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"Le parti coinvolte nell'accordo monitorino il suo comportamento, non gli permettano di sottrarsi agli impegni assunti con i mediatori".
"Le parti coinvolte nell'accordo monitorino il suo comportamento, non gli permettano di sottrarsi agli impegni assunti con i mediatori".
L'uccisione di vari palestinesi nella Striscia di Gaza ad opera delle Idf costituisce "una violazione dell'accordo di cessate il fuoco".
Così il portavoce di Hamas Hazem Qassem, citato da Haaretz, aggiungendo che il gruppo esorta le parti coinvolte nell'accordo a controllare la condotta di Tel Aviv e a "non permettergli di sottrarsi agli impegni assunti con i mediatori". Sei palestinesi sono stati uccisi da droni israeliani contro i residenti che stavano controllando le loro case nel quartiere di Shuja'iyya, a est di Gaza City.
Tel Aviv ha fissato ad oggi il termine ultimo per la restituzione degli ostaggi deceduti da parte di Hamas, accusato di non aver rispettato gli impegni presi nell'ambito dell'accordo, rilasciando soltanto 4 corpi. E' quanto riferisce il Times of Israel. I mediatori hanno dichiarato che il movimento fondamentalista islamico palestinese ha difficoltà a individuare i cadaveri, ma secondo l'emittente pubblica israeliana Kan, Tel Aviv ritiene che il gruppo abbia alcuni cadaveri, ma non li ha restituiti.
Le Idf hanno fatto sapere che è stata completata l'identificazione di due delle quattro salme restituite: sono il musicista Guy Iloz, rapito al Nova Festival e deceduto in un ospedale di Gaza a causa delle ferite riportate, e Bipin Joshi, studente di agraria del Nepal. L'identità delle altre due salme non è stata ancora diffusa.
Secondo quanto riferiscono i media internazionali, il Comitato Internazionale della Croce Rossa (Cicr) ha dichiarato che sarà necessario del tempo per la consegna dei resti degli ostaggi uccisi: si tratta di una "sfida enorme", vista la difficoltà nel ritrovare i corpi tra le macerie di Gaza. "È una sfida ancora più grande del rilascio delle persone vive. È una sfida enorme", ha dichiarato il portavoce del Cicr, Christian Cardon, aggiungendo che potrebbero essere necessari giorni o settimane, e che potrebbe darsi che i resti non vengano mai ritrovati.
L'Onu e il Cicr chiedono l'apertura di tutti i valichi di frontiera per Gaza, in modo da permettere l'arrivo degli aiuti umanitari, di cui c'è un disperato bisogno, nel territorio palestinese martoriato dalla guerra. "È ciò che gli operatori umanitari, incluso il Cicr, hanno chiesto nelle ultime ore: garantire che, a causa dell'enorme necessità, tutti i punti di ingresso possano essere aperti", ha detto il portavoce del Cicr, Christian Cardon, parlando a Ginevra. "Abbiamo bisogno che siano tutti aperti", ha continuato il portavoce dell'Onu, Jens Laerke.
Il Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (Undp), che al momento sta valutando le esigenze per la ricostruzione nella Striscia di Gaza, ha dichiarato che più dell'80% degli edifici nell'enclave palestinese sono distrutti o danneggiati. La percentuale si inasprisce a Gaza City, dove tocca il 92%. La situazione è "devastante", ha detto a Ginevra un portavoce dell'Undp, citato dal Guardian. Secondo l'organizzazione, sarebbe necessario sgomberare almeno 55 milioni di macerie. L'Undp ha riferito di aver avviato le operazioni di sgombero, ma il lavoro è ostacolato dalla presenza di ordigni inesplosi e dal ritrovamento di cadaveri.