Usura, Roma: prestava soldi con interessi al 900%, in manette un 60enne

L'uomo, addetto alle pulizie in un ospedale, è stato denunciato da una delle sue vittime.

(Prima Pagina News)
Lunedì 02 Settembre 2024
Roma - 02 set 2024 (Prima Pagina News)

L'uomo, addetto alle pulizie in un ospedale, è stato denunciato da una delle sue vittime.

Era un addetto delle pulizie che lavorava in un ospedale romano per conto di una ditta, ma nel tempo libero si dedicava all'usura, prestando soldi con tassi d'interesse che andavano oltre il 900%.

Tra i suoi 'clienti preferiti' c'erano gli ammalati e le persone in difficoltà, ma a lui si rivolgevano anche la gran parte dei suoi colleghi di lavoro.

Per cinque delle vittime di Marco Porzia è terminato dopo che uno degli usurati ha deciso di sporgere denuncia ai Carabinieri di Porta Portese che stamani hanno fatto recapitare al 60enne, residente a Mentana (Rm), un ordine di custodia cautelare agli arresti domiciliari, firmata dal Gip di Roma, Maria Gaspari, con una serie di accuse, dalla rapina alla tentata estorsione, fino all’esercizio abusivo dell’attività finanziaria.

Stando alle indagini dei militari dell'Arma, l'attività usuraia era cominciata durante la pandemia legata al Covid-19. Secondo quanto scritto dal Gip nell'ordinanza, “a fronte di un prestito di €500,00” dato ad un collega “lo aveva obbligato alla restituzione complessiva di € 20.000”. L'usurato “riferiva inoltre che l’indagato gli aveva sottratto con la forza la propria carta Poste Pay e, che, poiché detta carta era bloccata, …, approfittando di un momento di sua distrazione, si era impossessato anche della sua nuova carta Poste Pay. Il monitoraggio della lista movimenti della citata carta ha consentito di ricondurre l’utilizzo della stessa in capo al P. e di accertare numerose “ricariche” di denaro effettuata in favore dell’indagato da numerosi soggetti per una somma complessiva di €35.260,00, somma che ha indotto la polizia giudiziaria a ritenere che le vittime del Porzia fossero numerose”.

L'uomo intimoriva e minacciava le vittime, facendogli credere che agiva per conto di altri "soci" che, pur di recuperare i crediti, avrebbero fatto di tutto, qualora le rate e gli interessi, definiti "multe" nelle telefonate, non fossero stati pagati.


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