Arte: a Venezia la mostra "The Quantum Effect"

Al San Marco Art Centre (Smac) dal 5 settembre al 23 novembre.

(Prima Pagina News)
Venerdì 27 Giugno 2025
Venezia - 27 giu 2025 (Prima Pagina News)

Al San Marco Art Centre (Smac) dal 5 settembre al 23 novembre.

SMAC, il nuovo spazio artistico nel cuore di Venezia, inaugurato all’inizio di quest’anno, annuncia The Quantum Effect, la sua seconda mostra che sarà co-curata da Daniel Birnbaum e Jacqui Davies e aprirà al pubblico il 5 settembre 2025.

Il programma espositivo di SMAC è realizzato con istituzioni e curatori di fama mondiale, la prossima mostra, in particolare, è prodotta da SMAC con OGR Torino.

The Quantum Effect esplora i paradossi spaziali e temporali introdotti dalla teoria quantistica: universi paralleli, viaggi nel tempo, teletrasporto, “supersymmetry” e materia oscura.

La mostra presenterà opere di alcuni tra gli artisti più influenti di oggi, intrecciate in una narrazione cinematografica che attinge sia alla scienza contemporanea che all’universo della fantascienza e della cultura pop. Birnbaum e Davies per questa mostra mettono insieme opere d’arte, esperimenti scientifici, equazioni della meccanica quantistica e fantascienza per creare un vero e proprio effetto quantistico in uno spazio espositivo di mille metri quadri.

L’allestimento si ispira concettualmente al romanzo emblematico di Raymond Roussel Locus Solus, con il suo racconto di otto miracolosi tableaux vivants ambientati in un’architettura di vetro.

Prendendo spunto dalle realtà quantiche, la mostra segnala nuove possibilità creative in cui oggetti e ruoli possono essere contemporaneamente una cosa e il suo opposto. Oltre alle opere di artisti come Dara Birnbaum, Isa Genzken, Jeff Koons, Mark Leckey e Marcel Duchamp/Man Ray, The Quantum Effect presenta elementi creati dai curatori: collage cinematografici “entangled” (da “entaglement”: correlazione quantistica) con scorci misteriosi dal mondo della teoria e del calcolo quantistico, oltre a “Science Fiction”, una linea temporale alternativa che, in linea con il tema della mostra, mette in discussione la nozione di tempo lineare e la natura della realtà.

Lo spazio espositivo di SMAC è composto da 16 sale disposte lungo un corridoio continuo di oltre 80 metri. The Quantum Effect ruoterà attorno alla stanza di specchi Oil VII (2007), opera di Isa Genzken. Da questo punto centrale, la mostra si sviluppa simmetricamente con gallerie a sinistra e a destra percepite come mondi paralleli, come se l’esposizione si svolgesse simultaneamente in realtà multiple.

Ai visitatori sarà dunque possibile vivere uno dei tanti mondi possibili man mano che avanzano nel percorso “supersimmetrico” della mostra. Daniel Birnbaum & Jacqui Davies, curatori di The Quantum Effect: “così come la natura paradossale della fisica quantistica sconvolge la nostra comprensione della realtà, abbiamo creato una mostra che sfida la natura e il significato delle cose: opere d’arte, film, esperimenti scientifici, teorie quantistiche e le loro rappresentazioni simboliche.

Anche i ruoli distinti di curatore, produttore e artista vengono sovvertiti: esperimenti-installazioni e interventi concepiti dai curatori vengono esposti accanto a opere di artisti acclamati. Talvolta, fatto e finzione si fondono, protagonisti chiave della fisica quantica vengono rianimati e le linee temporali tradizionali trasformate in: ‘Science Fiction’. In questo mondo straordinario, Davies assume il ruolo di artista, realizzando opere che strumentalizzano il cinema di fantascienza, la cultura popolare, i social media e molto altro, costruendo portali audiovisivi tra i mondi dell’arte, del cinema, della scienza, della filosofia e della magia”.

Anna Bursaux, David Gramazio e David Hrankovic, Co-fondatori di SMAC, dichiarano: “Il programma espositivo di SMAC continua a mettere in luce l’inaspettato con The Quantum Effect, mostra ideata dai curatori Daniel Birnbaum e Jacqui Davies. Creando un ponte tra il mondo della scienza, dell’arte e del cinema, The Quantum Effect evidenzia la ricerca, il dialogo e la sperimentazione che definiscono la visione curatoriale di SMAC. Come ogni mostra di SMAC, anche questa è realizzata perseguendo un approccio collaborativo e in questa occasione è infatti, prodotta da SMAC e da OGR Torino.”

Seguendo la struttura speculare della mostra, ogni opera avrà un “gemello” – un sosia quasi identico. Tra i lavori più significativi, due opere di Tomás Saraceno della serie, Hybrid Webs, che presentano ragnatele contenute all’interno di teche. L’artista vede la struttura del mondo come una rete intrecciata di esperienze sensoriali che si combinano e si scontrano per favorire la comunicazione tra le creature che abitano la nostra galassia. To the Old World (Thank You for the Use of Your Body) (2021-22) di Mark Leckey è un’installazione filmica in cui il protagonista attraversa una membrana invisibile (una lastra di vetro) che lo trasporta da un mondo all’altro. One Ball 50/50 Tank (Spalding Dr. J Silver Series) (1985) di Jeff Koons è un’opera iconica: un pallone da basket galleggia sospeso all’interno di una teca grazie all’equilibrio di densità tra tutti gli elementi contenuti in essa. Per realizzare quest’opera, Koons collaborò con il fisico teorico Richard Feynman.

Technology/Transformation: Wonder Woman (1978–79) di Dara Birnbaum raffigura la supereroina nel momento del teletrasporto, il suo corpo che ruota trasformandosi dal personaggio quotidiano al suo alter ego sovrumano, mentre passa facilmente da una dimensione ad un’altra. Le opere di John McCracken evocano l’enigmatico monolite di 2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubrick. L’artista le descriveva come oggetti che avrebbero potuto essere portati sulla Terra da un UFO. Una fotografia del 1923 di Man Ray “Glissière contenant un moulin à eau (en métaux voisins) (“Glider Containing a Water Mill [in Neighboring Metals]”) (1913–15), che ritrae Marcel Duchamp sdraiato dietro la sua prima opera in vetro, riecheggia formalmente nelle opere cinematografiche di tutta la mostra. Jacqui Davies utilizza la forma semi circolare (in riferimento al “glider” di Duchamp, ritratto da Man Ray) per inquadrare le sue installazioni cinematografiche, che impiegano filmati ritrovati di cinema di fantascienza, musica, cultura visiva e immagini di computer quantistici – viste, per così dire, attraverso la prima opera in vetro di Duchamp. L’influenza di Duchamp è presente anche nell’opera Duchamp descendant l’escalier (1992) di Sturtevant, in cui l’artista appare simultaneamente in luoghi e stati diversi.

SMAC ha aperto al pubblico a maggio 2025, in concomitanza con la Biennale di Architettura, con due mostre monografiche dedicate alle carriere pionieristiche del modernista australiano Harry Seidler e della principale architetta paesaggista coreana Jung Youngsun.

L’insediamento di SMAC è stato reso possibile da un importante accordo con Generali, proprietaria delle Procuratie, che ha commissionato il restauro dell’intero edificio al premio Pritzker per l’architettura David Chipperfield, reimmaginandolo come un centro di inclusione sociale e cultura, aperto al pubblico per la prima volta in 500 anni.

Il terzo piano delle Procuratie ospita The Home of The Human Safety Net, con la mostra interattiva “A World of Potential”, un percorso immersivo in cui i visitatori sono guidati alla scoperta dei propri punti di forza e possono collegarsi ai programmi della Fondazione. Le interazioni tra The Home of The Human Safety Net e SMAC consentono di creare ulteriori sinergie nell’intersezione tra arte e impatto sociale, nello sviluppo di iniziative per la comunità locale e globale e nella creazione di nuove partnership.


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