurista moderno il concetto di afflittività: va respinto, è indice di arretratezza della giurisprudenza. Se una vicenda come questa avesse coinvolto un club meno importante della Juve rischiava di portarlo al fallimento. Il club bianconero ha le spalle forti e riuscirà a superare il momento anche meglio di quando fu fatto retrocedere d'autorità in serie B. E poi mi chiedo come le plusvalenze e la manovra stipendi siano ritenuti illeciti sull'attività sportiva».

Sul tema delicatissimo delle plusvalenze Sergio Santoro riscopre il suo tradizionale equilibrio e la aggezza che gli proviene da anni di pratica giuridica ad altissimo livello: «L'articolo 4 è una norma in bianco. Fanno bene gli avvocati della Juve a insistere sulla necessità di una tipizzazione dell'illecito. Come si fa a dire che una plusvalenza possa avere effetti sul campionato? Siamo al paradosso. Io ho giudicato la storia dei biglietti dello stadio venduti a organizzazioni criminali: noi abbiamo penalizzato le società, ma non sul punteggio perché quegli atti illeciti non attenevano ai risultati sportivi bensì al fatto di vendere i biglietti a persone non affidabili. Anche in questo caso, le plusvalenze sono fatti contabili come le manovre stipendi e non hanno inerenza sul piano sportivo».

Ora forse non rimane che rivolgersi al TAR, ma anche su questo il giurista romano ha le idee chiarissime: «Sono delle partite a scacchi, ma io da avvocato lo farei per chiudere íl discorso a monte perché ci sono molti elementi a favore per ottenere l'annullamento. Il fatto che abbiano separato le responsabilità degli ex dirigenti dalla società avvalora il principio di non ammissibilità della responsabilità oggettiva».

La soluzione finale dunque?

«Separare i due profili significa che la responsabilità del dirigente non incide su quella della società che va valutata autonomamente».


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