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“Meglio soli. La secessione del Sud, stanco di essere colonia, 416 pagine, Piemme Editore, è l’ultimo libro di Pino Aprile, giornalista con alle spalle mezzo secolo di scrittura e di mestiere militante nei settimanali più famosi della storia italiana.
“Meglio soli. La secessione del Sud, stanco di essere colonia, 416 pagine, Piemme Editore, è l’ultimo libro di Pino Aprile, giornalista con alle spalle mezzo secolo di scrittura e di mestiere militante nei settimanali più famosi della storia italiana.
Vicedirettore di Oggi, poi direttore di Gente, ed una lunga collaborazione e intesa professionale con Sergio Zavoli, Pino Aprile è anche autore di oltre dieci saggi diversi sul Mezzogiorno e sulla Nuova Questione Meridionale. Premio Rhegium Julii, Premio Carlo Levi, Premio Caccuri, se non fosse un cronista di razza, quale lui è sempre stato, vi direi che è uno dei meridionalisti italiani oggi più cazzuti e più convinti del Paese.
-Direttore ma cos’è questo tuo nuovo libro?
“Un manifesto politico, un grido di ribellione, un'analisi spietata e spiegata bene delle condizioni di subalternità in cui versa il Sud Italia, oltre che un atto di accusa fortissimo contro la retorica dominante. Insieme a Luca Antonio Pepe, con un'attenta analisi dei numeri reali e dei trucchetti contabili e legislativi delle burocrazie italiane, riportiamo un campionario di discriminazioni di Stato a danno della «colonia interna» del sistema economico (e quindi politico) costruito più di 160 anni fa. Il Sud Italia, da sempre, viene penalizzato, derubato e colpevolizzato. In tempi in cui si discute di autonomia differenziata e di ripartizione di potere regionale, questo saggio offre un punto di vista completamente rivoluzionario, ribaltando l'ottica attraverso cui è visto e percepito il Sud”.
-“Un manifesto politico”, non rischia di sembrare una risposta retorica?
“Vivresti tu in un Paese in cui i malati sono costretti a spostarsi in continuazione per farsi curare? In un Paese in cui mancano gli asili nido, le mense per il tempo pieno nelle scuole, i treni, gli aeroporti e le strade? Resteresti in un Paese in cui politici e media vi chiamano ladri di risorse pubbliche, mentre lo stesso Stato, attraverso i suoi enti delegati al controllo dei conti, certifica che siete voi i derubati di cifre mostruose ogni anno, a favore di quelli che vi chiamano ladri? Ti impegneresti per tutelare l'integrità di un Paese in cui le risorse inviate dall'Unione europea per ridurre le disuguaglianze interne fossero spese nelle aree più ricche, per far crescere il divario da quelle più povere?”
-Il libro è uscito il 12 novembre scorso, giorno in cui la Consulta doveva decidere sull’autonomia differenziata, una scelta non casuale mi pare?
Ti dirò che non è stato fatto apposta. È una pura coincidenza, di cui ci siamo persino accorti tardi. Però è vero, “Meglio soli” è arrivato in libreria lo stesso giorno in cui la Corte Costituzionale esaminava il ricorso di Puglia, Campania, Sardegna e Toscana contro la scellerata legge dell’Autonomia differenziata. Che vuoi che ti dica? Le coincidenze sono il linguaggio degli dei. E poi, Luca Antonio Pepe che, oltre a essere giornalista, lavora da dieci anni in Parlamento come legislativo (si occupa, cioè, di scrivere leggi e atti normativi), non riusciva a sopportare che il tanto lavoro svolto insieme e, ognuno per conto suo nella stessa direzione, andasse sprecato”.
-Un libro documentatissimo, lo vedo dalle tabelle e dalle cifre che ci sono?
“Noi diamo solo un assaggio dei luridi metodi, dei trucchi, dei furti con cui si sottraggono risorse e opere pubbliche al Sud, per favorire le sole regioni del Nord (e manco tutte). Oggi, si toglie al Mezzogiorno l’ultimo tesoro: i suoi giovani, addirittura finanziando l’emigrazione e lo spopolamento del Sud, come prevede la legge finanziaria appena messa a punto. “Meglio soli”, se posso dirlo, è una tappa di svolta nel percorso del meridionalismo, come movimento e come singoli. Ed è una “tappa di ritorno”, perché già alcuni dei principali padri nobili di questa disciplina (da Gaetano Salvemini a Guido Dorso, a Nicola Zitara), giunsero alla conclusione che, considerata la sordità della politica nazionale alla protesta contro la colonizzazione del Sud, e alle proposte risanatrici, la Questione meridionale potesse risolversi soltanto con la riconquista dell’autonomia territoriale, politica. Il Sud che possa disporre di sé e delle sue risorse, non più come terra e popolo “decisi” dal sistema economico del Nord che, complice il ceto “di servizio” meridionale, è interessato a concentrare investimenti e opere pubbliche solo nelle regioni padane. Per questo ora, come recita il sottotitolo, si va verso “La secessione del Sud, stanco di essere colonia”: un sentimento sempre più diffuso, nel Mezzogiorno, anche se non si può certo dire che già riempia le piazze di gente che reclama l’indipendenza”.
-Come se ne esce?
“O il Paese capisce che così si va a sbattere e si decide ad agire di conseguenza, o si taglia il filo annodato quando il Mezzogiorno fu sottomesso a mano armata più di un secolo e mezzo fa e annesso al Regno di Sardegna con “plebisciti” taroccati spudoratamente e ancor oggi spacciati come “volontà popolare” (ma tanti altri Paesi non sono nati meglio). Il meridionalismo era stato messo in soffitta con fastidio, per fare spazio all’invenzione leghista della Questione settentrionale teorizzata da Bossi, ma le cui favole hanno radici lunghe, nella rappresentazione del Sud che venne fatta. E soprattutto a opera di fuoriusciti meridionali, al soldo dei Savoia, per giustificare l’invasione del Regno delle Due Sicilie. L’Italia andava unita, perché la civiltà industriale, per sostituire quella agricola, dopo diecimila anni, aveva bisogno di stati nazionali. Si potevano fare meglio. Si scelse, spesso come nel nostro caso, il modo peggiore. Ma mentre altri, pur malati, poi seppero diventare un popolo e un Paese, nazione, noi no. L’Italia unita, come spiegava Indro Montanelli (ma non solo), non è mai esistita, per scelta politica al servizio dell’economia nordica. E ora i nodi vengono al pettine: o l’Italia si divide come conseguenza dell’Autonomia differenziata, o perché il Sud si è stufato di essere colonia.
-So che non è stato facile dare alle stampe questo libro?
“E’ vero, io uscivo da un periodo di malattia, un intervento importante al Policlinico di Tor Vergata. Dopo le mille sollecitazioni di Luca abbiamo riscritto tutto insieme “Meglio soli” è un libro che ora prende solo ispirazione da “Pnrr. Scippo al Sud”. Pur convinti di avere già tutto, abbiamo aggiornato, rivisto, rielaborato per più di un anno, aggiunto, tagliato tanto. 416 pagine e più di mezzo chilo di libro sono già troppo. E pur avendo promesso all’editore di consegnare a giugno, lo abbiamo fatto, messi spalle al muro, a ottobre. Lo ringraziamo per la pazienza. E ringrazio Luca della sua insistenza: aveva ragione, questo libro era da fare”.
Pino Aprile è uno scrittore e un giornalista italiano. Pugliese di origine, oggi vive ai Castelli Romani. E’ stato vicedirettore di “Oggi” e direttore di “Gente”. Per la Tv ha lavorato con Sergio Zavoli all’inchiesta a puntate Viaggio nel Sud, e al settimanale del Tg1, Tv7. È autore di diversi saggi, tra cui Il trionfo dell’apparenza (2007), Elogio dell’imbecille (2010), Elogio dell’errore (2011), tutti pubblicati da Piemme. Terroni, uscito nel 2010 e diventato un vero e proprio caso editoriale, e il successivo Giù al Sud (2012), hanno fatto di Pino Aprile il giornalista «meridionalista» più seguito in Italia. Gli sono valsi molti premi, tra cui il Premio Carlo Levi nel 2010, il Rhegium Julii nello stesso anno, e il Premio Caccuri nel 2012.Sempre per Piemme ha pubblicato il pamphlet Mai più terroni nel 2012 e Il Sud puzza. Storia di vergogna e d'orgoglio nel 2013; nel 2016 esce Carnefici e nel 2017 collabora alla scrittura del saggio Attenti al Sud. Del 2018 è invece L'Italia è finita. E forse è meglio così, e del 2019 è Il potere dei vinti editi sempre da Piemme.