Green: Meloni ha firmato accordo di cooperazione tra l'Italia, l'Albania e gli Emirati Arabi

La premier all'Abu Dhabi Sustainability Week: "Un’iniziativa di cui vado personalmente fiera, perché è la dimostrazione concreta che è possibile costruire nuove forme di cooperazione, anche tra partner all’apparenza lontani tra loro".

(Prima Pagina News)
Mercoledì 15 Gennaio 2025
Roma - 15 gen 2025 (Prima Pagina News)

La premier all'Abu Dhabi Sustainability Week: "Un’iniziativa di cui vado personalmente fiera, perché è la dimostrazione concreta che è possibile costruire nuove forme di cooperazione, anche tra partner all’apparenza lontani tra loro".

"Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in visita negli Emirati Arabi Uniti, ha tenuto un intervento all'Abu Dhabi Sustainability Week. A margine del Summit, il Presidente ha partecipato alla cerimonia di firma di un quadro di partenariato strategico tripartito tra l'Italia, gli Emirati Arabi Uniti e l'Albania per la cooperazione transfrontaliera nel settore dell'energia verde".

E' quanto ha fatto sapere Palazzo Chigi, in una nota.

“Ho accettato molto volentieri l’invito del Presidente Mohammed bin Zayed e del Governo degli Emirati Arabi Uniti a prendere parte a questo Vertice – ha detto Meloni durante il suo intervento ad Abu Dhabi - , perché considero molto utile ed estremamente prezioso moltiplicare le occasioni di confronto e di dialogo sulle migliori soluzioni che possiamo mettere al servizio di una sfida epocale come la transizione energetica. 

Sappiamo bene che la comunità internazionale si è posta obiettivi molto ambiziosi, da questo punto di vista. Il primo Global Stocktake adottato alla COP 28 di Dubai sotto Presidenza emiratina ha fissato traguardi che sono ancora lontani dall’essere raggiunti, ma questo non deve intimorirci né indurci a indietreggiare.

Deve, però, certamente, imporci di ragionare con schemi nuovi, da un lato superando l’anacronistica divisione tra Nazioni sviluppate e Nazioni emergenti – per condividere il più possibile le responsabilità e il percorso intrapreso – e dall’altro rifiutando l’approccio ideologico a una materia che non ha nulla a che fare con l'ideologia. 

Non riusciremo né a triplicare la capacità di generazione di energia rinnovabile entro il 2030, né a raddoppiare il tasso di efficienza energetica – ha evidenziato -, se continueremo ad inseguire la decarbonizzazione al prezzo della desertificazione economica o ad accantonare per motivi ideologici soluzioni che invece possono essere utili per costruire una valida alternativa all’approvvigionamento da fonti fossili. 

Dobbiamo essere pragmatici, semplicemente perché è la realtà che ci chiede di esserlo. Le stime ci dicono che la popolazione mondiale raggiungerà gli 8,5 miliardi entro il 2030 e che il PIL globale raddoppierà nel prossimo decennio. Ciò spingerà inesorabilmente al rialzo la domanda di energia, anche per il crescente fabbisogno richiesto dallo sviluppo dell’intelligenza artificiale generativa, perché algoritmi sempre più sofisticati e performanti richiedono quantità di energia sempre più imponenti. Riflettete un secondo su ciò che accade ogniqualvolta rivolgiamo una domanda ad una chatbot basata sull’intelligenza artificiale: l’energia consumata è 15 volte superiore a quella necessaria per una semplice ricerca online. Già oggi i data center consumano circa l’1% dell’elettricità globale. Questa percentuale è destinata inevitabilmente a salire, con una domanda crescente che si sommerà a quella tradizionalmente richiesta dal settore industriale e manifatturiero. Il combinato disposto tra questi due fattori metterà ulteriormente sotto pressione le reti elettriche e le infrastrutture energetiche. 

Il futuro della transizione energetica e della digitalizzazione dipenderà, dunque, dalla capacità di trovare un equilibrio tra sostenibilità e innovazione.

Serve costruire un mix energetico equilibrato – ha sottolineato ancora Meloni -, fondato sulle tecnologie già in uso, su quelle che stiamo sperimentando e su quelle che dobbiamo ancora scoprire. Non mi riferisco solo alle energie rinnovabili, ma anche al gas, ai biocarburanti, all’idrogeno verde e alla cattura della anidride carbonica - senza dimenticare la prospettiva del nucleare da fusione, tecnologia potenzialmente in grado di produrre energia pulita, sicura e per di più illimitata e di trasformare l’energia da arma geopolitica a risorsa ampiamente accessibile, di fatto cambiando la storia. L’Italia sta facendo la propria parte in questa direzione, e ha per questo ospitato a Roma la prima riunione del Gruppo mondiale per l’energia da fusione promosso dall’Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica (AIEA).  

Ma se vogliamo che la transizione energetica sia concreta e sostenibile, dobbiamo fare in modo che questo percorso sia accompagnato da un adeguato sostegno infrastrutturale. E io sono convinta che lo sviluppo delle interconnessioni possa essere la chiave di volta di una nuova diplomazia energetica, che sappia moltiplicare le occasioni di cooperazione tra di noi e sia in grado di generare benefici condivisi per tutti. 

Con questo approccio, l’Italia si candida a diventare lo snodo strategico per i flussi energetici tra l’Europa e l’Africa. Siamo una piattaforma naturale nel Mediterraneo e questo ci offre l’opportunità di essere un hub di approvvigionamento e distribuzione in grado di far incontrare l’offerta, esistente e potenziale, del Continente africano e la domanda europea di energia. È un’ambizione alla quale il Governo italiano sta dando voce anche attraverso il Piano Mattei (il piano di cooperazione con Paesi africani che abbiamo lanciato), che ha tra i suoi pilastri proprio l’energia e contempla anche progetti strategici di connessione.

Penso all’interconnessione elettrica Elmed tra Italia e Tunisia. Un progetto co-finanziato dalla Banca Mondiale e dall’Unione europea, che prevede la realizzazione di un cavo di circa 220 chilometri ad alta tensione e in corrente continua della potenza di 600 MW.
Mi riferisco, anche, al “SoutH2 Corridor” per il trasporto dell’idrogeno dal Nord Africa all’Europa centrale passando per l’Italia, o ai progetti ad alto potenziale che abbiamo avviato in ambito G7 come l’Energy for Growth in Africa, che punta a favorire investimenti nell’energia pulita nel Continente africano.

Ma il Mediterraneo può diventare lo spazio per costruire molte altre occasioni di cooperazione energetica, rafforzando progetti esistenti e lanciandone di innovativi. L’Italia è tradizionalmente legata alle Nazioni dei Balcani occidentali, come dimostra la mia amicizia con il Primo Ministro Edi Rama, e questi legami si sono declinati nel tempo anche nei progetti di infrastrutturazione energetica.

Mi riferisco, ad esempio, all’interconnessione elettrica che corre per 430 chilometri sui fondali dell’Adriatico e che collega l’Italia al Montenegro e all’area balcanica. Infrastruttura strategica, che intendiamo rafforzare e rendere ancor più efficiente e competitiva.

Intendiamo continuare a muoverci in questa direzione, e quindi sono particolarmente contenta di annunciare, in questa sede, come ha già fatto Edi, la firma di un quadro di partenariato strategico tripartito per l’avvio di un progetto altrettanto ambizioso tra le due sponde dell’Adriatico.

Con Sua Altezza lo Sceicco Mohammed bin Zayed e il Primo ministro Edi Rama, due miei buoni amici e due buoni amici dell'Italia - ha poi annunciato -, assisteremo oggi alla firma di un impegno estremamente importante per realizzare una nuova interconnessione energetica, che punta alla produzione di energia elettrica verde in Albania e all’esportazione di una parte di quella energia verso l’Italia, grazie a un cavo sottomarino che attraverserà l’Adriatico. È un progetto in cui crediamo molto e che coinvolgerà i nostri tre governi, il settore privato e i gestori di rete.

Ed è un’iniziativa di cui vado personalmente fiera, perché è la dimostrazione concreta che è possibile costruire nuove forme di cooperazione, anche tra partner all’apparenza lontani tra loro, almeno dal punto di vista geografico. Partner che però sono capaci di vedere la scacchiera nel suo complesso, e non solo il quadrante di quella scacchiera che apparentemente li riguarda più da vicino. Così, questa iniziativa rappresenta un passo tangibile nella direzione di un’interconnessione davvero globale, che si estenda dall’Asia al Golfo, dal Nord Africa all’Europa, in grado di fornire energia in entrambe le direzioni. 

Colleghi, signore e signori, sappiamo di vivere in un tempo particolarmente complesso, attraversato da trasformazioni epocali. Ora abbiamo una scelta da fare: possiamo subire queste trasformazioni e rimanere inerti, o interpretare queste trasformazioni come opportunità. 

Io credo fermamente che la strada da seguire sia la seconda. Una strada da percorrere con coraggio e visione, non avendo paura di osare. Perché, come diceva l’economista Julian Simon, “il migliore carburante per alimentare il progresso mondiale è la nostra scorta di conoscenze, e il freno è la nostra mancanza di immaginazione”. 

Vi ringrazio molto”, ha concluso Meloni.


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