Smotrich: "Gaza una vera miniera d'oro immobiliare, avviati negoziati con gli americani"

Il ministro delle Finanze ed esponente dell'ultradestra israeliana: “La demolizione, la prima fase del rinnovamento della città, l’abbiamo già fatta. Ora dobbiamo solo costruire”. Idf: circa 400.000 persone via da Gaza City.

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Mercoledì 17 Settembre 2025
Roma - 17 set 2025 (Prima Pagina News)

Il ministro delle Finanze ed esponente dell'ultradestra israeliana: “La demolizione, la prima fase del rinnovamento della città, l’abbiamo già fatta. Ora dobbiamo solo costruire”. Idf: circa 400.000 persone via da Gaza City.

La Striscia di Gaza rappresenta una “miniera d’oro immobiliare, che “si autofinanzia”. Così il ministro israeliano delle Finanze ed esponente dell'ultradestra messianica, Bezalel Smotrich, aggiungendo che “ho già avviato i negoziati con gli americani”.

“Abbiamo investito molti soldi in questa guerra. Dobbiamo vedere come distribuiremo il territorio in percentuale”, ha dichiarato Smotrich, nel corso di una conferenza stampa sul settore immobiliare a Tel Aviv. “La demolizione, la prima fase del rinnovamento della città, l’abbiamo già fatta. Ora dobbiamo solo costruire”, ha aggiunto.

Più volte, il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, aveva detto di voler trasformare la Striscia di Gaza in una “riviera” posta sotto il controllo degli americani. Con questa mossa, gran parte della popolazione palestinese verrebbe spronata ad andarsene.

Da parte sua, il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, ha dichiarato di non aver intenzione di occupare la Striscia, ma i suoi ministri di ultradestra stanno spingendo in questo senso.

Nel corso della conferenza stampa, Smotrich ha respinto le dichiarazioni fatte lunedì da Netanyahu, secondo cui lo Stato israeliano starebbe affrontando un crescente isolamento a livello internazionale e potrebbe essere obbligato a diventare un'economia autosufficiente, con “caratteristiche autarchiche” e una specie di "super-Sparta". “Non sono d’accordo con le parole del premier e non mi è piaciuto molto il paragone con Sparta”, ha dichiarato Smotrich.

I commenti del premier hanno suscitato le critiche dei leader dell'opposizione e del mondo imprenditoriale, e hanno anche portato ad un calo del valore delle azioni alla Borsa di Tel Aviv. Ieri, Netanyahu ha detto di avere “piena fiducia” nell’economia israeliana e ha tentato di precisare che i suoi commenti riguardavano il settore della difesa, non l'economia a livello generale.

Fino ad ora sono circa 400.000 i palestinesi che hanno lasciato Gaza City: a fare questa stima sono le Forze di Difesa Israeliane (Idf), che ieri hanno iniziato l'offensiva via terra in città per scovare i miliziani del gruppo terroristico Hamas.

Stando alle Idf, prima dell'attacco in città vivevano un milione di persone. Gli sfollati stanno andando verso sud, in una zona umanitaria disposta dalle autorità israeliane. Visto l'aumento degli sfollati, la strada costiera di Rashid è parecchio affollata, e l'esercito ha annunciato l'apertura di una seconda via di evacuazione, su Salah al-Din, la più importante autostrada da nord a sud della Striscia, dalle 12 locali di oggi fino alle 12 di venerdì.

Continua, intanto, a Gaza City, l'operazione Carri di Gedeone 2, che vede attive, per ora, due Divisioni delle Forze di difesa israeliane (Idf), a cui, nei prossimi giorni, se ne unirà un'altra. L'operazione, riferisce l'emittente Kan citando stime dell'Idf, dovrebbe durare circa due o tre mesi, ma servirà più tempo per bonificare l'area dai terroristi.

Le Idf evidenziano che il cuore pulsante dell'organizzazione terroristica si trova in città, includendo, forse, anche il comandante militare dell’organizzazione, Izz ad-Din Haddad, che dovrebbe trovarsi nei tunnel. Secondo quanto indicava la stima precedente, in città dovrebbero trovarsi circa 2.500 terroristi: ora, però, il numero di miliziani sarebbe aumentato, perché altri combattenti sarebbero arrivati da diverse zone e per il reclutamento di giovani con l'obiettivo di piazzare esplosivi e tendere imboscate ai militari, riporta l'emittente pubblica israeliana Kan.

“Se Hamas non rilascia gli ostaggi e non si disarmerà, Gaza verrà distrutta e diventerà un monumento alle atrocità e agli assassini di Hamas”. E' quanto ha scritto, su X, il Ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, aggiungendo che “ieri, con l’inizio delle manovre di terra, sono state distrutte a Gaza 25 torri del terrore. Un numero enorme e significativo”. “Per eliminare qualsiasi minaccia di cecchini da parte delle forze in manovra, i terroristi sono stati fermati e le infrastrutture terroristiche sono state distrutte. Gli abitanti di Gaza sono stati costretti a spostarsi a sud per proteggersi”, ha concluso Katz.

Sono almeno 62 i palestinesi che, dall'alba di quest'oggi, sono rimasti uccisi nei raid israeliani lungo la Striscia di Gaza: è quanto riferiscono fonti mediche, citate da Al Jazeera. Almeno 40 delle vittime sono state registrate a Gaza City.

"Oggi al Collegio dei Commissari abbiamo discusso della situazione a Gaza, l'operazione a Gaza City rappresenta un'escalation della guerra, oggi presentiamo un robusto pacchetto di sanzioni: l'obiettivo non è punire Israele ma migliorare la situazione a Gaza, tutti gli Stati membri sono d'accordo nel dire che la situazione umanitaria è intollerabile".

Così, in conferenza stampa, l'Alto Rappresentante Europeo per la Politica Estera, Kaja Kallas, spiegando che "oltre ai ministri israeliani estremisti" nel pacchetto di sanzioni, che dovrà avere l'approvazione all'unanimità, "ci sono altri membri di Hamas e coloni violenti". Nella proposta ci sono anche misure inerenti il commercio.

"La partecipazione alle esercitazioni militari russe e l'acquisto di petrolio russo ostacolano il rafforzamento dei legami, poiché in ultima analisi la nostra partnership non riguarda solo il commercio, ma anche la difesa dell'ordine internazionale basato sulle regole: dovremmo essere dalla stessa parte", ha proseguito Kallas.

"Le opinioni pubbliche stanno cambiando all'interno degli Stati membri perché le persone vogliono che le sofferenze a Gaza si fermino: ora avremo una discussione al Consiglio Affari Esteri ma, allo stesso tempo, le posizioni politiche restano quelle che sono", ha aggiunto.

"Sospendiamo il sostegno bilaterale al governo israeliano. Si tratta di un segnale importante, che conferma la nostra politica a favore della pace. In particolare, 14 milioni di euro di fondi già stanziati per il periodo 2020-2024. Di tale importo, 4,3 milioni di euro sono stati contrattualizzati, mentre 9,4 milioni di euro rimangono non contrattualizzati. Fino a nuovo avviso, non procederemo all'identificazione congiunta di nuove azioni né alla firma di contratti", ha annunciato la commissaria Ue Dubravka Suica, evidenziando che, in questo caso, Bruxelles ha preso una decisione "indipendente".

"Come annunciato, non sospenderemo lo stanziamento di 20 milioni di euro destinati a misure volte a combattere l'antisemitismo e a promuovere la vita ebraica sostenendo Yad Vashem. Allo stesso modo, rimarranno invariati i 10,2 milioni di euro destinati alla società civile. Continuerà anche il sostegno dell'Ue alle iniziative di costruzione della pace attraverso la società civile israeliana e palestinese, con uno stanziamento medio di 5 milioni di euro all'anno", ha precisato Suica.

"Gli orribili eventi che si verificano quotidianamente a Gaza devono cessare. È necessario un cessate il fuoco immediato, un accesso illimitato per tutti gli aiuti umanitari e il rilascio di tutti gli ostaggi detenuti da Hamas. L'Ue rimane il principale donatore di aiuti umanitari. Continuiamo inoltre a sostenere con fermezza la soluzione dei due Stati, che è stata compromessa dalle recenti azioni di insediamento del governo israeliano in Cisgiordania". E' quanto ha scritto, su X, la Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen.

"La raccomandazione della Commissione Ue, guidata dalla presidente Ursula von der Leyen, è distorta dal punto di vista morale e politico, e si spera che - come in passato - non venga adottata. Eventuali provvedimenti contro Israele riceveranno una risposta adeguata, anche se speriamo che non si arrivi a quel punto". Così, su X, il Ministro degli Esteri israeliano, Gideon Sa'ar, in seguito all'annuncio della raccomandazione di sospendere l'appoggio bilaterale al governo di Israele. "Azioni contro Israele danneggerebbero gli stessi interessi dell'Europa. Israele continuerà a lottare, con l'aiuto dei suoi amici in Europa", prosegue.

Secondo quanto spiega un alto funzionario Ue, l'obiettivo della proposta della Commissione Europea è quello di sospendere la parte "più significativa" del trattato commerciale preferenziale tra l'Ue e Israele, pari al 37% del volume totale. Tutto il resto è regolato dai patti presi nell'ambito dell'Organizzazione Mondiale del Commercio (Wto), per cui non sarà soggetto alle misure.

In pratica, si parla di circa 227 milioni di euro all'anno, che adesso saranno soggetti a dazi maggiorati, dunque applicati agli importatori europei (l'anno scorso sono stati importati beni israeliani per 16 miliardi di euro). La gran parte riguarderà i prodotti agricoli.

Nessuna sanzione, invece, per le armi, perché il settore è coperto dal quadro generale del Wto e non rientra nelle specificità dell'accordo di associazione. La fonte evidenzia che spesso le armi beneficiano della "clausola di confidenzialità", per cui non si può sapere con certezza quanto pesi negli scambi tra Bruxelles e Tel Aviv.

Il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, vedrà il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, il 29 settembre alla Casa Bianca. Lo ha reso noto lo stesso Netanyahu, ieri sera, nel corso di una conferenza stampa. E' il quarto incontro tra i due leader dal reinsediamento del tycoon alla Casa Bianca, il primo dopo l'attacco israeliano a Doha. Il 26 settembre, invece, Netanyahu parlerà all'Assemblea Generale dell'Onu, a New York.

Nel corso della conferenza stampa di ieri, il premier israeliano ha riaffermato che l'attacco in Qatar è stato deciso soltanto da Israele, e che Washington non ne era stata informata in anticipo, anche se fonti di stampa hanno riferito il contrario.

In merito al ruolo di mediatore del Qatar per giungere al cessate il fuoco a Gaza e il rilascio degli ostaggi, Netanyahu ha detto: “Se il Qatar volesse, potrebbe facilmente applicare una pressione molto più forte, il che ci aiuterebbe a liberare tutti i nostri ostaggi nei primi mesi della guerra. Ospita Hamas. Finanzia Hamas. Ha leve molto più forti e ha scelto di non farlo”.


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