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La tragedia con i suoi quasi mille morti rappresenta ad oggi il simbolo del sacrificio dei lavoratori italiani costretti ad emigrare cercando fortuna in America, per poter sopravvivere. Tra i mille minatori almeno la metà sarebbero stati italiani provenienti dal Molise, dall’Abruzzo e dalla Calabria e moltissimi bambini.
La tragedia con i suoi quasi mille morti rappresenta ad oggi il simbolo del sacrificio dei lavoratori italiani costretti ad emigrare cercando fortuna in America, per poter sopravvivere. Tra i mille minatori almeno la metà sarebbero stati italiani provenienti dal Molise, dall’Abruzzo e dalla Calabria e moltissimi bambini.
Nel cimitero di Monongah, a quasi 117 anni da uno dei disastri minerari più grandi della storia accaduto negli Stati Uniti, è stata commemorata la Giornata del Sacrificio del lavoro italiano nel Mondo in ricordo della tragedia mineraria accaduta in West Virginia che costò la vita a circa mille minatori di cui almeno la metà, oltre a polacchi, americani e russi, erano italiani provenienti dal Molise, dall’Abruzzo e dalla Calabria e moltissimi bambini.
La tragedia di Monongah è considerata la più grave catastrofe mineraria degli italiani all’estero, emigrati in cerca di fortuna in America.
Ad oggi a ricordare il grave disastro minerario e commemorare le vedove e gli orfani di tutti i minatori ci sono la statua dedicata “all’Eroina di Monongah”, una campana pontificia e una lapide che il Governo italiano ha dedicato nel 2007 al triste ricordo. Proprio su questa, nel giorno della Giornata del Sacrificio del lavoro italiano nel Mondo è stata depositata una corona di fiori dal Console Generale d’Italia a Filadelfia Cristiana Mele, accompagnata dal Consigliere del Cgie e Presidente del Comitato Tricolore per gli italiani nel Mondo Vincenzo Arcobelli, da Roberto Le Donne Consigliere del Comites di Filadelfia, da Susy Leonardis ispiratrice e colonna storica di testimonianza della tragedia, Cora Fazio punto di riferimento locale e Nicola Trombetta presidente della Federazione delle Associazioni della Campania in USA. A seguire Padre Meo ha impartito la sua benedizione.
Nel momento stesso in cui 107 anni fa avveniva l’esplosione e quindi la tragedia umana, nel cimitero di Monongah, ha iniziato a suonare la campana costruita dalla Pontificia Fonderia Marinelli per condividere, tra tutti i partecipanti alla manifestazione, il triste e doloroso ricordo di tutte le vittime del disastro. Dopo gli inni nazionali, americano e italiano, cantati da Denise Roncone, il sindaco di Monongah John Palmer ha dato il suo benvenuto a tutti partecipanti.
In rappresentanza dell'Autorità diplomatica consolare della circoscrizione di Filadelfia, la Console Cristiana Mele ha salutato i partecipanti leggendo i messaggi pervenuti per l'occasione dal Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni e dal Ministro degli Affari Esteri Antonio Tajani.
Durante la manifestazione i rappresentanti locali e quelli della comunità italo americana, con i propri interventi hanno manifestato la loro vicinanza alle famiglie delle vittime.
Vincenzo Arcobelli, presidente del Comitato Tricolore per gli italiani nel Mondo e Rappresentante al Consiglio Generale degli italiani all'Estero ha affermato: "Sono molto grato a tutti coloro che hanno permesso l'organizzazione di questa commemorazione nella giornata dedicata al Sacrificio del Lavoro Italiani nel mondo, istituita nel 2001 e fortemente voluta da Mirko Tremaglia Ministro degli italiani nel Mondo.
E' molto significativo che oggi a Monongah siano arrivati i messaggi delle Istituzioni Italiane, sensibili a questa iniziativa, per ricordare una tragedia dimenticata e poco conosciuta. E' nostro dovere mantenere viva la memoria, informare la collettività, i mezzi di comunicazione, e se la società ha fatto progressi lo si deve anche a coloro che persero la vita come le vittime del lavoro di Monongah e nel mondo. Continueremo a sensibilizzare le Istituzioni, le Autorità civili locali e politiche affinché si possa arrivare ad organizzare un grande evento in occasione del 120° anniversario della tragedia e porre le basi per il progetto della creazione di un Museo a Monongah".
La manifestazione si è conclusa con la celebrazione della Santa Messa in memoria delle vittime del disastro minerario.
Anche il Sindaco di Torella del Sanzio, Gianni Meffe, ha inviato un messaggio personale che è stato letto durante la conviviale organizzata dai dirigenti di OSDIA di Morgantown, nel corso della quale alcuni libri e un ricco reportage mediatico, a partire del 2003, hanno raccontato e testimoniato la tragica storia della vita quotidiana degli italiani dell’epoca.
L'iniziativa è stata supportata dal Consolato Generale d'Italia a Filadelfia, dal CTIM, dalla NIAF, OSDIA e dalla città di Monongah con il patrocinio del Consiglio Generale degli Italiani all'estero (CGIE).
Questa ecatombe consumatasi a Monongah resterebbe ancora poco nota e ancora sconosciuta al cinema e alla letteratura per la difficile e incompleta ricostruzione fatta all’epoca dei fatti.
La stima ufficiale delle vittime è per difetto perché i morti sarebbero stati più di 900 dato che neanche un terzo dei minatori sarebbe stato registrato. Fra le centinaia di corpi moltissimi erano ragazzini. I corpi di 135 vittime non identificate furono sepolte in una fossa comune, mentre alle vittime ufficiali si devono aggiungere bambini e aiutanti che ogni minatore “regolarmente assunto” portava con sé, senza l’obbligo di comunicarlo al datore di lavoro. In un primo momento, secondo il rapporto della Commissione Amos, sembrò che le vittime fossero “circa 350”, ma già nei giorni immediatamente successivi alla tragedia alcuni resoconti giornalistici parlarono di 425 morti. Alla stampa Leo L. Malone, General Manager delle due gallerie, avrebbe riferito che la mattina della sciagura all’ingresso nell’impianto sarebbero stati registrati 478 uomini e che tale numero non includeva circa 100 altri lavoratori (tra cui conducenti di muli, addetti alle pompe, “raccoglitori” ragazzini) non soggetti alla registrazione. In un quotidiano di Washington, una corrispondenza datata 9 Marzo 1908 riferì di 956 vittime.
Monongah con i suoi quasi mille morti rappresenta ad oggi il simbolo del sacrificio dei lavoratori italiani costretti ad emigrare per poter sopravvivere.