Sei sicuro di voler sbloccare questo articolo?
Via di Sant’Agostino 11, nel cuore di Roma Capitale, a due passi da Piazza Navona espone in questi giorni Stefano Notarmuzi, artista, letterato, poeta, e avvocato per mestiere, con le immagini suggestive dei suoi paesaggi abruzzesi.
Via di Sant’Agostino 11, nel cuore di Roma Capitale, a due passi da Piazza Navona espone in questi giorni Stefano Notarmuzi, artista, letterato, poeta, e avvocato per mestiere, con le immagini suggestive dei suoi paesaggi abruzzesi.
Guascone nel portamento, goliardico, avvolgente, eclettico, empatico, eternamente sorridente e sereno, ma anche austero e quasi solenne quando invece mette da parte i colori e la tavolozza per immergersi nelle mille pratiche del suo studio legale nel cuore dello storico quartiere San Giovanni di Roma.
Di lui si è occupata in questi anni anche la critica che più conta. Stefano Notarmuzi è figlio d’arte, figlio di Mario Notarmuzi, importante autore vernacolare abruzzese, da cui eredita l'anima poetica, sensibile al linguaggio della natura, ai suoi sussurri, alle leggere brezze the accarezzano i sensi e fanno vibrare it suo spirito creativo. “Notarmuzi – racconta il depliant di questa bellissima mostra alla galleria Angelica- immerge lo sguardo nella natura, dipinge scenari silenti, montagne innevate, massici rocciosi. Scenografie in lontananza di paesaggi incontaminati the perdurano nella memoria attraverso i suoi dipinti”.
Alle spalle Stefano non ha soltanto interi compendi di diritto civile e di filosofia del diritto, ma anche una passione insana per il mondo delle elle arti e per il bello inteso nella sua accezione più generale e più universale.
Nel formarsi come artista- raccontano di lui le cronache di questi anni- Stefano Notarmuzi “guarda a valenti artisti italiani e internazionali, prendendoli come modelli da cui apprendere l'uso del colore, della forma e della rappresentazione visiva, ma esercitando sempre una sua individualità, creandosi quella nicchia di intelletto ed immaginazione dove collocare la sua voce”.
In realtà, nel corso dello studio della storia dell'arte, partendo da Lorenzetti e giungendo a Umberto Moggioli, “Stefano Notarmuzi si immerge nella parabola artistica preimpressionista, impressionista ed espressionista, guardando con attenzione alle serene velature marine di Piero Guccione, e alle pennellate incisive e vigorose di Ferdinand Hodler. Questi maestri sono per lui punti di riferimento costanti per la sua cospicua produzione di oli su tela, disegni, acquerelli e pastelli. Artista ma anche gallerista, fonda a Scanno lo galleria La Sparvera, al centro della città, dove espone nel corso degli anni molte delle sue mostre personali”.
Bellissima la nota critica che scrive per lui Rosa Orsini: “Non a caso è stato scelto questo titolo. Per comprendere la produzione pittorica di Stefano Notarmuzi solo il rimando ad un lirismo genuino può condurre alla meta. In effetti l’artista ricorre alla sua viva partecipazione emotiva per riprodurre su tela il profondo sentire della natura. Il rapporto sinestetico è quindi processo creativo, punto di partenza e di approdo del viaggio interiore di chi sa vedere la bellezza del paesaggio, producendo, e non è dato scontato, una sintesi espressiva capace di giungere ad un alto livello poetico. La trasposizione pittorica non è realistica ma parte da un dato reale, il paesaggio abruzzese, tanto caro all’artista, vario e variopinto, acceso dai verdi declivi dei monti e dalle bianche insenature sabbiose dominate da cieli turchesi increspati dai venti”.
Ha ragione la Orsini quando sottolinea che le infinite trasposizioni trovano luogo nella sua visione che “giammai si stanca di contemplare le belle montagne che si offrono all’orizzonte per coglierne il mutamento cromatico in un processo temporale che attraversa le ore diurne, i mesi e le stagioni. Il soggetto è immobile, sospeso nel tempo. Anche le marine, a volte placide a volte irruente, sbattute dai venti impetuosi che sospingono le nuvole nel loro lento andare verso l’ignoto, sono soggetti ameni colti nella loro primitiva dimensione fatta di solitudine e silenzi. Una produzione continua ed incessante di cui presentiamo, negli spazi della galleria Angelica, una breve ma consistente sezione, frutto della maestria di saper catturare a più riprese nuovi e infiniti significati interpretativi.
Non ci sono dubbi, l’artista amplifica il linguaggio cromatico che pervade la tela, oltrepassa la forma, il viaggio interiore prosegue verso una maggiore consapevolezza del linguaggio pittorico, l’irruenza dei colori cattura l’osservatore, lo inebria, spiazza ogni certezza, e l’emozione pervade lo sguardo e ci si accorge dell’essenza. Mai come in questo caso il giurista e il grande avvocato cedono il passo ad un genio del colore, perchè Stefano Notarmuzi -”l’eterno ragazzone d’Abruzzo”- tale ci è sembrato.