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Attraverso le sue fotografie in bianco e nero il fotografo offre una visione inedita e insolita di Capri in un racconto tra memoria archetipica, paesaggio e trasformazione. La mostra sarà aperta al pubblico fino al 30 ottobre 2025.
Attraverso le sue fotografie in bianco e nero il fotografo offre una visione inedita e insolita di Capri in un racconto tra memoria archetipica, paesaggio e trasformazione. La mostra sarà aperta al pubblico fino al 30 ottobre 2025.
Nella suggestiva e straordinaria Certosa di San Giacomo, a Capri, in particolare nella chiesa, è stata inaugurata la mostra “Insula” di Antonio Biasiucci che in oltre 50 immagini racconta una Capri tra memoria archetipica e paesaggio attraverso la fotografia in bianco e nero, trasformando il paesaggio in uno spazio di riflessione sul tempo, la memoria e la natura. Ne esce una visione inedita dell’isola con immagini che catturano lo sguardo di chi le osserva per quanto intense e profonde che riescono a scuotere e a far vibrare le corde del cuore.
“Stiamo celebrando, all’interno del nostro patrimonio un arricchimento che in un caso come questo non solo è fatto della materialità, ma anche della poesia e della bellezza di questo messaggio in cui ognuno di noi è invitato a farne una lettura personale - afferma Francesco Sirano nuovo Direttore del Museo Archeologico Nazionale di Napoli - vedere con i propri occhi e creare delle forme, come quando da bambini guardavamo le nuvole, è una cosa bellissima, come un gioco per rompere gli schemi. Questa mostra vuole aiutare a far capire la profondità e la bellezza del mito di Capri che nasce su tante cose.
Presente anche il sindaco di Capri Paolo Falco. Il progetto Insula, a cura di Gianluca Riccio e ideato dall’Associazione Il Rosaio – Arte e Cultura Contemporanea, è sostenuto da Strategia Fotografia 2024, promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura. Si avvale della collaborazione della Direzione Regionale Musei della Campania, dei Musei e Parchi Archeologici di Capri come partner di progetto, e della partecipazione dell’Accademia di Belle Arti di Napoli e della Fondazione Donnaregina per le Arti Contemporanee – Museo Madre Napoli come partner culturali. L’esposizione, aperta al pubblico fino al 30 ottobre 2025, nasce dallo sguardo dell’artista su Capri dove ha risieduto diversi mesi, facendo emergere un racconto creativo di un luogo unico al mondo con uno straordinario valore simbolico e storico. Le fotografie di Biasiucci, in dialogo con le opere del complesso monumentale caprese, entreranno a far parte del patrimonio museale della Certosa di San Giacomo.
Le immagini sono suddivise in sette grandi “monoliti” che diventano i basamenti del racconto immaginifico dell’artista. In ogni monolite si possono ammirare nove fotografie delle presenze che abitano l’isola: le statue, il bosco, gli uccelli, le pietre calcaree, le grotte, i ficus, il mare, le sirene, i polpi, i pesci, i gufi, le capre, gli approdi, i reperti marini, le rocce.
Le foto raccolte durante il soggiorno caprese, sono tracce di epoche remote come i resti romani di Villa Jovis, dettagli della natura mediterranea, la Grotta di Matermania, le collezioni del Museo Ignazio Cerio, i frammenti architettonici e manufatti artistici della Certosa di San Giacomo e di Villa San Michele, creano una partitura visiva che riflette sul tempo, sulla metamorfosi e sulla sopravvivenza della forma, in cui l’essere umano, la natura e le figure della storia partecipano a un destino comune di continua trasformazione.
Il lavoro di Biasiucci rivela un universo caprese formato da “un mondo di sotto e un mondo di sopra”, mare e terra, popolato dagli innumerevoli personaggi che abitano l’isola e che riportano i segni di una contaminazione con la natura.
“Questo progetto così complesso l’ho condiviso con Riccardo Esposito - racconta Biasiucci ripercorrendo il suo lavoro - che mi ha accompagnato in lunghe passeggiate. Ho cercato La metamorfosi continua fra uccelli, pesci, rocce e statue che punta verso l’assoluto. Questa affannosa ricerca è il senso di questo lavoro. Questo tipo di allestimento è stato studiato per rispettare lo spazio. Questa è una chiesa meravigliosa e nello stesso tempo Capri per molto tempo è stata un’isola culturale e abbiamo cercato di ricreare questo luogo del culto dedicando tempo e attenzione verso una Capri viscerale, ermetica, esoterica, magica e puntare decisamente alla metamorfosi delle cose
Biasiucci attraverso la sua pratica fotografica che da sempre indaga il confine tra natura, memoria e spiritualità, immagina l’isola non soltanto come territorio fisico, ma come spazio interiore e archetipico. Isolarsi nel perimetro di spazi segnati da limiti fisici e culturali convenzionali è il gesto preliminare per dar vita a un processo di scarnificazione dell’immagine e per la costruzione di inediti legami tra cose umane e non per rivelarne la profondità eliminando gli strati superficiali, per mettere a fuoco l’essenza più intima dei soggetti. Concepisce l’“insula” come luogo ambivalente: da un lato isola delimitata dal mare, contenitore di stratificazioni storiche e culturali millenarie, dall’altro simbolo di un isolamento fertile, di una condizione di raccoglimento interiore in cui poter rintracciare le forme primigenie dell’esistenza. Un micromondo e, al tempo stesso, un palcoscenico assoluto.
Il progetto si inserisce inoltre in un dialogo a distanza con l’opera di Karl Wilhelm Diefenbach, artista romantico tedesco che visse a Capri e le cui opere sono conservate nella Certosa di San Giacomo che da molti anni opera nella promozione della fotografia e dell’arte contemporanea.
L’esperienza che Biasiucci ha vissuto per diversi mesi sull’isola di Capri è inoltre raccontata nel video Insulario. L’alfabeto visivo di Antonio Biasiucci, realizzato da Valeria Laureano in collaborazione con la Scuola di Cinema dell’Accademia di Belle Arti di
Info e orari su https://cultura.gov.it/luogo/certosa-di-san-giacomo.