Yemen: L'Iran nega di aver violato le sanzioni ONU

Mai andati contro le risoluzioni del consiglio, tuona l'ambasciatore Amir-Saeid Iravani. Il suo discorso integrale alle Nazioni Unite

di Renato Narciso
Mercoledì 21 Maggio 2025
New York - 21 mag 2025 (Prima Pagina News)

Mai andati contro le risoluzioni del consiglio, tuona l'ambasciatore Amir-Saeid Iravani. Il suo discorso integrale alle Nazioni Unite

L'ambasciatore iraniano presso l'ONU, Amir-Saeid Iravani, ha respinto le accuse di aver violato l'embargo sulle armi allo Yemen. Lo riporta una nota dell'Irna. Iravani lo ha affermato nel corso di una riunione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite intitolata "Rafforzare la sicurezza marittima attraverso la cooperazione internazionale per la stabilità globale", tenutasi martedì ieri 20 maggio 2025. Ha inoltre affermato che il suo Paese non è mai stato coinvolto in attività che violino le risoluzioni del Consiglio di sicurezza. Questo il suo discorso: Ci congratuliamo con la Grecia per aver assunto la presidenza del Consiglio di sicurezza e la ringraziamo per aver convocato questo tempestivo dibattito aperto. La libertà di navigazione è un pilastro del diritto internazionale e la sicurezza marittima è essenziale per la sua tutela. Insieme, contribuiscono alla pace globale, alla stabilità e al flusso ininterrotto degli scambi commerciali. Oggi, tuttavia, questi principi si trovano ad affrontare minacce gravi e crescenti, che vanno dalla pirateria, alla criminalità organizzata transnazionale, ai traffici illeciti, fino agli attacchi informatici alle infrastrutture marittime. Tali sfide sono ulteriormente aggravate da misure coercitive unilaterali, dalla continua presenza militare di alcune potenze, dagli atti di aggressione e dalla politicizzazione della sicurezza marittima con il pretesto di salvaguardare la libertà di navigazione. In quanto importante nazione costiera che confina con il Golfo Persico e il Mar dell'Oman, l'Iran contribuisce da tempo alla sicurezza e alla stabilità dello Stretto di Hormuz. Le nostre forze navali svolgono inoltre un ruolo fondamentale nel proteggere i corridoi strategici, tra cui lo stretto di Bab el-Mandeb e l'Oceano Indiano settentrionale, assicurando un passaggio sicuro alle navi commerciali e petrolifere e contribuendo alla sicurezza marittima regionale e internazionale. L'Iran ha costantemente sottolineato che una stabilità marittima duratura richiede una cooperazione regionale inclusiva. Purtroppo, le misure coercitive unilaterali (UCM), in particolare le sanzioni extraterritoriali imposte dagli Stati Uniti, compromettono gli sforzi collettivi. Queste azioni illegali hanno reciso legittimi legami commerciali, portato al sequestro illegittimo di carichi di petrolio iraniano e violato il diritto internazionale e la Carta delle Nazioni Unite, minacciando la sicurezza della navigazione globale. La sicurezza marittima non deve essere selettiva né soggetta a interpretazioni unilaterali. Deve essere tutelata universalmente, sulla base del diritto internazionale, della non discriminazione e del pieno rispetto della sovranità statale. L'Iran rimane pienamente impegnato nel rispetto del diritto marittimo internazionale e collabora con tutte le parti interessate responsabili per garantire che le rotte marittime restino aperte, sicure e regolate dallo stato di diritto, non dalla regola della forza. Prima di concludere, signor Presidente, respingiamo categoricamente le accuse infondate e politicamente motivate mosse dai rappresentanti degli Stati Uniti e del regime israeliano. Queste accuse non solo sono fuorvianti, ma tentano anche deliberatamente di distorcere la realtà della regione per distogliere l'attenzione dalle cause profonde dell'instabilità e dell'insicurezza nel Mar Rosso e oltre. L'accusa secondo cui l'Iran stia violando l'embargo sulle armi imposto dalle Nazioni Unite allo Yemen è del tutto infondata. L'Iran ha costantemente respinto qualsiasi coinvolgimento in attività che violino le pertinenti risoluzioni del Consiglio di Sicurezza. La risoluzione 2216 (2015) è stata ripetutamente utilizzata impropriamente dagli Stati Uniti per giustificare le sue illegittime misure unilaterali, che vanno oltre il mandato del Consiglio. Voglio essere chiaro: le cause profonde dell'instabilità nel Mar Rosso e nella regione più ampia derivano dalle atrocità commesse in corso da Israele a Gaza e dalle sue continue aggressioni e occupazioni in tutta la regione, portate avanti con il pieno sostegno degli Stati Uniti e nella più totale impunità. Questa realtà non può essere ignorata o sviata dalla disinformazione. Il Consiglio di Sicurezza deve affrontare queste cause profonde e sostenere l'ordinamento giuridico internazionale da cui dipendono la pace e la sicurezza marittima globale.


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