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Il restauro integrale dell'opera è durato dieci anni.
Il restauro integrale dell'opera è durato dieci anni.
Uno dei più grandi capolavori artistici del Rinascimento conservati nei Musei Vaticani torna a splendere: è la Sala di Costantino, la più ampia tra le Stanze di Raffaello, così chiamata per onorare l'imperatore romano che permise ai cristiani di esercitare liberamente il loro culto.
Decorata in diverse fasi, dai pontificati di Leone X e Clemente VII, a cui risalgono le pitture a olio su muro di Raffaello con la Comitas e la Iustitia e i maestosi affreschi sulle pareti eseguiti dalla sua bottega, con a capo Giulio Romano e Giovan Francesco Penni, poi, durante il pontificato di Paolo III Farnese, con gli interventi di Sebastiano del Piombo, e durante il papato di Gregorio XIII e Sisto V, dunque fino al 1590, quando Tommaso Laureti, allievo del Sanzio e autore dell'iconico Trionfo del cristianesimo sul paganesimo, realizzò la decorazione della volta.
Per il Giubileo, i Musei Vaticani hanno presentato il completamento del restauro totale della Sala, durato 10 anni: era stato avviato nel 2015 sulla parete est, dove si trova la Visione della croce, arrivando a conclusione nel dicembre dello scorso anno.
"Oggi celebriamo non solo un traguardo di conservazione, ma anche una nuova possibilità di lettura critica e visiva di uno dei luoghi simbolo della pittura rinascimentale. La Sala di Costantino torna a essere un atlante figurativo di rara potenza narrativa e simbolica", ha dichiarato la Direttrice dei Musei Vaticani, Barbara Jatta, presentando il completamento del restauro della Sala, con Fabrizio Biferali, Curatore del Reparto per l'Arte dei secoli XV-XVI, Fabio Piacentini e Francesca Persegati del Laboratorio di Restauro Dipinti e Materiali Lignei, e Fabio Morresi, Responsabile del Gabinetto di Ricerche Scientifiche.
A conclusione dell'intervento sul ciclo pittorico della sala, ritorna intera la testimonianza della pittura a Roma dai primi agli ultimi decenni del XVI secolo, un palinsesto vero e proprio, come è stato evidenziato: dalle due figure a olio di Raffaello fino ai quattro affreschi di Giulio Romano e del Penni e alla successiva decorazione della volta ad opera del Laureti con l'arazzo illusorio al centro, un impressionante capolavoro di prospettiva e invenzione scenica.
Il restauro ha fatto sì che le componenti decorative tornassero pienamente leggibili: "Il pieno recupero delle iconografie della Sala di Costantino, dalle pareti alla volta, - ha precisato Fabrizio Biferali - consente oggi di poter meglio visualizzare in essa i passaggi storici che hanno caratterizzato la Chiesa di Roma nel Cinquecento: dai primi decenni, dominati dai due gloriosi papati medicei di Leone X e Clemente VII, ai decenni centrali di Paolo III Farnese e Paolo IV Carafa, segnati dalle novità del Concilio di Trento e della riforma della curia, fino al tramonto del secolo con i papati controriformistici di Gregorio XIII Boncompagni e Sisto V Peretti, durante i quali la decorazione fu completata".
Il maestro restauratore Fabio Piacentini ha evidenziato come la pittura abbia fatto tornare alla luce le cromie originali e favorito una nuova comprensione dei procedimenti esecutivi e della stratificazione tecnica dell'opera: "Il restauro - ha spiegato - è stato come sollevare un velo secolare: dietro la patina del tempo, ogni dettaglio ha ritrovato luce, profondità e significato. Raffaello, la sua bottega, Laureti: tutti di nuovo in dialogo visivo, dopo secoli di silenzio".
Fondamentale è stato il contributo fornito dal Gabinetto di Ricerche Scientifiche, diretto da Fabio Morresi, che ha portato avanti una complessa campagna diagnostica con tecnologie d'avanguardia: riflettografia a 1900 nanometri, infrarosso in falsi colori, fluorescenza UV e analisi chimiche. Tutto il ciclo, inoltre, è stato documentato anche con un modello tridimensionale che si basa su scansioni laser, oggi base fondamentale per l'analisi integrata di grandi apparati decorativi.
"Le tecnologie ci hanno permesso di penetrare gli strati del tempo e restituire voce alla materia pittorica, evidenziando anche differenze esecutive significative che raccontano la complessità del cantiere rinascimentale", ha fatto notare Morresi.