Virginia Saba “Ecco come ho scoperto la fede”. Al Circolo Aniene di Roma il lancio de “Il suono della Bellezza”.
Appena fresco di stampa, il libro di Virginia Saba “Il suono della bellezza, note di Vita e di Filosofia”, 208 pagine Edito da IFpress, sarà ufficialmente presentato dall’autrice a Roma nel salone delle feste del Circolo dei Canottieri Aniene, Lungotevere dell’Acqua Acetosa, il prossimo 6 ottobre. Per Giovanni Malagò e Massimo Fabbricini, padroni di casa dell’Aniene, una serata molto speciale.
di Pino Nano
Giovedì 30 Settembre 2021
Roma - 30 set 2021 (Prima Pagina News)
Appena fresco di stampa, il libro di Virginia Saba “Il suono della bellezza, note di Vita e di Filosofia”, 208 pagine Edito da IFpress, sarà ufficialmente presentato dall’autrice a Roma nel salone delle feste del Circolo dei Canottieri Aniene, Lungotevere dell’Acqua Acetosa, il prossimo 6 ottobre. Per Giovanni Malagò e Massimo Fabbricini, padroni di casa dell’Aniene, una serata molto speciale.

Tutto è bellezza se siamo bellezza dentro noi stessi, come l’eco di un paradiso perduto che mai ci abbandona”.

 Un saggio di vita vissuta, un testo di filosofia, una ricerca su sé stessa, o la verifica di una tesi precostituita? Forse è molto più semplice di quanto non si immagini la risposta a questa domanda. Virginia Saba -precisa la sua casa editrice- “ha voluto ricostruire il proprio viaggio nel tempo e nello spazio attraverso i periodi storici e i luoghi, gli uomini e le donne noti e meno noti, gli accadimenti, gli aneddoti, i dolori e le gioie per dedicarlo a tutti coloro che non riescono a cogliere le sfumature e la bellezza che la vita ci offre”.

 La particolarità di questo percorso risiede nel fatto che l’autrice compie tale itinerario con l’aiuto delle 32 Variazioni Goldberg di Bach, ciascuna delle quali – nota dopo nota – offre uno spunto per afferrare alcuni dei segreti più profondi della nostra esistenza.

 “Alcuni anni fa -scrive Virginia Saba nella sua introduzione al libro- cominciai a scrivere per il seminario di Estetica della Facoltà Teologica di Cagliari un elaborato sulla bellezza trascendentale. Quella bellezza che secondo Fëdor Dostoevskij dovrebbe salvare il mondo, tanto per intenderci. Ma mi resi conto, mentre studiavo, che io quella bellezza in realtà la stavo vivendo salvando me stessa. L’incontro con il mio Maestro, avvenuto in uno dei luoghi più brutti del mondo, aveva infatti tracciato la via un anno prima, accompagnando ogni mio passo con le Variazioni Goldberg di Bach che giorno dopo giorno misero ordine dentro me offrendomi sensazioni profondissime che ho deciso di indagare".

 Alcuni episodi che accompagnarono quella musica -spiega Virginia Saba- furono particolarmente significativi: “la contemplazione di una rosa, l’analisi de “La pala di Brera” di Piero della Francesca, la lettura degli haiku, le parole del Vangelo, il silenzio e un certo isolamento che mi imposi”. E qui la vera chiave di lettura di questo suo libro: “L’aspetto più straordinario -dice-fu che proprio stando immobile, prigioniera, scoprii la bellezza del mondo. Acquisii la consapevolezza che solo andando a fondo nelle cose e non a spasso in superficie questa vita risulta essere meravigliosa, anche nel luogo più brutto del mondo, anche con poco, anche nel dramma”.

 Le vie erano essenzialmente due e sono ben note: la contemplazione e la conoscenza. Secondo l’autrice del saggio “La prima permette di entrare in sintonia con ogni essere su questa terra ed eliminare le divisioni e i contrasti, la seconda permette di dare a ogni cosa il suo nome e penetrarla fino al cuore. Il che è fondamentale per cogliere le sfumature che la vita ci offre”.

 Ecco l’altra provocazione culturale del saggio di Virginia Saba: “Ignoriamo che esiste il nartece, se non sappiamo cosa sia il nartece. Ignoriamo cosa sia l’euristica, se non sappiamo cosa sia l’ermeneutica, e così via. Le parole sono magiche, non si possono ignorare. Sono le porte per l’essenza. Occorre conoscere il più possibile per capire come la vita ci parli in ogni istante. Ed ecco l’idea che ad ognuno di noi occorra una piccola enciclopedia da arricchire giorno dopo giorno. E questa è la mia”.

 -Perché questo libro, e soprattutto perché questo titolo?

“Ho ricostruito il mio viaggio sperando potesse essere un dono per tutti, soprattutto per chi bellezza non riesce a scorgere, fatto comprensibile considerate le difficoltà che la vita quotidianamente ci presenta. L’ho fatto con l’aiuto delle 32 Variazioni Goldberg di Bach, ciascuna delle quali offre uno spunto per afferrare alcuni dei segreti della nostra esistenza”. Ed ecco dunque il perché di 32 capitoli nei quali non mancano le parole di Bach, che, “come il mio Maestro, conosceva la strada che avvicina a Dio e illustrava a Goldberg come giungere innanzi a Lui, nota dopo nota. I corsivi che troverete sono infatti gli stralci di reali conversazioni tra me e il Maestro e che annotavo per non perdere il filo magico che per due anni mi ritrovai tra le mani”.

 -Virginia ma chi è il Maestro di cui lei parla nel suo libro?

“La nostra vita se siamo fortunati ci regala qualcosa di speciale: l'incontro con persone fuori dal comune. Il mio Maestro, uomo coltissimo, l'ho incontrato per caso una decina di anni fa e mi ha cambiato la vita. Per niente conosciuto, anzi, molto distante dalla gente, ogni giorno mi raccontava una storia affinché potessi scorgerne il significato più profondo, cambiando così per sempre la mia visione delle cose. Severo, molto esigente, mi ha donato il suo sapere e mi ha lasciato andare”.

 

-Da cosa nasce il suo libro?

“Il libro nasce dalla volontà di non perdere quel filo magico che mi ritrovai tra le mani con le nostre chiacchierate e che mi ha portato, una sera, a fermarmi in una chiesa che si trovava sulla strada verso casa e a percepire una sensazione bellissima. Penso che quello sia stato il mio incontro con la fede. Ma anche dall'esigenza continua di "guardare sempre le stelle e mai la polvere". Un regalo che ho voluto condividere con chi vorrà leggere il libro affinché non dimentichi che seppur nelle difficoltà e contraddizioni, nel dolore e nella disperazione, questa vita merita tutto il nostro rispetto e il nostro amore”.

 

-Quasi un viaggio intimo?

“Non so cosa troverete alla fine di questo viaggio che indaga sulla vita, sulla verità, su come bellezza ci possa donare occhi nuovi. Ma io sono arrivata alla scoperta più straordinaria che possa fare una donna o un uomo su questa terra: la fede. E ancora rincorro quel primo momento in cui quella calda luce mi ha colmato il cuore per poi dileguarsi e lasciarmi solo il ricordo di sé. Nonostante a fatica continui a rincorrerla sono consapevole che ciò che conta è il viaggio. Perché non si arriva mai. Ma ci si può risvegliare. Se questo libro non è quella Luce, spero possiate trovare le vostre scintille divine. E capire che tutto è bellezza se siamo bellezza dentro noi stessi”.

 

Virginia Saba parla in questo libro dell’eco di un “paradiso perduto che mai ci abbandona. Ora potete schiacciare play e leggere ogni capitolo con la sua specifica Variazione. E vedere che effetto fa alla vostra anima”.

 

Ma scopriamo l’autrice. Virginia Saba è una giornalista professionista, conduttrice televisiva ed esperta di comunicazione. Attualmente lavora nella Segreteria particolare della Commissione parlamentare per le questioni regionali.  Laureata in Lettere a Cagliari con tesi sulla scrittrice algerina Assia Djabar, ha studiato teologia, prima alla Pontificia Facoltà teologica della Sardegna e attualmente alla Pontificia Facoltà Antonianum di Roma. Ha conseguito il Master in Consulenza filosofica e antropologia esistenziale presso l’Ateneo Pontificio Regina Apostolurum con una tesi sulla mistica renana. È stata assistente di Regalità individuale nell’Università della Felicità di Aristan presso la quale ha tenuto come docente un corso sulle colonne sonore e su Santa Teresa d’Avila. La sua vera grande passione rimane però la pallacanestro, dove lei ha giocato in serie A2 nella Virtus Cagliari con grande successo.

 

A proposito, non sapendo cosa fossero il nartèce siamo andati a cercarlo e abbiamo scoperto che è una struttura tipica delle basiliche bizantine e paoleocristiane dei primi 6-7 secoli del Cristianesimo. “È uno spazio posto fra le navate e la facciata principale della chiesa, e ha la funzione di un corto atrio, largo quanto la chiesa stessa”.

 

Ma non sapevamo neanche cosa fosse l’euristica, e allora abbiamo scoperto che “è una parte dell'epistemologia e del metodo scientifico che si occupa di favorire la ricerca di nuovi sviluppi teorici, nuove scoperte empiriche e nuove tecnologie”. Come dire? Non si finisce mai di imparare.


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